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Borse deboli dopo l'accordo sulla Brexit: scoglio Parlamento, la sterlina cala

Il "no" del parito unionista irlandese complica i piani, inoltre l'intesa confermata da Juncker e Johnson è appesa al voto incerto del Parlamento di Londra. Spread stabile a 130 punti base

 

di FLAVIO BINI

17 Ottobre 2019

 

MILANO - Le Borse europee si muovono al ritmo delle notizie che giungono dalle trattative sulla Brexit. Partono deboli - vista la frenata del Partito Unionista Britannico su un'intesa in tempo utile per il vertice dei capi di Stato e di governo europei previsto per domani - poi accelerano, quando si diffonde la notizia del raggiunto accordo tra Ue e Gran Bretagna, confermato sia da Juncker che da Johnson. "Abbiamo un grande accordo, ora il Parlamento lo approvi sabato" è l'appello del leader britannico, mentre il presidente uscente della Commissione europea dice che è già "tempo di concentrarci sulla futura partnership con il Regno Unito". Dopo il rally immediato, però, gli acquisti rallentano: si rafforza la consapevolezza che il "sì" del Parlamento di Londra non sarà una passeggiata. E alla fine la chiusura dei mercati europei è debole.

 

Milano alla fine cede lo 0,23%. Sottotono il comparto petrolifero in scia alla debolezza del barile Wti. Andamento simile nelle altre Piazze europee: l'annuncio genera immediati acquisti, che poi si moderano. Francoforte perde a fine seduta lo 0,12%, Parigi arretra dello 0,42% e solo Londra sale dello 0,2%.

 

La temperatura degli investitori si misura anche sull'andamento della sterlina, che in un rimo momento vola fin quasi a 1,3 dollari ma poi ripiega a 1,286 dollari (comunque sopra 1,283 di ieri).

 

Wall Street, reduce da una seduta debole, tratta contrastata con il Dow Jones che scivola alla chiusura delle Borse europee dello 0,1% mentre il Nasdaq sale dello 0,1%. In Asia chiusura invece in lieve calo per Tokyo, scesa dello 0,09%.

 

Lo spread tra Btp e Bund chiude stabile: il differenziale si posiziona a 130 punti, con il tasso del decennale italiano poco sotto lo 0,9% sul mercato secondario. Mentre prosegue il lavoro sulla Manovra, l'Inps traccia un netto aumento delle ore di cassa integrazione. Istat registra invece un surplus commerciale in aumento ad agosto di 94 milioni per un bilancio che nei primi otto mesi dell'anno raggiunge i 32,3 miliardi. I dati sui flussi italiani sono comunque stagnanti: l'export è rimasto fermo ad agosto e in calo del 3,4% annuo, mentre le importazioni sono salite dell'1,8% mensile.

 

Dagli Stati Uniti arriva un dato deludente sulla produzione industriale di settembre (-0,4%), così come supera le attese (-9,4%) la contrazione dei nuovi cantieri, sempre di settembre. Diversamente vanno meglio delle aspettative i sussidi per la disoccupazione, saliti di 4 mila unità nell'ultima settimana censita. Ieri il rapporto della Federal Reserve (Beige book) ha testimoniato che la crescita Usa sta rallentando, con un passo 'tra il debole e il modesto'. Pesa la guerra dei dazi, ma anche un rallentamento della domanda interna.

 

In calo infine le quotazioni del petrolio: a New York, alla chiusura delle Borse europee, le quotazioni del Wti perdono lo 0,7% a 53 dollari al barile. Il prezzo dell'oro è in lieve rialzo a poco sotto 1.500 dollari l'oncia.

 

(La Repubblica)