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Soffre a febbraio l'industria dell'Eurozona

L'indice preliminare relativo al settore, elaborato da Ihs Markit, è sceso a 49,2 punti dai 50,5 di gennaio, contro stime che indicavano un calo più contenuto a 50,3 punti. Il Pmi manifatturiero della Germania è sceso a 47,6 punti rispetto ai 49,7 di gennaio (49,9 punti il consenso), quello della Francia è risultato pari a 51,4, in risalita rispetto ai 51,2 del mese precedente

In calo a febbraio l'attività manifatturiera nell'Eurozona. L'indice preliminare relativo al settore, elaborato da Ihs Markit, è sceso a 49,2 punti dai 50,5 di gennaio, contro stime che indicavano un calo più contenuto a 50,3 punti. La soglia dei 50 punti fa da spartiacque tra espansione e contrazione del ciclo. Entrando nel dettaglio dei singoli Stati, il Pmi manifatturiero preliminare della Germania è sceso a 47,6 punti rispetto ai 49,7 di gennaio (49,9 punti il consenso), quello della Francia è risultato pari a 51,4, in risalita rispetto ai 51,2 del mese precedente (51 il consenso).

L'indice Pmi composito dell'Eurozona preliminare di febbraio si è attestato a 51,4 punti, in aumento rispetto ai 51 di gennaio e al di sopra delle aspettative di consenso a 50,9 punti. L'indice preliminare relativo al settore dei servizi si eè invece attestato a 52,3 punti, in salita rispetto ai 51,2 del mese precedente (51,2 punti in consenso).

"L'economia dell'Eurozona a febbraio è rimasta vicina alla stagnazione". I Pmi preliminari hanno indicato solo un debole rialzo, continuando a registrare uno dei tassi di espansione più deboli dal 2014. Lo afferma Chris Williamson, Chief Business Economist di Ihs Markit, secondo cui è improbabile che il Pil nel primo trimestre possa superare lo 0,1% di crescita. In particolare, è prevista una crescita dello 0,2% per la Germania, "grazie al supporto del settore terziario ma la Francia sembra destinata alla stagnazione o addirittura a una leggera contrazione", spiega Williamson. L'indebolimento degli ordini, dovuto principalmente al settore manufatturiero, è legato ai timori "sul protezionismo globale, la Brexit, la crisi del settore auto e alle incertezze politiche", prosegue l'economista, aggiungendo che la crescente avversione al rischio ha portato a un crollo degli investimenti e della propensione all'acquisto. Secondo Williamson la contrazione del manifatturiero "sembra destinata a peggiorare nei prossimi mesi, vista la continua diminuzione degli ordini".

Per quanto riguarda il settore terziario, in alcuni Paesi, e soprattutto in Germania, "la forte domanda locale ha continuato a supportare la crescita dei servizi e a controbilanciare la flessione del settore manifatturiero". Tuttavia, conclude l'esperto, "il tasso di crescita del settore terziario rimane agonizzante", rispetto a quanto abbiamo osservato per buona parte del 2018.

21/02/2019 10:57

(Italia Oggi)