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La contraffazione costa all’Italia 88 mila posti di lavoro e oltre 10 miliardi di euro l’anno

Secondo il nuovo rapporto dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale, i marchi italiani sono tra quelli più falsificati: scarpe, orologi e profumi nella top 10

 

Pubblicato il 19/03/2019

Ultima modifica il 19/03/2019 alle ore 13:50

luca scarcella

 

In Europa il mercato del falso non conosce crisi, cresce anno su anno, e impatta fortemente e negativamente le economie nazionali. Nel nostro Paese ogni 12 mesi vengono persi 88 mila posti di lavoro (circa il 2,1% del totale degli occupati a tempo pieno nei settori coinvolti), con un mancato gettito fiscale dal commercio all’ingrosso e al dettaglio per 4,3 miliardi di euro, e un mancato pagamento di diritti di proprietà intellettuale ai legittimi titolari italiani per altri 6 miliardi, superando così i 10 miliardi di perdita annua. Questi dati, raccolti dall’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) e dall’Ocse, contenuti nell’ultimo Rapporto sulla contraffazione, si riferiscono al solo 2016, e l’Italia si posiziona come il terzo Paese al mondo più colpito dalla contraffazione (15% del valore complessivo delle merci sequestrate) dopo Stati Uniti (24%) e Francia (16,6%). Perciò, i marchi italiani sono tra quelli più falsificati e dunque danneggiati.

 

Le merci più contraffatte

Secondo il Rapporto dell’Euipo, sono le calzature le merci più falsificate e con più mercato. Nel grafico seguente, è possibile confrontare i dati relativi al 2016 con quelli del 2013. Tra i prodotti di lusso troviamo gli orologi, i profumi, la pelletteria, gli occhiali da sole: insomma, settori in cui il Made in Italy è ancora in una posizione di leadership. È facile dunque intuire come il nostro Paese sia tra i più colpiti dai prodotti falsi, i quali arrivano da una serie di complesse rotte internazionali, utilizzando punti di scambio alle frontiere.

 

I dati si riferiscono a quasi mezzo milione di confische doganali, e non tengono dunque conto dei prodotti falsi che vengono realizzati e venduti all’interno dello stesso Stato, e nemmeno di quelli distribuiti via Internet e deep web.

 

La bilancia dei pagamenti (il rendiconto in cui vengono registrate tutte le operazioni effettuate dall’economia di uno Stato verso l’estero, o dell’Unione come in questo caso) evidenzia uno 6,8% di merci false sul totale dell’import nell’Ue, pari a 121 miliardi di euro. Il valore dei falsi, scambiati a livello internazionale, è stimato in circa 460 miliardi di euro, e la quota dei prodotti contraffatti nel commercio mondiale è aumentata dal 2,5% del 2013 al 3,3% del 2016.

 

Da dove arrivano le merci contraffatte

Il rapporto Euipo-Ocse afferma che i prodotti contraffatti provengono da tutte le economie del mondo: Stati che possono dunque produrli o essere semplicemente vie di transito. Nonostante ciò, grazie all’analisi dei beni sequestrati ai confini doganali, i Paesi principali esportatori di prodotti contraffatti sono la Cina, il territorio autonomo di Hong Kong, gli Emirati Arabi Uniti, la Turchia, la città-stato di Singapore, la Tailandia, l’India e la Malaysia.

 

«La contraffazione e la pirateria costituiscono una grave minaccia per l’innovazione e la crescita economica sia a livello dell’UE che a livello internazionale - spiega Christian Archambeau, direttore esecutivo dell’Euipo -. L’aumento della quota di prodotti contraffatti e usurpativi nel commercio mondiale è preoccupante, e dimostra chiaramente la necessità di uno sforzo coordinato a tutti i livelli per poter affrontare degnamente il problema».

 

@LuS_inc

 

(La Stampa)