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Visco: "Dall'Italia fuga di cervelli perché studiare rende meno"

Pressioni migratorie destinate ad aumentare, mentre la nostra popolazione invecchia: "Ci saranno 230 milioni di persone in movimento nel prossimo decennio"

 

08 Novembre 2019

 

MILANO - Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, torna sul tasto dolente della perdita di talenti in Italia. "Bisogna studiare di più, a scuola e durante la vita lavorativa. L'istruzione, in particolare quella universitaria, resta infatti un investimento redditizio". Ricordando i dati Ocse, Visco sostiene che "sebbene l'istruzione renda, in Italia, meno che nella media degli altri paesi dell'Ocse - fattore che alimenta la cosiddetta "fuga dei cervelli" - titoli di studio superiori hanno comunque un rendimento maggiore degli altri".

 

Intervenendo all'università di Cagliari in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico, Visco ricorda che "chi è più istruito ha infatti minori difficoltà a trovare un lavoro, ha carriere meno frammentate e guadagna salari più elevati". Inoltre, aggiunge, "bisogna studiare meglio. In Italia il dibattito sull'istruzione sembra essere rimasto bloccato alla contrapposizione tra la cultura 'umanistica' e quella 'tecnicoscientifica'. L'importanza di entrambe le discipline, invece, è oggi largamente riconosciuta", conclude il governatore.

 

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Il numero uno di Palazzo Koch torna poi su un tema caro, quello del peso dell'invecchiamento e delle migrazioni. "Soprattutto nei paesi avanzati le tendenze demografiche stanno mettendo sotto pressione le finanze pubbliche e spingendo al rialzo la dinamica del rapporto tra debito e prodotto. L'invecchiamento della popolazione determina una crescita delle spese per le pensioni e per l'assistenza sanitaria che, a parità di altre condizioni, causa un aumento del disavanzo e del debito. In Italia, grazie alle riforme della previdenza pubblica attuate negli ultimi tre decenni, questo fattore non ha più un grande peso", rimarca.

 

"Tra il 2020 e il 2030 il flusso di nuovi migranti potrebbe raggiungere la cifra record di circa 230 milioni di persone, quasi quanto la loro attuale consistenza. In Europa, tuttavia, gli arrivi previsti non basterebbero più a impedire una sensibile diminuzione del numero di persone in età attiva". Spiega ancora Visco: "Nei prossimi 25 anni il numero di persone di età compresa tra 20 e 64 anni scenderà di quasi 30 milioni in Europa, 6 dei quali in Italia. La stessa classe di età aumenterà fortemente, invece, in Africa e in Asia, rispettivamente di circa 570 e 290 milioni nelle previsioni delle Nazioni Unite: le risultanti pressioni migratorie saranno fortissime".

 

(La Repubblica)