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Borse deboli, Fed più cauta su tassi e crescita Usa
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- Pubblicato Mercoledì, 20 Marzo 2019 19:22
Milano perde lo 0,5%. La Banca centrale Usa non prevede altri rialzi nel 2019 e lima le stime sul Pil. Sterlina in calo sul tira e molla per il rinvio di Brexit
di RAFFAELE RICCIARDI
20 Marzo 2019
MILANO - Giornata interlocutoria sulle Borse mondiali, con gli investitori in attesa di cogliere le novità in arrivo dalla Federal Reserve: la Banca centrale americana, a mercati Ue chiusi, ha lasciato fermo il costo del denaro in una forchetta fra il 2,25% e il 2,50%. Ma ha poi segnalato anche cautela sui tassi: non ci saranno rialzi dei tassi di interesse quest'anno, e un solo rialzo nel 2020. Quanto alla politica di normalizzazione del bilancio, si fermerà a fine settembre e da maggio inizierà a rallentare. Promettendo di esser "paziente", la Fed taglia il Pil da +2,3% a +2,1% per quest'anno.
Prima di sapere queste cose, dunque, i listini europei avevano chiuso timidi: Milano oscilla sopra e sotto la parità e alla fine segna un passivo dello 0,47%. Deboli anche le altre: Francoforte cede l'1,6%, con Bayer appesantita dalla sconfitta al tribunale Usa sul glifosato, Parigi arretra dello 0,8% e Londra dello 0,45%. Come nota Michael Hewson, analista di CMC Markets, sulle Borse pesa il profit warning della multinazionale compagnia di consegne FedEx: ha avvertito che un calo delle entrate internazionali ha influenzato i profitti e i ricavi nel terzo trimestre, spingendo a ridurre la guidance per l'intero anno, con i ricavi in Europa particolarmente deboli.
Stesso umore su Wall Street: alla chiusura delle Borse europee il Dow Jones peggiora a -0,65% e il Nasdaq perde lo 0,4%. Questa mattina, la Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo dello 0,2% a 21.608,92 punti. Le Borse cinesi hanno terminato gli scambi poco mosse: Shanghai -0,01%, Shenzhen -0,25%.
L'euro chiude poco mosso sopra quota 1,13 dollari. La moneta unica passa di mano a 1,1347 dollari e 126,44 yen. Dollaro/yen a 111,43. La sterlina cala sullo sfondo delle tensioni riguardanti la Brexit: il calo è iniziato dopo che il primo ministro ha chiesto un rinvio dal 29 marzo al 30 giugno, ma ha subito una accelerazione dopo che la Commissione europea ha evidenziato i "gravi rischi giuridici e politici" legati a tale rinvito. Lo spread sale a 243 punti base in chiusura con rendimento del decennale italiano al 2,53%.
Gli investitori si sono presi una pausa di riflessione, in queste sedute, anche per i timori legati alle trattative commerciali tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Cina di Xi Jinping. In particolare, Pechino sarebbe preoccupata di non aver ricevuto rassicurazioni dagli Usa che le sanzioni imposte sui prodotti cinesi saranno ritirate in caso di accordo. Fed a parte, l'agenda macro di oggi prevede l'aggiornamento sull'inflazione in Gran Bretagna. In Germania i prezzi alla produzione hanno segnato a febbraio un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 2,9% su base annua. Gli analisti si aspettavano un calo dello 0,1% su base mensile e un aumento del 2,6% su base annua. Per quanto riguarda l'Italia, l'attenzione si centra sul fronte politico con il Consiglio dei ministri sul decreto sblocca cantieri e il voto di fiducia alla Camera sul Reddito Pensioni. L'Istat ha censito, a gennaio 2019, che la produzione nelle costruzioni è salita dello 0,6% rispetto a dicembre, proseguendo la fase di "moderata crescita" iniziata a novembre 2018. Ma su base annua c'è il secondo calo consecutivo (-1% nei dati corretti per gli effetti di calendario). Fitch ha tagliato ancora le previsioni di crescita dell'Italia: per il 2019 la società di rating americana prevede ora una crescita di appena lo 0,1%, un punto in meno rispetto alle stime contenute nel precedente rapporto di dicembre. A febbraio aveva tuttavia già abbassato le stime allo 0,3%.
Il prezzo del petrolio Wti rivede momentaneamente quota 60 dollari al barile, poi ritraccia leggermente. Al termine della giornata in Europa, l'oro scivola dello 0,4% a 1.301 dollari l'oncia.
(La Repubblica)