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Generazione Z, più competitivi e ambiziosi dei Millennials

Più connessi e più attenti all'ambiente e ai temi sociali oltre che al benessere psocofisico. Ecco alcuni consigli per attirarli in azienda e fermare la fuga all'estero dei giovanissimi. Il primo?L'investimento in tecnologie

 

di BARBARA ARDU'

09 febbraio 2019

 

ROMA - Venticinque anni. E' sempre stato il tempo di una generazione. Ma la rivoluzione tecnologica lo sta accorciando. La velocità con cui camminano le trasformazioni sta infatti accelerando anche i passaggi generazionali. E così i Millennials sono diversi dai loro fratelli minori della Generazione Z, i nati tra il 1995 e il 2012. Ragazzi cresciuti nel pieno boom di Internet, abituati al multitasking e all'uso simultaneo di diversi dispositivi, ancora più interconnessi dei Millennials. Un esercito di ragazzi, circa 2 miliardi in tutto il mondo, che nel 2025 costituiranno oltre il 30% della forza lavoro. Talenti del futuro (certo non tutti e loro lo sanno) che stanno rivoluzionando anche l'approccio con cui le aziende sono costrette, volenti o nolenti, a integrare queste risorse nel miglior modo possibile.

 

Ma quali sono gli ambiti su cui puntare? Secondo gli esperti al primo posto c'è l'investimento in nuove tecnologie, come sottolineato dalla Varkey Foundation di Londra che ha intervistato oltre 20mila giovani in venti Paesi. E sì perché questi fratelli minori sono meno ansiosi, coscienti che il lavoro a vita è ormai una chimera e molto più convinti (l'84%) che la tecnologia potrà contribuire a costruire un domani migliore. Sono loro a dire ai genitori "Guarda mamma che il mondo è cambiato". Dunque più ottimisti, ma anche più ambiziosi dei loro fratelli maggiori, più disposti a mettersi alla prova (il 17%) per creare qualcosa da soli, per diventare imprenditori di sé stessi.

 

Generazione Z, più competitivi e ambiziosi dei Millennials

 

 

È quanto emerge da uno studio condotto da Sodexo sui Workplace trend del futuro, presentato in occasione dell'evento R LAB - Human Capital Forum presso la Lum School of Management. "I nativi digitali della Generazione Z costituiscono una fonte di stimoli ed entusiasmo fondamentale per lo sviluppo e l'innovazione delle aziende - afferma Stefano Biaggi, amministratore delegato di Sodexo Italia, azienda leader mondiale nei servizi di qualità della vita". Coltivare le potenzialità dei giovani rappresenta quindi un'importante leva per evitare un esodo di talenti all'estero: ben 28mila laureati italiani nel 2017 hanno abbandonato il Paese cui si sono aggiunti 33mila diplomati 25enni. Una scelta fatta da oltre 244mila giovani negli ultimi 5 anni, di cui il 64% con un titolo di studio medio-alto. Una fuga che però solo in parte poggia le sue motivazioni sulla poca capacità delle aziende ad attrarli. Molto è invece dovuta a un mercato del lavoro ingessato e ai bassi salari italiani.

 

Cosa andrebbe fatto per trattenerli? Si dovrebbe sostenere l'ambizione della Generazione Z di lavorare e vivere a un ritmo veloce, senza trascurare però salute e benessere perché il 94% dei giovani coinvolti nel sondaggio della Varkey Foundation emerge che il benessere psicofisico è tra i fattori più importanti. Le aziende dovrebbero anche favorire l'integrazione tra Generazione Z e Millennials perché, come ha evidenziato da Ralph Moore, professore di economia alla McGill University di Montreal, il 77% degli appartenenti alla Generazione Z desidera ricevere consigli lavorativi da manager Millennials piuttosto che dalla generazione dei baby boomers.

 

Ivestire nelle nuove tecnologie, faverendo lo smart working; sviluppare iniziative di choaching; dare spazio a percorsi di formazione; promuovere un miglior equilibrio vita-lavoro; offrire dei benefit che permettano di affrontare la condizione di stress quotidiano garantendo una maggiore serenità in ambito lavorativo; favorire la comunicazione; prestare attenzione alla responsabilità sociale. Consigli che certo da soli non basteranno per fermare la fuga all'estero dei giovani italiani.

 

(La Repubblica)