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Il 50% dei professionisti non vuole lo smart working

La metà degli studi professionali italiani non prevede la possibilità di lavorare con modalità di smart working. Il dato è simile per commercialisti (49%), avvocati e consulenti del lavoro (entrambi al 51%). E’ quanto emerge dalla ricerca realizzata dall’Osservatorio professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano

 

Pagina a cura di Michele Damiani

 

La metà degli studi professionali italiani non prevede la possibilità di lavorare con modalità di smart working. Il dato è simile per commercialisti (49%), avvocati e consulenti del lavoro (entrambi al 51%). È quanto emerge dalla ricerca realizzata dall'Osservatorio professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano, presentata ieri all'Ordine dei commercialisti del capoluogo lombardo in occasione dell'evento «il lavoro negli studi professionali e nelle Pmi: i nuovi paradigmi nell'era digitale». L'indagine del Politecnico è stata realizzata su un campione totale di 4.113 studi professionali situati su tutto il territorio nazionale ed è stata presentata dal responsabile dell'Osservatorio il dottor Claudio Rorato. La ricerca ha stabilito che il 51% degli studi di commercialisti consente di lavorare in mobilità, direttamente da casa o da altro luogo, collegandosi al gestionale dello studio; il 29% delle realtà consente questa opportunità solo ai professionisti, il restante 22% la concede, invece, anche ai dipendenti. Il 24% degli studi ancora non dispone della possibilità di far lavorare in smart working mentre il restante 25% sostiene che non implementerà questa opportunità neanche in futuro. Facendo un paragone con le altre categorie professionali, emerge che tra gli avvocati il 49% consente il lavoro agile (di cui il 7% anche ai dipendenti) percentuale uguale per i consulenti del lavoro (ma la facoltà, ai dipendenti, è concessa nel 22% dei casi). Livelli più alti per quanto riguarda gli studi multidisciplinari, dove il lavoro agile è presente nel 64% degli studi (di cui il 31% anche ai dipendenti). Un altro argomento trattato dal report riguarda la facoltà di lavorare regolarmente da casa: le percentuali, in questo caso, sono basse visto che questa opportunità è concessa al 5% dei dipendenti degli studi di commercialisti e al 4% per avvocati, consulenti del lavoro e studi multidisciplinari. Un ultimo aspetto dell'analisi riguarda l'impatto dello smart working sulle persone che ne usufruiscono. Dalla ricerca emerge che, grazie al lavoro agile, il 34% dei dipendenti degli studi risulta più efficace nel lavoro, il 33% ha visto crescere la sua produttività, il 29% ha migliorato il proprio livello di autonomia e il 20% gestisce meglio le emergenze. Per quanto riguarda gli aspetti negativi, il 15% degli intervistati ha dichiarato di aver visto aumentare le proprie distrazioni esterne. «I risultati della ricerca mostrano una categoria che sta rispondendo in modo positivo alle novità della digitalizzazione, ponendosi sempre in prima linea nei processi di innovazione tecnologica» è il commento della presidente dell'Odcec Milano Marcella Caradonna.

 

22/05/2019

(Italia Oggi)