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La lotta all’evasione, niente in Comune

Colano a picco i premi ai comuni che collaborano con il Fisco nella lotta all’evasione fiscale. I nuovi dati diffusi dal Ministero dell’Interno confermano il crescente disinteresse dei sindaci per un’attività che pure può contare su importanti incentivi

 

Pagina a cura di Matteo Barbero

 

Colano a picco i premi ai comuni che collaborano con il Fisco nella lotta all'evasione fiscale. I nuovi dati diffusi dal ministero dell'interno confermano il crescente disinteresse dei sindaci per un'attività che pure può contare su importanti incentivi e che ha alle spalle protocolli d'intesa sottoscritti in pompa magna. Dalle tabelle pubblicate ieri dalla Direzione centrale per la finanza locale, infatti, emerge che per il 2018 la premialità complessiva si è attestata a poco più di 11 milioni (11.406.176,25 per la precisione), in riduzione rispetto ai circa 13 milioni dei due anni precedenti. Ma l'assegno valeva 17 milioni del 2015 e addirittura 21 milioni del 2014.

 

Per comprendere questi numeri, occorre ricordare che il decreto-legge n. 203/2005 (poi ripetutamente modificato) ha introdotto dei premi per le «segnalazioni qualificate» dei comuni che danno luogo ad accertamenti. Fino al 2019, all'ente che ha fornito all'Agenzia delle entrate o alla Guardia di finanza elementi utili per pizzicare gli evasori viene riconosciuto il 100% della somma riscossa. Il bonus si applica alle maggiori somme relative a tributi statali riscosse a titolo definitivo nonché delle sanzioni civili applicate sui maggiori contributi riscossi a titolo definitivo, al netto delle somme spettanti ad altri enti ed alla Ue.

 

Pertanto, la consistenza di questi trasferimenti è un'ottima proxy del grado di collaborazione fra il centro e la periferia nello svolgimento di una funzione unanimemente considerata come strategica a fronte dell'enorme entità che il «sommerso» presenta nel nostro Paese. In questo senso, il calo è molto preoccupante, anche perché conferma un trend negativo che pare ormai consolidato: già nel 2015, il numero delle segnalazioni si era ridotto del 27% rispetto al 2014 e del 43% nell'arco dell'ultimo quadriennio. Per contro, l'ammontare delle premialità complessivamente riconosciute era aumentato del 22,7%, passando da 17,7 a 21,7 milioni, anche se solo grazie alla maggior percentuale riconosciuta all'ente segnalante. Negli ultimi anni, invece, anche questo numero è caduto in picchiata, arrivando quest'anno quasi a dimezzarsi.

 

Non per nulla, la Corte dei conti, già nella relazione al rendiconto generale dello Stato per l'anno 2016, ha nuovamente definito «marginale» l'apporto dei comuni all'attività di accertamento. Il fenomeno, sottolinea ancora la magistratura contabile, è anche assai disomogeneo su base territoriale: i comuni di Lombardia ed Emilia-Romagna si confermano come i più virtuosi, mentre nell'elenco non compare nemmeno un ente di Basilicata e Trentino-Alto Adige.

 

Il Viminale ricorda che il pagamento è stato sospeso nei confronti degli enti che non hanno trasmesso le certificazioni sui principali dati del bilancio di previsione e del rendiconto della gestione, nonché nei confronti degli enti che non hanno adempiuto alla trasmissione del questionario Sose. Le amministrazioni interessate hanno tempo fino alla fine novembre per regolarizzare la propria posizione, altrimenti dovranno aspettare il prossimo anno per ricevere i soldi.

 

13/08/2019

(Italia Oggi)