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Borse incerte dopo la Fed ma in recupero sul finale. Bce: crescita più debole

La Banca centrale Usa ha mostrato la massima cautela sui tassi: niente mosse per il 2019, solo una l'anno prossimo. L'Eurotower: "Italia unico Paese che ha bisogno di avanzo primario". Enria: "Caso Tercas apre nuove strade"

 

di RAFFAELE RICCIARDI

21 Marzo 2019

 

MILANO - La Fed ha tagliato la stima di crescita per gli Usa, abbassato a zero le previsioni di rialzo dei tassi per il 2019 e solo a uno per il prossimo anno e continuato ad assicurare che sarà "prudente" nel muoversi. La prima reazione del mercato si è vista con il calo dei rendimenti dei Treasury, con quello decennale che si è portato vicino il 2,5%.

 

Anche il bollettino della Bce certifica la fase delicata per l'economia: il documento di Francoforte ribadisce che il contesto di crescita è "più debole" e che i tassi resteranno fermi più a lungo. In un riquadro ad hoc, l'Eurotower mette poi in evidenza come l'Italia sia l'unico grande Paese ad avere bisogno di un avanzo primario consistente (saldo tra entrate e uscite pubbliche, al netto degli interessi sul debito) per stabilizzare il debito: colpa del fatto che abbiamo interessi medi da pagare superiori al tasso di crescita, da fanalino di coda nel drappello dell'Eurozona. Nella sua prima audizione al Parlamento Ue da capo della Vigilanza bancaria, Andrea Enria invita a continuare la riduzione delle sofferenze in pancia alle banche e chiede di "non cedere alla tentazione di rilassare le regole bancarie". Dedica un passaggio anche al caso Tercas, ovvero la decisione del Tribunale Ue contro la Commissione e a favore dell'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi, che non sarebbe da qualificare come aiuto di Stato. "E' uno sviluppo importante", ha detto il presidente dell'Autorità di supervisione delle banche sottolineando che nell'area euro ci sono strumenti diversi da attivare in caso di crisi, e quindi "il ruolo potenziale dei dgs (deposit guarantee scheme)" nella gestione delle banche in difficoltà "potrebbe essere un grande cambiamento".

 

I listini europei si rafforzano nella seconda metà di giornata. I mercati hanno corso molto dopo l'ultima svolta da "colomba" della Fed, e nonostante le decisioni estremamente concilianti verso i mercati giunte ieri, hanno inizialmente faticato a trovare nuovi spunti al rialzo. Milano termina in rialzo dello 0,2% con Terna che sale dello 0,3% dopo la presentazione del nuovo piano. Londra si rafforza a +0,88%, Francoforte recupera ma resta negativa dello 0,46% mentre Parigi chiude a 0,07%. Tonfo per EssilorLuxottica in scia allo scontro per il controllo tra Leonardo Del Vecchio e i soci francesi. Wall Street accelera dopo un'apertura negativa: alla chiusura degli scambi in Europa il Dow Jones sale dello 0,59%, il Nasdaq avanza dello 0,9%% mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso dello 0,66%. Da segnalare il balzo di Levi's al debutto a Wall Street. Questa mattina la Borsa di Tokyo è rimasta chiusa per una festività nazionale, ma in generale gli scambi asiatici sono stati positivi: +0,35% a Shanghai.

 

Dopo l'iniziale indebolimento del dollaro a seguito delle mosse Fed, l'euro ha chiuso in ribasso sotto 1,14 dollari: la moneta europea passa di mano a 1,1355 dollari e 125,88 yen. Dollaro/yen sale a 110,85. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi cala intorno a 241 punti base con il rendimento del decennale che scende al 2,45%, rivedendo i minimi da maggio scorso. Oltre al rapporto mensile della Bce, si segnala la decisione della Banca d'Inghilterra di lasciare invariato il tasso di riferimento allo 0,75%. Le condizioni del settore manifatturiero nell'area di Filadelfia sono migliorate a marzo. L'indice di riferimento calcolato dalla Fed locale è rimbalzato a 13,7 da -4,1 di febbraio dopo i 17 punti di gennaio. Il dato è migliore delle previsioni degli analisti, che si aspettavano un rialzo a 5 punti.

 

Il petrolio Wti corregge nel pomeriggio pur rimanendo aggrappato alla soglia di 60 dollari al barile. Il Brent scambia a 68 dollari. Sul mercato si valuta il calo, superiore al previsto, delle scorte Usa e i tagli alla produzione dei paesi Opec. Anche l'oro perde spinta nel pomeriggio: alla chiusura delle Borse Ue, il metallo con consegna immediata scende dello 0,4% a 1.306 dollari l'oncia.

 

(La Repubblica)