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Procedura Ue, ecco che cosa rischia l’Italia

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Pubblicato il 12/06/2019

Ultima modifica il 12/06/2019 alle ore 15:25

 

La scorsa settimana la Commissione europea ha contestato all’Italia la violazione della regola del debito e ha concluso che l’apertura di una procedura per disavanzo eccessivo (Edp) è «giustificata». Ieri è arrivato il via libera del Comitato economico-finanziario, composto dai rappresentanti dei governi Ue.

 

Tale procedura è regolata dall’articolo 126 del Trattato Ue e non ha nulla a che vedere con le procedure di infrazione «standard» contro gli Stati che non si conformano alla normativa europea. Per questo è improprio definirla «procedura di infrazione». Il passo successivo spetta alla Commissione, che deve scrivere una raccomandazione in cui vengono fissati rigidi paletti sui conti pubblici da rispettare nei prossimi anni. Per il via libera serve l’ok dell’Ecofin (i ministri delle Finanze).

 

Secondo l’articolo 126 del Trattato Ue il disavanzo non deve superare il 3% del Pil e il debito non deve superare il 60% del Pil. L’Italia rischia una multa fino a 9 miliardi di euro ossia fino allo 0,5% del Pil (si parte dallo 0,2%), il congelamento dei fondi strutturali (l’Italia dovrebbe ricevere 73 miliardi fino al 2020) e lo stop dei prestiti concessi dalla Banca europea degli investimenti.

 

(La Stampa)