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L'incognita Brexit non spaventa le Borse europee

La produzione industriale cresce a ritmo più lento da 17 anni. Tokyo chiude a -0,02%

 

di FLAVIO BINI

14 Marzo 2019

 

MILANO - Seduta complessivamente a segno positivo per le Borse condizionate inizialmente da una serie di dati macroeconomici arrivati tra ieri e oggi da Stati Uniti e Cina. Se negli Usa ieri le indicazioni da ordini di beni durevoli e spese per le costruzioni erano state positive e sopra le attese oggi ha invece deluso il dato arrivato da Pechino sulla produzione industriale. Nei primi due mesi dell'anno, la produzione industriale cinese è salita del 5,3% su base annua, riportando il tasso di crescita più debole in ben 17 anni. Tra i listini asiatici Tokyo ha chiuso a -0,02%.

 

In Europa i fari sono stati puntati ancora sul Regno Unito. Il voto all'emendamento che impedisce l'uscita senza accordo ha scongiurato per il momento lo scenario peggiore, ma a questa punto l'ultima carta che il governo May può giovarsi è quella di tentare la via del rinvio della scadenza del prossimo 29 marzo. A ridosso del voto di ieri la sterlina ieri ha raggiunto i massimi da oltre sette mesi e in mattinata arretra lievemente a 1,1367 dollari. In lieve calo l'euro, a 1,129 dollari. Gli indici europei procedono positivi dopo una partenza cauta: Milano chiude a +0,62%, sostenuta in particolare da Leonardo che ieri ha comnunicato conti incoraggianti. Debutto positivo all'Aim per la quotazione del Fatto Quotidiano, il giornale diretto da Marco Travaglio avanza in forte rialzo nel suo primo di contrattazione. Bene anche le altre in Europa: Londra guadagna lo 0,37% e Francoforte lo 0,13%. Parigi sale invece dello 0,82%. Wall Street è piatta, con i tre principali indici che si muovono poco distanti dalla parità.

 

In calo lo spread: il differenziale si attesta a 242 punti base dai 249 di ieri, con il rendimento del Btp decennale italiano al 2,55 per cento.

 

Tra i dati macroeconomici di giornata, in Germania il tasso di inflazione si è attestato a febbraio, secondo la lettura finale, all'1,5% su base annua, in leggero calo rispetto all'1,6% della stima preliminare ma comunque in lieve rialzo rispetto all'1,4% di gennaio e a fronte di una conferma dell'inflazione all'1,6% attesa dagli analisti. Sempre in Germania l'Ifo ha ridotto le sue previsioni di crescita per la Germania dall'1,1% allo 0,6% nel 2019, ma ha aumentato le stime dall'1,6% all'1,8% nel 2020.

 

Contrastatet le quotzioni del petrolio dopo il report dell'Opec, che ha lasciato invariate le stime sulla domanda mondiale nel 2019, ma ha segnalato un leggero calo della produzione. I contratti sul Wti avanzano a 58,61 dollari mentre quelli sul Brent arretrano a 67,39 dollari.

 

(La Repubblica)