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Dirigenti pubblici, cade l'obbligo di mettere online redditi e patrimonio per quelli non apicali

La decisione della Consulta: resta la pubblicità per lo stipendio e le spese collegate all'esercizio della loro attività nell'amministrazione

21 febbraio 2019

MILANO - I "normali" dirigenti pubblici, quelli che non hanno ruoli apicali, non dovranno più rendere pubblici online i loro redditi e il loro patrimonio. Perché è vero che la Pubblica amministrazione deve essere una "casa di vetro", trasparente al massimo; ma ci deve esser un "ragionevole" ed "effettivo" collegamento tra le informazioni di cui tutti hanno diritto a disporre e la possibilità di esercitare un controllo diffuso sulle funzioni della Pa e sul corretto utilizzo delle risorse pubbliche. Secondo la Consulta, evidentemente, per controllare che la Pa funzioni bene non è necessario conoscere il dettaglio patrimoniale e reddituale dei suoi dirigenti non apicali.

Con la sentenza numero 20 depositata infatti oggi (con relatore Nicolò Zanon), la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la disposizione che estendeva a tutti i dirigenti pubblici gli stessi obblighi di pubblicazione previsti per i titolari di incarichi politici. Cade così l'obbligo di pubblicare on line i dati personali sul reddito e sul patrimonio dei dirigenti pubblici diversi da quelli che ricoprono incarichi apicali.

La stessa Corte ha spiegato di avere "ritenuto irragionevole il bilanciamento operato dalla legge tra due diritti: quello alla riservatezza dei dati personali, inteso come diritto a controllare la circolazione delle informazioni riferite alla propria persona, e quello dei cittadini al libero accesso ai dati e alle informazioni detenuti dalle pubbliche amministrazioni". I giudici costituzionali hanno dunque ritenuto che il legislatore, estendendo gli obblighi di trasparenza a tutti i 140.000 dirigenti pubblici, abbia "violato il principio di proporzionalità, cardine della tutela dei dati personali e presidiato dall'articolo 3 della Costituzione".

In sostanza, un conto è pretendere di sapere i compensi di qualsiasi natura "connessi all'assunzione della carica nonché per le spese relative ai viaggi di servizio e alle missioni pagate con fondi pubblici". Elementi che resta obbligatorio pubblicare. "Non così per gli altri dati relativi ai redditi e al patrimonio personali, la cui pubblicazione era imposta, senza alcuna distinzione, per tutti i titolari di incarichi dirigenziali".

Ora servirà una nuova norma per ridisegnare "il complessivo panorama dei destinatari degli obblighi di trasparenza e delle modalità con cui devono essere attuati, nel rispetto del principio di proporzionalità posto a presidio della privacy degli interessati".

(La Repubblica)