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Manovra, mancano 700 milioni. Norme a rischio ammissibilità

Nel vertice convocato per domani Conte dovrà decidere cosa inserire e cosa togliere nel maxiemendamento che andrà al voto di fiducia

 

di VALENTINA CONTE

15 Dicembre 2019

 

ROMA - All'appello mancano 600-700 milioni. Misure riscritte, potenziate, inserite ex novo nella manovra. Ma non coperte. I tecnici della Ragioneria dello Stato ci lavorano da venerdì sera. E così sarà ancora oggi e domani, quando non prima del pomeriggio sarà definito il testo da mandare in aula al Senato per il voto. Un testo cruciale, immodificabile dalla Camera dove arriverà per fare solo passerella. I tempi sono talmente stretti che, per evitare di sforare oltre il 31 dicembre e così far scattare l’esercizio provvisorio, quest’anno la legge di Bilancio si limiterà a due passaggi (dal Senato alla Camera) e non tre. La Camera ratificherà e basta, senza possibilità di emendare. È successo solo tre volte nella seconda Repubblica e sempre con governi in crisi (2010, 2011, 2016).

 

I conti dunque non tornano. Al punto che la Ragioneria potrebbe non bollinare le poste scoperte di entità rilevante. Anche il Quirinale è in fibrillazione per la confusione e l’inserimento di norme improprie nel testo. L’opposizione - e non solo - scalpita per la Camera trasformata in passacarte. Mentre il governo è appeso all’ennesimo vertice politico che il premier Conte sarà costretto a convocare domani per decidere cosa mettere o togliere dal maxiemendamento finale su cui verrà chiesto, con ogni probabilità, il voto di fiducia.

 

Desta molte perplessità la valanga di micronorme piombate e poi votate nottetempo in commissione Bilancio del Senato. Insieme valgono all’incirca 50 milioni: dal milione all’anno per tre anni ai carnevali storici e altrettanti per le bande musicali ai 100 mila euro all’anno, sempre per tre anni, destinati allo studio preliminare di un non ben precisato “volo turistico”. Dai 300 mila euro per la Lega delle autonomie italiane agli 800 mila euro ai festival del cinema italiano all’estero del programma “Vivere all’italiana”. Dai 150 mila euro per l’anniversario di Roma capitale d’Italia al milione e mezzo in tre anni per gli spot anti-abbandono degli animali. Spunta anche una nuova Carta nazionale giovani (15 milioni nel triennio).

 

E un “fondo Megalizzi” per sostenere le radio universitarie (solo 1 milione nel 2020), intitolato al giornalista Antonio Megalizzi, ucciso un anno fa nell’attentato dell’Isis a Strasburgo. Alcune di queste micronorme potrebbero essere sacrificate. Mentre manca ancora la copertura dell’articolo 55 bis (21,6 milioni nel triennio) che consente all’Inps di assegnare incarichi da 35 ore settimanali ai medici fiscali. Forti dubbi di legittimità poi sull’articolo 18-quinquies - sponsorizzato da Nicola Morra, presidente M5S della commissione Antimafia - che decurta l’indennità di risultato ai dirigenti pubblici restii a mettere online i dati previsti dalla legge sulla trasparenza. Si tratta di una norma non finanziaria (cosiddetta “ordinamentale”) e in quanto tale estranea alla legge di Bilancio. Altri problemi sembrano derivare dagli articoli su enti locali e difesa, anche qui per carenze di copertura.

 

Tra le novità dell’ultima ora votate in commissione Bilancio del Senato si registra il ritorno dello sconto fiscale sui prodotti delle trivelle: meno royalties, ma solo per i piccoli impianti che estraggono gas. Mentre il relatore della manovra Dario Stefano (Pd) conferma le 1.200 borse di studio ai medici specializzandi. Esulta infine la viceministra dell’Economia Laura Castelli (M5S): «Piano record per i disabili, abbiamo stanziato 1,3 miliardi».

In realtà, le risorse fresche - tolti i fondi esistenti - sono meno della metà: 581 milioni, di cui appena 79 nel 2020. Un anno fa il governo gialloverde prometteva 3 miliardi per i disabili. Il leader della Lega Matteo Salvini minacciava di non votare il reddito di cittadinanza senza quei soldi. Mai arrivati.

 

(La Repubblica)