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Listini europei positivi con le banche, restano i dubbi sulla Fed

 

Secondo gli analisti, Yellen si lascerà aperte tutte le porte. Piazza Affari chiude in rialzo dello 0,5%. Fari su Mediaset: attesa la causa della controllante Fininvest contro i francesi di Vivendi. Bene Unicredit. Petrolio in altalena sulla prospettiva di congelare la produzione

 

di RAFFAELE RICCIARDI

 

23 agosto 2016

 

MILANO - I listini europei sono in terreno positivo dopo la riapertura di settimana incerta, che ha visto comunque Piazza Affari chiudere in rialzo grazie al recupero del settore bancario. Milano si rafforza fino a chiudere in rialzo del 2,5%, maglia rosa europea ancora al traino dei titoli finanziari (+5% per l'indice di settore). Sugli scudi Unicredit, sulle voci di una possibile cessione della controllata polacca Pekao che porterebbe nuove risorse per ridurre le esigenze di aumento di capitale. Tra i titoli più seguiti del listino milanese c'è in questi giorni Mediaset: venerdì le televisioni legate alla famiglia Berlusconi hanno depositato l'azione legale contro Vivendi, rea di essersi rimangiata il contratto siglato lo scorso aprile che impegnava i francesi - tra le altre cose - ad acquisire Premium da Cologno Monzese. A stretto giro anche la controllante Fininvest dovrebbe presentare la sua accusa in Tribunale, mentre le diplomazie cercano di ricucire lo strappo: dovrebbe esser reiterata la richiesta di danni per 50 milioni per ogni mese di ritardo dall'esecuzione dell'accordo originario. Bene anche le altre Borse europee: Francoforte sale dello 0,94%, Londra dello 0,59% e Parigi dello 0,72%. Gli acquisti si estendono a Wall Street: alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones guadagna lo 0,2%, lo S&P500 lo 0,35% e il Nasdaq - che ha ritoccato i livelli record - lo 0,4%.

 

A farla da padrona sui mercati è l'attesa per le parole che Janet Yellen, il numero uno della Federal Reserve, pronuncerà venerdì 26 agosto dal simposio di Jackson Hole, tradizionale summit dei banchieri centrali che chiude dal Wyoming le ferie estive. "Ci aspettiamo toni attendisti da parte dei vari membri, ma con una prevalenza a tenere il mercato pronto per un ritocco entro la fine dell'anno. Nonostante il dato deludente sul Pil americano del secondo trimestre, che tra l'altro sarà rivisto proprio questo venerdì, crediamo che i dati non siano tanto brutti da allontanare un rialzo del costo del denaro" entro la fine dell'anno, commentava ieri sera Vincenzo Longo di Ig Markets. "L'impressione è che la Fed voglia lasciare aperta la porta a qualsiasi manovra, evitando che il mercato si culli troppo su una stance ancora super accomodante, che potrebbe poi portare a violente ripercussioni nel caso di un'azione", l'aggiunta. D'altra parte, sarebbe improbabile una mossa prima delle elezioni presidenziali di inzio novembre, quindi la conclusione logica è che per una stretta ai tassi si arrivi alla riunione di dicembre. Una posizione condivisa dall'analisi pubblicata da Ubs, che vede possibile una mossa all'ultima occasione del 2016.

 

In Asia le Borse hanno chiuso deboli dopo una giornata di alti e bassi, caratterizzata dalla difficoltà del comparto energetico (appesantito dal ribasso del petrolio dopo i recenti guadagni) e dai sempre presenti timori di un rialzo dei tassi in Usa. Alla fine la Borsa di Tokyo ha ceduto lo 0,61%, Hong Kong lo 0,32% mentre salgono i listini cinesi con Shanghai e Shenzhen che chiudono con un rialzo intorno allo 0,2%.

 

L'agenda macro segnala gli indici Pmi che anticipano l'andamento di manifattura e servizi. In Giappone si è vista la prima crescita da febbraio: il Pmi manifatturiero preliminare per agosto è salito a 49,6 da 49,3 di luglio. L'indice della produzione manifatturiera è salito a 50,6 (da 49,4), il primo incremento da febbraio. Un risultato sopra 50 punti indica espansione economica, sotto quella soglia si è invece in contrazione. Nel Vecchio continente, si registra una brusca frenata in Germania ad agosto: la stima flash indica il manifatturiero in calo da 53,8 a 53,6 punti e il composito da 55,3 a 54,4 punti. Discorso simile per la Francia, aggravato però dal fatto che si trova sotto quota 50: il manifatturiero è sceso a 48,5 punti, mentre il composito ha guadagnato qualcosa a 51,6. Nel complesso dell'Eurozona, nonostante il calo del manifatturiero a 51,8 punti, l'indice composito è riuscito a salire a 53,3 punti da quota 53,2 di luglio.

 

Nuovo calo della fiducia per i consumatori dell'Eurozona: l'indice calcolato dalla Commissione europea scende a -8,5 punti rispetto ai -7,9 punti di luglio. Contrastati i dati degli Usa, dove l'indice sulla vendita di case esistenti sale del 12,4% a luglio (top dal 2007), mentre l'indice manifatturiero della Fed di Richmond scende sotto le stime a -11. In calo anche la stima flash del Pmi manifatturiero, a 52,1 punti. L'euro chiude sopra quota 1,13 dollari ma sotto il livello dell'apertura: la moneta unica passa di mano a 1,1318 dollari. Poco mosso il cambio euro/yen a 113,70. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi supera la soglia di 120 punti base, con il decennale tricolore che rende l'1,13% sul mercato secondario.

 

Grande volatilità sul petrolio New York, dove le quotazioni in un primo momento scendono sotto 47 dollari al barile per poi riprendere fiato al termine della giornata di scambi nella Ue, in scia alle speranze di un congelamento della produzione da parte dei Paesi Opec. L'oro si conferma stabile alla chiusura dei mercati europei in area 1.340 dollari l'oncia.

 

(La Repubblica)