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L'Ue avvisa l'Italia: “Deficit e debito aumentano. Forte l'impatto di Reddito e Quota 100 sulla spesa”

Bruxelles taglia le stime di crescita: «Non ci sono segnali di una ripresa significativa. Lo sforamento nel 2020 è di 16 miliardi. "Incertezza" sulle entrate dalla lotta all'evasione fiscale»

 

marco bresolin

Pubblicato il 07 Novembre 2019

Ultima modifica 07 Novembre 2019 16:11

 

DALL’INVIATO A BRUXELLES. L’economia italiana «non mostra ancora segnali di una ripresa significativa». Quest’anno la crescita sarà pressoché nulla (0,1%), ma soprattutto nei prossimi anni «deficit e debito pubblico aumenteranno» a causa della «debole crescita economica e dell’aumento della spesa per Quota 100 e reddito di cittadinanza», i due provvedimenti bandiera del governo gialloverde che l’attuale esecutivo Pd-M5S ha deciso di confermare e che faranno sentire il loro peso sulle casse pubbliche soprattutto nel 2020. Inoltre l’impatto delle misure per il contrasto all’evasione fiscale «è soggetto a qualche incertezza». La Commissione europea sta cercando di usare tutta la clemenza possibile con il governo italiano, ma il quadro che emerge dalle sue previsioni economiche è tutt’altro che rassicurante.

 

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Un buco da 16 miliardi

Anche perché i numeri di Bruxelles indicano chiaramente il rischio di una «deviazione significativa» dalle regole europee. Per valutarne il rispetto, la Commissione utilizza il parametro del deficit strutturale, ossia il disavanzo calcolato al netto delle misure una tantum e del ciclo economico. Nel 2020 l’Italia dovrebbe ridurlo dello 0,6% del Pil, mentre l’Ue ritiene che la manovra provochi un aumento consistente: dal 2,2% dovrebbe passare al 2,5%: tre decimali in più anziché sei in meno. Il divario è dunque pari allo 0,9% del Pil, che equivale a circa 16 miliardi di euro. Anche concedendo lo 0,2% di flessibilità chiesta dall’Italia per il piano contro il dissesto idrogeologico, la distanza dai parametri Ue rimane notevole.

 

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Impennata del debito

Tutto questo si traduce in un aumento del debito pubblico, che invece dovrebbe essere portato su una traiettoria discendente. Secondo Bruxelles, non solo quest’anno salirà al 136,2% del Pil (dal 134,8% dello scorso anno), ma continuerà a crescere anche l’anno prossimo (136,8%) e nel 2021 (137,4%). La Commissione rimarca inoltre che «i rischi per le prospettive di crescita rimangono al ribasso” perché “l’Italia è esposta a un ulteriore indebolimento dell’economia globale e al potenziale peggioramento delle condizioni finanziarie dato il suo elevato debito pubblico». Quest’anno la crescita non andrà oltre lo 0,1%, ma l’Ue ha rivisto al ribasso le sue stime per il 2020: solo 0,4% del Pil, tre decimale in meno rispetto alle previsioni di luglio (il governo vede invece uno 0,5%). Nonostante le debolezze del settore manifatturiero, secondo la Commissione la crescita economica potrebbe trovare un po' di ossigeno nelle «migliori condizioni finanziarie» e nella «diminuzione dell’incertezza politica» (le previsioni sono state scritte senza tenere conto degli sviluppi politici delle ultime ore che registrano un forte aumento delle tensioni nella maggioranza, ndr).

 

Male il mercato del lavoro

I tecnici Ue scrivono che «il mercato del lavoro ha mostrato resilienza di fronte al recente rallentamento economico», ma che «gli ultimi dati indicano un deterioramento»: il calo della produttività potrebbe spingere le aziende a «ridurre i posti di lavoro o a ricorrere a programmi di occupazione a breve termine». Per questo «è improbabile che il tasso di disoccupazione scenda, anche a causa del nuovo regime di reddito minimo che dovrebbe indurre progressivamente più persone a registrarsi ufficialmente come disoccupati». Nel triennio 2019-2021 il tasso di disoccupazione dovrebbe restare stabile al 10%.

 

(La Stampa)