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Crollano gli accertamenti

Nel 2018 il fisco ha incassato dalle verifiche sul campo poco più di 5,5 miliardi di euro, il 24% in meno rispetto al 2017. Gli accertamenti sono stati poco meno di 263 mila (-11,5% rispetto all’anno prima)

 

di Giuliano Mandolesi

 

Crollano gli incassi da accertamenti nel 2018 (5.581 milioni) che si riducono di quasi il 24% rispetto al 2017 (7.324 milioni) e segnano addirittura un meno 9% sul 2016 (6.133 milioni), considerato l'annus horribilis degli introiti derivanti dai controlli sostanziali. Questo è quanto si evince dalla relazione sul rendiconto generale dello Stato 2018 della Corte dei conti che prendendo a base i dati forniti dalla stessa Agenzia delle entrate, mette in luce come anche numericamente il numero dei controlli si sia notevolmente ridotto. Secondo quanto indicato infatti nel 2018 il numero di accertamenti ordinari realizzati, poco meno di 263 mila, risulta in flessione con un -11,5% rispetto l'anno precedente e, dopo la drastica flessione del 2016, quando il numero degli accertamenti ordinari non aveva raggiunto i 200 mila, si allontana nuovamente dai livelli ante 2016 (in media poco più di 310 mila accertamenti all'anno). Nel rendiconto la Corte dei Conti sottolinea come la riduzione è attribuibile «oltre che alla gestione di ricorrenti adempimenti di carattere straordinario quali, da ultimo, la voluntary disclosure (le cui istanze hanno dato luogo a 323.861 atti di accertamento/adesione nel 2016, a 7.582 atti nel 2017 e a 43.960 atti nel 2018), la “rottamazione delle cartelle” e la “rottamazione delle liti”, anche alla cronica insufficienza di funzionari e di personale dirigenziale». Tra gli altri fattori che hanno determinato la flessione di primo piano sono anche le lettere di «compliance» che permettono ai contribuenti di sanare eventuali errori e omissioni applicando sanzioni ridotte e di fatto «saltando« la fase accertativa oltre che l'ampliamento della portata temporale all'istituto del ravvedimento operoso, che di emendare le dichiarazioni anche successivamente alla conclusione dei controlli, beneficiando di significative riduzioni in termini sanzionatori e nella determinazione degli interessi dovuti, ma imponendo il pagamento immediato (non rateizzabile) delle somme pretese. Inoltre in relazione alla riduzione sia di gettito sia numerica degli accertamenti, effetto non da poco ha avuto anche «l'attesa» e poi la concretizzazione del n. 119 del 2018 (il decreto fiscale) che ha consentito, tra l'altro, di definire il contenuto dei processi verbali di constatazione consegnati fino al 24 ottobre 2018 senza corresponsione di interessi e sanzioni e con possibilità di rateizzare le imposte pretese con un orizzonte particolarmente lungo (20 rate trimestrali). Dall'analisi per tipologia dei controlli effettuati un segnale forte deriva dalla drastica riduzione degli accertamenti da studi di settore, attività in corso di dismissione da parte dell'agenzia delle entrate, con un meno 28,3% rispetto al 2017 (si passa dai 2.529 controlli ai 1.814 del 2018) confermando, a detta della Corte dei conti «l'assoluta marginalità assunta dagli studi ai fini della diretta rettifica delle basi imponibili dichiarate». Diminuiscono anche gli accertamenti parziali automatizzati che passano da 266.443 nel 2017 a 251.907 nel 2018, valori questi sensibilmente lontani da quelli raggiunti negli anni anteriori al 2016 e in flessione anche il numero dei controlli sui crediti di imposta indebitamente compensati mediante modelli F24 che passano da 7.857 nel 2017 a 7.032 nel 2018 (-10,5%).

 

11/07/2019

(Italia Oggi)