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Il Consiglio di Stato boccia il trasferimento del “Turismo” dal Mibact al ministero dell’Agricoltura

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La motivazione dei giudici sul decreto: «Manca una visione strategica di insieme»

 

Pubblicato il 11/01/2019

Ultima modifica il 11/01/2019 alle ore 18:17

 

«Non può non essere perplesso» il parere del Consiglio di Stato sul decreto che ha trasferito dal Mibact al ministero dell’Agricoltura le competenze sul settore del turismo. Il testo - scrive il parere di Palazzo Spada - sembra «una mera sommatoria di competenze spostate tra direzioni generali quasi con la tecnica del copia incolla”», priva di una «visione strategica di insieme», e caratterizzato «da una funzione servente del turismo a favore dello sviluppo delle attività agricole, alimentari e forestali». Mancano la bollinatura della Ragioneria dello Stato e gli atti di concerto.

 

«Dal testo emerge non tanto un’opera di coordinamento tra funzioni di amministrazione attiva nel settore agricoltura (nei limiti della competenza statale) intesa in senso generale, quanto piuttosto una mera sommatoria di competenze spostate tra direzioni generali quasi con la tecnica del `copia e incolla´ ma non esattamente corroborate da una visione strategica di insieme che vada oltre la visione settoriale propria del ministero», scrive il parere del Consiglio di Stato richiesto lo scorso 18 dicembre dal Dipartimento per gli affari giuridici della Presidenza del Consiglio. Il parere dei giudici amministrativi rileva inoltre che «la commistione in un unico dipartimento di funzioni proprie della materia turismo e funzioni proprie di politica agricola, alimentare e forestale, sembra andare esattamente nella direzione opposta a quella indicata dalla giurisprudenza costituzionale, quasi vincolando il turismo all’offerta correlata alla sola attività agricola, alimentare e forestale».

 

Spetta adesso alla presidenza del Consiglio, concludono i giudici di Palazzo Spada, «valutare nella sua responsabile discrezionalità l’opportunità di una rivisitazione del testo nel senso indicato, nonché l’opportunità dell’ulteriore corso del provvedimento con gli attuali contenuti».

 

(La Stampa)