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Imprenditori stranieri, i cinesi sorpassano i marocchini

Nel 2018 i nati nell’ex Celeste Impero sono diventati il gruppo più numeroso attivo in Italia. Più 72,6% in 10 anni: uno su tre opera nel commercio, il 26,8 nella manifattura, il 22,6% nella ristorazione

 

Pubblicato il 21/03/2019

Ultima modifica il 21/03/2019 alle ore 13:47

PAOLO BARONI

ROMA

 

Nel 2018 per la prima volta la Cina diventa il primo Paese per numero di imprenditori che operano in Italia: con 73.795 presenze supera infatti il Marocco che si attesta a quota 72.630. Al terzo posto la Romania, con poco meno di 70 mila imprenditori. Sommate assieme queste tre nazionalità raggiungono un terzo di tutti gli imprenditori stranieri.

 

L’anno passato, secondo uno studio della Fondazione Leone Moressa su dati Infocamere, per la prima volta gli imprenditori immigrati superano quota 700 mila e i cinesi diventano la prima realtà. Più precisamente gli imprenditori nati all’estero sono 708.949, con un’incidenza del 9,4% sul totale.«Negli ultimi dieci anni, appare evidente la differenza tra nati in Italia (-10,5%) e nati all’estero (+41,0%). Tendenza che si conferma, anche se in modo molto meno marcato, nell’ultimo anno; -0,1% per gli italiani, +2,6% per gli stranieri» spiegano dalla Fondazione Moressa. E secondo il presidente Michele Furlan «la crescita dell’imprenditoria immigrata rappresenta una sfida per il sistema italiano, con luci e ombre. Se da un lato questo fenomeno ha contribuito – soprattutto negli anni della crisi – al mantenimento del sistema economico nazionale, compensando e arginando in parte l’emorragia di imprese, dall’altro lato è innegabile come in molti casi nasconda il rischio di irregolarità, bassa produttività e concorrenza sleale».

 

In particolare gli imprenditori cinesi sono cresciuti del +72,6% negli ultimi 10 anni, ritmo molto più intenso rispetto a quelli marocchini (+42,5%). Nell’ultimo anno, gli imprenditori cinesi continuano ad aumentare (+3,4%), mentre il Marocco è in lieve calo (-0,9%). Negli ultimi anni sono in forte crescita le comunità dell’Asia meridionale: su tutte il Bangladesh (+209,6% dal 2008), ma anche Pakistan (+175,7%) e India (+214,8%).

 

Uno su tre nel commercio

Esaminando il settore di attività, oltre un terzo degli imprenditori di origine immigrata opera nel Commercio (34,1%). Seguono i Servizi (22,7%) e le Costruzioni (20,9%). Prendendo in considerazione invece l’incidenza degli immigrati per ciascun settore, il comparto in cui la componente straniera ha il peso maggiore è l’edilizia, con il 15,0%. Seguono commercio (13,1%) e Ristorazione (11,7%).

 

Tra gli imprenditori cinesi, circa un terzo opera nel commercio (34,3%). Seguono manifattura (26,8%) e ristorazione (22,6%). Ancora più marcata la concentrazione dei marocchini, di cui il 67,6% opera nel commercio. Gli imprenditori della Romania sono invece specializzati nelle costruzioni (53,4%), così come quelli dell’Albania (63,0%). Quelli del Bangladesh, infine, hanno una forte specializzazione nel commercio (66,5%).

 

Maggiore incidenza al Centro-Nord

La prima regione per numero di imprenditori stranieri è la Lombardia, con oltre 150 mila unità. In questo caso, la componente immigrata rappresenta l’11,3% dell’imprenditoria complessiva. La seconda regione è il Lazio, con oltre 85 mila imprenditori: qui si registra l’incidenza più alta in assoluto (12,7%). In generale, incidenza più alta nel Centro-Nord. A livello provinciale, in termini assoluti le concentrazioni più importanti di imprenditori immigrati sono nelle grandi città: Milano, Roma, Torino e Napoli. Se invece consideriamo l’incidenza sul totale imprenditori, il picco massimo si raggiunge a Prato, dove il 23% degli imprenditori è straniero. Altre 5 province segnano un valore al di sopra del 14%: Trieste, Milano, Imperia, Roma e Firenze.

 

(La Stampa)