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Le Borse rimbalzano grazie agli spiragli nella guerra tech tra Usa e Cina

Listini europei positivi dopo la sospensione per 3 mesi del bando sui prodotti di Huawei. Lo spread cala verso 270 punti base, Milano +0,8%. Brexit, May apre a secondo referendum: risale la sterlina

 

di RAFFAELE RICCIARDI

21 Maggio 2019

 

MILANO - Un piccolo segnale di distensione nella guerra di logoramento tra Usa e Cina fa ben sperare i mercati, con i listini europei si muovono in cauto rialzo. Il dipartimento del Commercio degli Stati Uniti consentirà a Huawei di acquistare alcuni prodotti made in Usa, al fine di garantire il funzionamento dei network già esistenti e per consentire a chi utilizza gli smartphone del gigante cinese di effettuare gli aggiornamenti ai software necessari: una sorta di 'moratoria' al bando della durata di 90 giorni, al termine del quale il dipartimento deciderà se accordare o meno una ulteriore proroga.

 

Stando ad altre indiscrezioni, Google avrebbe deciso inoltre di interrompere per il momento il piano volto a vietare a Huawei l'accesso alla licenza del suo sistema operativo Android. Ieri, i titoli tecnologici di tutto il mondo sono affondati, scontando anche la notizia dello stop delle forniture di chip a Huawei da parte di titani del settore hi-tech come Intel e Qualcomm.

 

Milano torna ad accelerare nel finale e il Ftse Mib segna un progresso dello 0,77%, con Telecom e Stm che rimbalzano e la prima che beneficia di conti trimestrali superiori alle attese. Bene Saipem grazie al buon andamento del petrolio. Positive anche le altre: Londra sale dello 0,25%, Francoforte aggiunge lo 0,85% e Parigi lo 0,5%. Wall Street è positiva: alla chiusura dei mercati europei, il Dow Jones aggiunge lo 0,5%, lo S&P500 lo 0,85% e il Nasdaq lo 0,85%.

 

Questa mattina, invece, i listini asiatici hanno chiuso in ordine sparso in scia alla notizia dei 90 giorni di finestra aperta dagli Usa prima di far scattare il bando a Huawei. La Borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso mentre gli altri mercati hanno virato in territorio positivo per la parziale distensione dalla Casa Bianca: Shanghai in rialzo dell'1,4%; Hong Kong, piatta, Seoul +0,44%, Sidney +0,29%. Sulle azioni cinesi, ragiona con Bloomberg Sun Jianbo, presidente di China Vision Capital Management a Pechino, gioca a favore anche l'opportunità di inserirsi nella catena di fornitori tecnologici di Huawei, una volta che gli approvvigionamenti dagli Usa saranno bloccati. "La filiera globale delle Tlc può tranquillamente lavorare senza i fornitori americani", dice l'esperto. "In ogni caso, difficilmente la Cina e gli Stati Uniti permetteranno di arrivare al peggior scenario della loro guerra, che significherebbe mettere dazi e barriere su ogni partita commericale e porterebbe a grandi perdite per entrambi".

 

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi frena a 271 punti in chiusura, in ribasso rispetto ai 278 punti base dell'apertura. Il rendimento scende al 2,65%. L'euro chiude in calo sotto quota 1,12 dollari. La moneta europea passa di mano a 1,1166 dollari e 123,53 yen. Dollaro/yen a 110,60. La sterlina britannica si stabilizza verso le principali valute, dopo aver toccato in giornata i minimi da diversi mesi nei confronti di dollaro ed euro: Theresa May, primo ministro inglese, sta parlando di un nuovo accordo sulla Brexit e ha aperto alla possibilità di un secondo referendum, solo però dopo il voto sull'accordo. L'euro passa di mano a 0,8750 sterline, dopo un minimo di giornata per la sterlina toccato a 0,8789 sterline, livello più basso da febbraio scorso.

 

In giornata si segnala il rapporto dell'Ocse sull'andamento economico, con la previsione di stagnazione per l'Italia, La fiducia dei consumatori è risalita sia nella zona euro che nella Ue-28, dopo il calo registrato ad aprile. L'indicatore della Commissione Ue è salito rispettivamente di 0,8 punti e di 1,1. Negli Usa, invece, sono scese dello 0,4% le vendite di case esistenti ad aprile, facendo peggio delle attese.

 

Tra le materie prime, quando terminano le contrattazioni in Europa l'oro segna un ribasso dello 0,3% a 1.274 dollari l'oncia; il petrolio si muove contrastato con il Wti che scivola dello 0,2% poco sotto 63 dollari al barile mentre il Brent si stabilizza a 72 dollari.

 

(La Repubblica)