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Nuovi tetti al Qe, ‘helicopter money’ e inflazione in picchiata: le carte di Lagarde per difendere l’euro dai falchi

 

Christine Lagarde si è appena insediata al vertice della Bce e già si trova a fronteggiare l’attacco dei falchi nemici del Qe rilanciato da Mario Draghi a settembre. Prima la Bundesbank, a inizio ottobre, ha fatto sapere che si opporrà a qualsiasi tentativo di alzare i limiti che l’Eurotower deve rispettare nell’acquisto dei titoli dei singoli Stati; poi mentre Lagarde non escludeva di poter acquistare qualche Green Bond lo stesso Jens Weidmann si è platealmente opposto nel corso di un convegno. E ancora: l’olandese Klass Knot, governatore della Banca centrale olandese e membro del consiglio direttivo della Bce, ha bollato come “sproporzionate” le ultime misure varate da Draghi.

Ecco nel clima decisamente teso che precede la prossima riunione di metà dicembre, Lagarde si trova come inaspettato alleato proprio l’inflazione. Per ottobre, l’Istat ha rivisto al ribasso la dinamica dei prezzi portandola allo 0,2% dallo 0,3% delle stime preliminari e sottolineando che si tratta del livello più basso da novembre 2016. L’andamento dell’Italia si inserisce nel più ampio quadro europeo dove prosegue la discesa dall’inflazione allontanandosi dell’obiettivo del “vicino, ma inferiore al 2%” fissato dai trattati. Secondo la lettura finale di Eurostat, il tasso di inflazione si è attestato a ottobre allo 0,7% su base annua contro lo 0,8% del mese precedente. Un anno fa i prezzi erano saliti del 2,3%.

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“L’inflazione nell’area dell’euro – ha detto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco – rimane a livelli ancora troppo bassi, spingendo al ribasso di nuovo le aspettative inflazionistiche di breve periodo. Il rischio di disancoraggio delle aspettative di medio-lungo periodo è riemerso”. Visco ha indirettamente replicato anche a Knot perché parlando dell’azione della Bce ha detto: “La risposta del consiglio direttivo è stata tempestiva, appropriata e proporzionata”.

Insomma i dati macroeconomici confermano che Draghi si è mosso con tempestività come se avesse scrutato oltre le nubi l’arrivo della tempesta. La nuova edizione del Quantitative easing è infatti partita a novembre e la lettura dei numeri non può che placare gli animi dei falchi anche perché la stessa Bundesbank avverte che la Germania rischia di entrare in recessione tecnica.

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Il rigore dei falchi però non conosce ragioni e questo anche nonostante l’ultimo sondaggio condotto da Reuters fra gli economisti, secondo cui è anche aumentato il rischio di una recessione nella zona euro nei prossimi due anni. Anche perché molti temono che l’ultimo pacchetto di interventi non sia sufficiente: soprattutto se non saranno rivisti i limiti fissati nel 2015 all’avvio del Qe.

In base alle regole attuali, la Bce può comprare titoli di un paese in proporzione alle dimensioni della sua economia e della sua popolazione e, comunque, in una misura non superiore ad un terzo dello stock del suo debito. I limiti servono ad evitare che la Bce si trovi in una posizione predominante fra i creditori – con tutte le conseguenze che ciò potrebbe avere in caso di ristrutturazione del debito – o che, di fatto, si trovi a finanziare un singolo paese. Il problema è tutt’altro che secondario perché al ritmo di 20 miliardi di euro di acquisti al mese il limite di titoli tedeschi verrà raggiunto rapidamente (a meno che – ed è alquanto improbabile – Berlino aumenti il proprio debito): con uno stock di 1.113 di miliardi di euro di debito, Francoforte può comprare al massimo titoli per 367 miliardi, ma in cassa ne ha già 325. La situazione rischia di essere complicata anche per Francia e Spagna: i margini sono di 160 miliardi per Parigi e 50 per Madrid. Nessun problema, invece, per l’Italia: la Bce può arrivare a 611 miliardi ed è ferma a 366, ma è evidente che i tedeschi non accetterebbero che Francoforte continuasse a comprare solo Bot e Btp.

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Lo scontro è solo all’inizio, ma potrebbe spostarsi presto su un piano ancora più alto. Prima di lasciare Francoforte, Draghi non si è spinto fino a dire “soldi gratis a tutti gli europei”, ma ha aperto una porta a Christine Lagarde indicandole una nuova opzione: un ‘helicopter money’ coordinato dalla Bce insieme ai governi dell’Eurozona. Un’iniezione di liquidità diretta nelle tasche dei cittadini con il preciso obiettivo di far salire l’inflazione, ma all’interno di uno schema di regole ben definito. La ricetta è quella messa nero su bianco dal mentore dell’ex presidente della Bce, Stanley Fischer, in un documento pubblicato ad agosto da BlackRock.

D’altra parte il mantra di Draghi era che la politica monetaria “non ha finito gli strumenti o esaurito l’efficacia, continuerà ad agire”, ma se ci fosse un’adeguata politica fiscale “sarà più efficiente e rapida. Ci serve una strategia economica coerente nella zona euro, che completi l’efficacia della politica monetaria” per questo ha chiesto “un maggiore contributo alle politiche fiscali”. Dal punto di vista pratico, per Fischer, l’Eurozona avrebbe già tutti gli strumenti per farlo: con una maggioranza qualificata dei 2/3, il consiglio della Bce potrebbe avviare un Tltro perpetuo mirato a finanziare prestiti bancari gratuiti per ogni cittadino europeo. Un bazooka per l’economia del Vecchio continente. Toccherà a Lagarde decidere come rispondere all’attacco dei falchi.



(Business Insider Italia)