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Bce-commercio, listini ancora positivi. Lo spread scende ancora a 133

Trump apre ad una intesa ad interim con la Cina, il differenziale Btp-Bund ai minimi da maggio 2018 dopo le mosse di Draghi. L'euro chiude poco mosso, sale la sterlina

 

di RAFFAELE RICCIARDI

13 Settembre 2019

 

MILANO - La tematica commerciale torna centrale all'indomani delle mosse della Bce, che ha deciso di rilanciare il Qe e tagliare i tassi sui depositi, nell'ultima scommessa di Mario Draghi per rilanciare gli obiettivi di inflazione. Il board dell'Eurotower si è spaccato, ma alla fine il governatore italiano ha mantenuto il sentiero ultra-accomodante. Anche oggi, il tedesco Weidmann non ha lesinato gli attacchi e anzi alla Bild ha parlato di un pacchetto "troppo ampio" che ha "superato i limiti".

 

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi è risalito in un primo momento sopra 140 punti base, poi ha ripreso il cammino in discesa fino a chiudere in calo a 133 punti, minimi da maggio 2018, nel giorno del debutto di Roberto Gualtieri come ministro dell'Economia agli appuntamenti finlandesi di Ecofin ed Eurogruppo. Ieri il rendimento del decennale italiano ha aggiornato il minimo allo 0,75%, mentre oggi si è portato allo 0,88%. Il calo dello spread, dunque, è dato dalla ripresa dei rendimenti tedeschi.

 

Gli investitori digeriscono gli annunci di Draghi, osteggiati senza successo dalla linea franco-tedesca, in linea con le attese. La novità più importante, il fatto che il Qe sia senza una fine pre-determinata, si scontra con i ragionamenti sulla mancanza di bond potenzialmente acquistabili, il che lo rende limitato di fatto: secondo Ubs gli asset che la Bce può mettere in portafoglio (a meno di cambiamenti nelle regole) finiranno entro il 2022.

 

Movimento simile allo spread per l'euro. Nella prima parte della giornata, nonostante il Qe, risale; poi chiude poco mosso e resta sotto quota 1,11 dollari: passa di mano a 1,1080 dollari e 119,86 yen. Dollaro stabile sullo yen a 108,08. La sterlina avanza sul dollaro dell'1% e risale ai massimi da fine luglio, sulla scia dell'ottimismo legato alla possibilità di raggiungere un accordo sulla Brexit. La valuta britannica passa di mano a 1,2449 dollari (+0,96%) ed è arrivata a toccare 1,2476, ai massimi da fine luglio appunto.

 

I mercati europei terminano positivi. Milano segna un guadagno dello 0,44%, spinta dal comparto bancario. Bene anche Pirelli, mentre soffre molto Atlantia (-8%) dopo le inchieste sul Ponte Morandi. Salgono anche le altre: Parigi dello 0,2%, Francoforte dello 0,45%. Anche Londra gira in positivo dello 0,2%.

 

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Il presidente Donald Trump non ha escluso un'intesa ad interm con la Cina per porre fine alla guerra dei dazi, come ipotizzato da alcuni osservatori dopo il rinvio di due settimane degli aumenti tariffari che sarebbero dovuti scattare il prossimo primo ottobre. Trump, interpellato mentre lasciava la Casa Bianca diretto a Baltimora, ha però tenuto a precisare che preferirebbe un'intesa più ampia. Wall Street tratta in cauto rialzo, ormai vicino ai record storici: alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones e lo S&P500 salgono dello 0,2% mentre il Nasdaq è invariato. Positiva la mattinata degli indici asiatici, in cauto rialzo i future sulle Borse europee. Questa mattina, la Borsa di Tokyo ha chiuso ancora in rialzo con il Nikkei in progresso dell'1,05%.

 

Debole il prezzo del petrolio, dopo i recenti cali alimentati dalle previsioni di debolezza della domanda e dal fatto che l'Opec non aumenterà nel breve l'incidenza dei suoi tagli alla produzione. Il Wti del Texas scambia a 54,9 dollari con una variazione di -0,3%. Il Brent del Mare del Nord passa di mano a 60,2 (-0,2%). Oro spot in leggero calo a 1.492 dollari l'oncia (-0,5%) alla chiusura dei mercati europei.

 

(La Repubblica)