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Visco: “Lo spread vola con la paura. Sbagliato minacciare l’uscita dall’Ue”

Affondo del governatore di Bankitalia. E Vestager: «L’Italia da sola crede di aver capito tutto»

 

Pubblicato il 23/06/2019

Ultima modifica il 23/06/2019 alle ore 07:00

fabio poletti

inviato a venezia

 

Facile dire «Non avere paura del futuro». Alla seconda Tech Fest de Il Foglio, duecento persone imbullonate per un giorno intero nella magica cornice della Scuola Grande della Misericordia al Ghetto, di «paura» se ne è sentito parlare tanto, soprattutto del presente. Il governo è sull’orlo di una crisi di nervi, lo spread è sulle montagne russe, il tasso di crescita è poco più di niente e adesso c’è la prova muscolare del premier Giuseppe Conte contro l’Europa per evitare le procedure di infrazione. Un quadro sufficiente al governatore di Bankitalia Ignazio Visco per lanciare un avvertimento diretto al governo: «Se si alimenta la paura che la politica sia quella di distaccarsi dall’Europa allora i mercati si assicurano contro questo rischi. Se si percepisce che l’economia non cresce c’è il dubbio che il debito non ti sia ripagato. Se nell’emissione di titoli pubblici paghiamo più di quanto non si paghi in Germania o in Spagna allora questo si traslerà anche al settore privato, dalle banche alle imprese. Questo trasferimento rallenta la crescita dell’economia».

 

Anche incalzato dal direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa, Ignazio Visco usa toni pacati, parole a modo e non chiama nessuno per nome: «Credo che il dubbio che il debito pubblico non sia ripagato sia zero, ma credo anche che il rischio sia percepito comunque nei mercati. La fiducia è la capacità di rispettare gli obiettivi e di non cambiarli continuamente. Ci vuole una politica stabile. La cosa peggiore, oltre a come ci si esprime a livello politico, è quello di non saper guardare avanti. Le opportunità ci sono, basta saper investire». Alla fine il quadro è quello che è. È vero che in Italia il tasso di disoccupazione in Italia è al 10% contro il 2 in Giappone e il 3 negli Usa. Ma a garantire la stabilità ci pensano i conti degli italiani, cittadini o imprese. Con un raffronto con l’Europa che si fa vincente. Il debito pubblico delle famiglie in Italia viaggia attorno al 40%, la media europea è 60%. Quello delle imprese è 70%, in Europa si vola oltre il 110%.

 

Tutto questo ovviamente non basta. Il Governatore dribbla i giornalisti, niente a margine, niente domande che potrebbero imbarazzare. Però il dito della piaga ce lo infila tutto. E alla festa Tech fa i conti di quanto sia poco tech il nostro Paese: «Abbiamo solo il 5 per cento del pil che proviene da settori digitalizzati, in Germania è l’8 per cento. Se non ci attrezziamo il futuro non sarà facile. Nel resto del mondo l’adeguamento è stato rapido. I robot lavorano con noi e per noi. Scompariranno alcune professioni, ma se ne creeranno di nuove. Ma ci sono rischi di concentrazione tecnologica che possono portare a una distribuzione del reddito molto squilibrata».

 

Altre bacchettate all’Italia arrivano dalla commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager, qui a Venezia con un videomessaggio: «L’Italia crede da sola di aver capito tutto. Non è affatto nuovo che qualcuno dica: “Tutti gli altri non hanno capito niente, io ho capito tutto e ho qui la soluzione miracolosa”. È un’idea vecchia. Non molto innovativa. I libri di storia sono pieni di esempi così. Ciò che deve far pensare è che i cittadini credano a queste storie e dicano: “Voglio votare per lui”».

 

Mario Monti, senatore, ex premier e commissario Ue, qui a Venezia svicola davanti alla domanda sul braccio di ferro con la Ue di Giuseppe Conte: «Non voglio dire niente con il paziente ancora sul tavolo operatorio a cuore aperto. Io non so se ci sarà una procedura d’infrazione contro l’Italia ma già da questo si vede che non abbiamo alleati in Europa. Questo governo si disinteressa del futuro e lascia l’Italia sempre più sola».

 

(La Stampa)