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Usa-Cina, slittano i dazi tech. Le Borse Ue invertono la rotta

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Il tracollo della Borsa di Buenos Aires e le tensioni in Asia condizionano negativamente i listini in avvio. Milano e le piazze europee invertono la rotta nel pomeriggio, dopo le aperture di Trump sui dazi alla Cina (in realtà, un rinvio al 15 dicembre). Ma i rendimenti dei bond americani avvicinano la possibilità di una recessione.

 

di FLAVIO BINI

13 Agosto 2019

 

MILANO - Donald Trump dice di averlo fatto per favorire gli acquisti di Natale. Con questa motivazione, il presidente degli Stati Uniti - utlizzando come al solito lo strumento di un messaggio via Twitter - ha fatto sapere che è orientato a rinviare al 15 dicembre l'introduzione dei dazi sui prodotti hi-tech provenienti dalla Cina. Le Borse europee hanno così invertito la rotta nel pomeriggio, dopo una mattinata condizionata dalla crisi argentina e dalle tensioni in corso a Hong Kong. Milano è stata la migliore, con l'indice Ftse Mib che ha guadagnato l'1,36%, mentre il Dax a Francoforte è salito dello 0,60%, il Cac40 a Parigi lo 0,99%, il Ftse100 a Londra lo 0,33 e l'Ibex a Madrid lo 0,22%.

 

Piazza Affari si è messa in evidenza grazie al riscatto del settore bancario, questa mattina ai minimi da 3 anni nel Ftse Italia Banche, e al rimbalzo dei titoli più sensibili all'andamento del negoziato Usa-Cina sui rapporti commerciali. Banco Bpm e Ubi sono salite di quasi il 4%, in luce Mps (+7,23%) che ha ceduto crediti deteriorati per 340 milioni di euro, Unicredit è salita del 3%, mentre i Btp recuperano terreno e lo spread si riduce chiudendo in calo a 223 punti aspettando il dibattito in Senato sui tempi della crisi di governo in italia. Stmicroelectronics ha chiuso a +3,2% sfruttando la vivacità di tutto il comparto tech e del Nasdaq (+1,9%). Bene anche l'automotive (+3,3% Pirelli, +1,5% Fca). In recupero anche i petroliferi, visto lo scatto del greggio dopo l'annuncio di Washington (Wti settembre balzato a 56,8 dollari al barile, brent ottobre a 60,7 dollari al barile), e i titoli delle società ieri penalizzate dal crollo del peso argentino a causa del rischio elevato, secondo i mercati, di una mancata conferma del presidente Mauricio Macrì alla guida del paese sudamericano. In chiusura: Saipem (+2,75%) ed Eni

(+1,9%), a differenza di Saras (-2,75%). Prese di beneficio per Campari (-1,68%), in calo anche Prysmian (-0,54%). Prosegue la volatilità di Bim (-11,43%)

 

Ma negli Stati Uniti arrivano comunque indicazioni preoccupanti dal mercato obbligazionario, con il rendimento dei bond decennali che si avvicina sempre di più a quella del titolo a due anni. Un segnale che tiene in allarme gli investitori visto che tradizionalmente un'inversione della curva, cioé una situazione in cui i bond a scadenza più breve rendano di più di quelli a lunga scadenza, sono un possibile segnale di recessione in arrivo per l'economia.

 

Sul fronte delle valute, il cambio euro/dollaro è trattato a 1,1186 da 1,1222. Vendite nel pomeriggio sullo yen, mentre lo yuan onshore ha recuperato qualche posizione verso il dollaro. Tra i dati macroeconomici, in Germania i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,5% a luglio su base mensile portando l'inflazione all'1,7% su anno, confermando le attese. In linea con le attese il dato sull'inflazione Usa, con i prezzi cresciuti dello 0,3% su base mensile a luglio. Su base annua l'inflazione frena al 3,1% dal 3,18% e contro un atteso 3,2%.

 

(La Repubblica)