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Tria prepara la flat tax finanziata con il "riassorbimento" degli 80 euro di Renzi

All'affannosa ricerca di risorse per la flat tax il ministro dell'Economia torna indietro sull'idea di confermare il bonus Irpef e ne annuncia il riassorbimento "nell'ambito di una complessiva riforma fiscale". "In ogni caso è chiaro che dalla revisione del prelievo fiscale nessuno uscirà penalizzato", spiega una nota del Mef. Stop a Di Maio sulle misure per la famiglia

 

di Giampiero Di Santo

 

All'affannosa ricerca di risorse per finanziare la cosiddetta flat tax, il governo guidato da Giuseppe Conte torna indietro sull'idea di confermare il bonus Irpef di 80 euro ideato ai tempi di Matteo Renzi a palazzo Chigi e pensa di cancellarlo. Ad annunciare la novità è stato il ministro dell'Economia Giovanni Tria, che ha giustificato così la decisione: "si tratta di un provvedimento tecnicamente sbagliato e per questo va riassorbito nell'ambito di una complessiva riforma fiscale", ha dettto Tria a proposito del credito Irpef che va alle persone che guadagnano tra gli 8 mila e i 26.600 euro all'anno, con un meccanismo a calare per l'ultimo intervallo di 2 mila euro di reddito (quindi oltre 24.600 euro)". Tria a dire il vero è stato un po' criptico nella spiegazione dei motivi che lo inducono a ritenere il bonus di 80 euro una misura sbagliata. "Nell'ambito di una riforma fiscale gli 80 euro vengono riassorbiti. Tecnicamente è stata una decisione sbagliata, risultano come spese e non come un prelievo. Inoltre tecnicamente è stato un provvedimento fatto male". Poche parole e poco comprensibili, ma tant'è. Certo è che il bonus vale circa 9 miliardi di euro ed è la principale delle cosiddette tax expenditures che il governo gialloverde intende cancellare per fare cassa e finanziare misure alternative come la flat tax. Spese fiscali che secondo l'ufficio parlamentare di bilancio costano circa 46 miliardi di euro alle casse dello stato. Più volte in passato si è parlato di come sistemare la questione dei sostegni al reddito che arrivano attraverso la fiscalità. E più volte si è proposto di fare tabula rasa dei molteplici mezzi ad oggi esistenti, per rimettere mano e semplificare tutta la fiscalità a favore delle famiglie. Una esigenza che è diventata sempre più forte, vista la promessa di una flat tax che ha bisogno di ingenti risorse per essere alimentata. Così come ci sarà bisogno di nuove risorse per il decreto famiglia e natalità, che secondo Tria è privo di copertura malgrado il vicepremier luigi Di Maio sostenga che c'è disponibile un miliardo di euro avanzato dal reddito di cittadinanza: "Per ora le risorse necessarie a finanziare queste misure per le famiglie non sono state individuate", ha detto Tria. "Non sappiamo cosa sia questo miliardo avanzato dal reddito di cittadinanza di cui parla Di Maio. Se si spenderà meno di quanto preventivato si saprà a fine anno e non adesso. È inoltre chiaro che queste spese non potranno essere portate all'anno successivo". Altro capitolo dal quale attingere risorse per la Flat tax, invece, secondo Tria, sono le clausole di salvaguardia che nel 2020 potrebbero far scattare aumenti Iva per 23 miliardi. Secondo Tria, in Italia sarebbe meglio avere più Iva e meno Irpef: "E' una mia posizione scientifica", ha detto Tria, "un'opinione sulla composizione del prelievo fiscale, per cui è meglio avere più imposte indirette, come l'Iva, e meno dirette come l'Irpef. Ma questo non ha niente a che vedere con l'ammontare delle tasse". Per chiarire il suo pensiero, Tria ha fatto uscire una nota del mef in cui si chiarisce che "in ogni caso e' chiaro che dalla revisione del prelievo fiscale nessuno uscira' penalizzato".

 

21/05/2019 11:55

(Italia Oggi)