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Nelle società di comodo 15 mila miliardi di dollari

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Un terzo degli investimenti al mondo, per un valore totale di 15.000 miliardi di dollari, è costituito da capitali spostati in società di comodo per eludere le tasse. Quasi il 40 % degli investimenti diretti esteri (Ide) o foreign direct investment (Fdi) passa da società letterbox

 

di Matteo Rizzi

 

Un terzo degli investimenti al mondo, per un valore totale di 15 mila miliardi di dollari, è costituito da capitali spostati in società di comodo per eludere le tasse. Quasi il 40% degli investimenti diretti esteri (Ide) o foreign direct investment (Fdi) passa da società letterbox (società che letteralmente sono presenti solo con una casetta della posta) senza «nessuna attività di business reale», riporta uno studio del Fondo monetario internazionale (Fmi) e dell'Università di Copenhagen. E quasi la metà di questi capitali si trovano in Lussemburgo e Paesi Bassi. Investimenti diretti esteri costituiti da capitali «fantasma» destinati a ridurre al minimo gli oneri fiscali delle società piuttosto che a finanziare l'attività produttiva. Uno strumento di ingegneria fiscale, «spesso per ridurre al minimo la pressione fiscale globale delle multinazionali», hanno affermato i ricercatori dell'Università di Copenaghen (Jannick Damgaard, Thomas Elkjaer e Niels Johannesen) che hanno condotto lo studio.

 

Malta, Irlanda, Svizzera e alcuni di territori d'oltremare britannici (Isole Vergini britanniche, Bermuda, Isole Cayman) ma anche Hong Kong, Singapore e Mauritius sono tra paesi più gettonati in cui «la metà degli investimenti stranieri è fittizia». Ma il record in termini di investimenti da elusione va all'Irlanda, in cui i due terzi dei capitali stranieri sono considerati «fantasma». In pratica, gli Ide, secondo gli strumenti tradizionali della macroeconomia, sono definiti come investimenti finanziari transfrontalieri ma oggi avvengono in gran parte tra imprese appartenenti allo stesso gruppo multinazionale travolgendo quindi il significato d'investimento estero.

 

E nonostante i recenti sforzi internazionali per impedire alle multinazionali di trasferire i profitti a fini fiscali - come il programma Beps dell'Ocse e lo scambio automatico sui conti bancari nell'ambito del Common Reporting Standard (Crs) - lo studio ha dimostrato che i capitali fantasma stanno crescendo rispetto agli investimenti complessivi.

 

Fino al 2010, gli Ide fantasma erano il 31% del totale degli investimenti esteri; nel 2017 hanno raggiunto il 38%. Così come sono anche cambiati i paesi di destinazione, la quota del Regno Unito è passata dal 3% nel 2009 al 18% nel 2017. In Belgio e Svezia, la quota è scesa dal 30% a meno del 10%.

 

10/09/2019

(Italia Oggi)