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Federconsumatori contro Eni: "La sua app viola la privacy", ma l'azienda smentisce

Secondo l'associazione, per consultare le bollette sulla app i clienti devono per forza rendere accessibili tutte le foto e i video presenti sul loro cellulare. Eni risponde: "L'app consulta solo il file pdf della fattura"

 

di FEDERICO FORMICA

16 Maggio 2019

 

Secondo Federconsumatori è una “intollerabile violazione della privacy”, secondo Eni una normale procedura che non intacca i diritti dei clienti. La polemica è sorta intorno all’app per smartphone di Eni Gas e Luce. In particolare, nella funzionalità che consente di visionare le fatture e controllare i consumi.

 

“Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di utenti che utilizzano l’app tramite il sistema operativo Android” ha scritto Federconsumatori in una nota. “L’app chiede a questi clienti di dare il consenso per accedere ai contenuti multimediali sul proprio dispositivo per poter consultare consumi e fatture”. A chi si rifiuta di farlo, continua l’associazione, viene negata la possibilità di visionare la fattura nel dettaglio. Eni - questa l’accusa - non assicura ai clienti la tutela dei dati personali e sensibili.

 

Contattata da Repubblica Eni tranquillizza: l’autorizzazione che viene chiesta all’utente serve per consentire alla app di “dialogare” con lo smartphone e mostrare la fattura in Pdf. E solo a quella. “L’app di Eni gas e luce è stata sviluppata in modo tale da accedere soltanto alle bollette dei propri clienti e non ad altri contenuti dello smartphone” spiega l’azienda in una nota.

 

Allarme rientrato, quindi, ma non del tutto ingiustificato: nel modo in cui è formulata la richiesta l’utente può facilmente immaginare che la app voglia accedere a tutti i contenuti presenti sul proprio telefono, comprese foto e video familiari, magari con i propri figli minorenni. Si tratta, però, di una questione che riguarda Android. Spiega ancora Eni: “Tale richiesta è formulata e gestita secondo uno standard stabilito dal sistema Android stesso, uguale per tutte le applicazioni che accedono ai file”.

 

Federconsumatori aveva segnalato la questione al garante per la privacy, chiedendo una verifica.

 

(La Repubblica)