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Agcom: nel periodo 2011-18 un quarto di ricavi in meno nelle comunicazione

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La relazione del presidente dell'Agcom, Marcello Angelo Cardani

 

Nelle telecomunicazioni tra il 2011 e il 2018 si sono persi circa un quarto dei ricavi. E' quanto si legge nella relazione del presidente dell'Agcom, Marcello Angelo Cardani, nella quale traccia un bilancio del suo mandato. Cardani ha ricordato come "nel luglio del 2012, all'inizio dell'attuale consiliatura, il Paese era nel pieno di una crisi economica globale di gravi proporzioni. A partire dal 2009, per un lungo quinquennio, il quadro macroeconomico generale ha vissuto un sostanziale deterioramento, fatto di stagnazione della ricchezza e dei consumi, di incertezza diffusa, di diminuzione degli investimenti, dell'occupazione e del potere di acquisto delle famiglie. Una modesta inversione di rotta si è innescata solo a partire dal 2015". I dati relativi ai mercati regolati da Agcom, ha aggiunto, "rispecchiano la situazione generale del Paese appena descritta. Il valore economico del settore delle comunicazioni valeva 61 miliardi nel 2012, 56 l'anno successivo e 52 nel 2014 e nel 2015. Una lenta e modesta inversione di rotta inizia solo nel 2016. L'anno passato il valore economico del complesso dei mercati regolati da Agcom ha toccato i 54 miliardi di euro". Osservati dal punto di vista delle dinamiche dei mercati regolati, "questi sette anni sono stati dunque anni assai difficili, di vero e proprio declino per alcuni settori, di sostanziale stagnazione per molti altri, e con solo un paio di indicatori macroeconomici in controtendenza", ha rilevato. A fine 2018, dopo la ripresa osservata nel biennio 2016-2017, il settore delle telecomunicazioni vede ridurre le proprie risorse (-2%) rispetto a dicembre 2017, con un giro d'affari che arretra a 31,6 miliardi di euro. Nella relazione dell'Agcom si spiega che questo andamento "è in primo luogo imputabile alla maggiore pressione competitiva del mercato dei servizi di rete mobile che, infatti, mostra una rilevante diminuzione dei ricavi (-5,3%). Dall'analisi della dinamica delle quote di mercato dei principali operatori del Sic (Sistema integrato di comunicazioni), si conferma, poi, la crescita di alcuni importanti player internazionali e in particolare delle piattaforme online e la contrazione del peso di alcuni rilevanti gruppi editoriali nazionali. A partire dal 2012, anno in cui è stato ampliato il perimetro merceologico del Sic (ricomprendendo al suo interno la pubblicità online), è evidente la crescita delle piattaforme online, quali Google, che nel 2017 rappresenta circa il 4% del Sic (5% nelle stime 2018), ma anche Facebook, che nello stesso anno è' il settimo operatore del SIC, con circa il 3%. Nel settore televisivo, si legge nella relazione annuale dell'Agcom, si evidenzia la sostanziale stabilità nell'ultimo periodo della posizione di Sky del gruppo Comcast Corporation che, con oltre il 15%, rappresenta nel 2017 il primo operatore del Sic. Diversamente, per i principali gruppi editoriali nazionali (Gedi e Cairo/RCS), "si assiste a un'involuzione nel tempo del loro peso sul totale, nonostante tali operatori siano stati protagonisti di recenti processi di integrazione orizzontale. Mantengono invece posizioni di stabilità i due operatori storici, Rai e Fininvest, che complessivamente rappresentano quasi un terzo del Sic". Aardani ha poi parlato del 5G. "La gara per l'assegnazione delle frequenze ha costituito un caso di successo unico in Europa", ha detto il presidente dell'Agcom, aggiungendo che nel periodo 2011-18 lo Stato ha potuto "introitare 9,5 miliardi di euro dalle procedure competitive regolate da Agcom, 6,5 dei quali derivanti dalla gara conclusa nel settembre scorso per l'assegnazione di tutte le bande pioniere per lo sviluppo del 5G".

 

11/07/2019 11:13

(Italia Oggi)