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Vince la rivoluzione digitale in azienda e in studio

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Imprese e professionisti che hanno puntato sulle varie forme di intelligenza artificiale hanno migliorato produttività e fatturati. Risparmiando tempi e risorse. Al contrario chi rifiuta di mettersi al passo è destinato a restare indietro

 

di Marino Longoni mlongoni@italiaoggi.it

 

Nessun dorma. Il processo di digitalizzazione non si può fermare, anzi, è facile prevedere che andrà avanti in modo sempre più veloce. Imprese e studi professionali che sapranno cavalcarlo con convinzione e con competenza avranno guadagni competitivi sempre maggiori. Al contrario chi rifiuterà di mettersi al passo è destinato a restare indietro. Il messaggio che emerge da un approfondito studio di I-com, pubblicato in esclusiva da ItaliaOggi Sette, è chiaro. Chi ha investito sull'intelligenza artificiale, che è uno degli strumenti più innovativi del processo di digitalizzazione, ha ottenuto una riduzione dei costi, una maggiore efficienza, una migliore capacità di gestione dei clienti, la possibilità di pianificare e programmare in tempo reale, un aumento della flessibilità e infine una crescita della competitività e, soprattutto, dei ricavi.

 

E se la digitalizzazione è un driver importante per aziende e pubblica amministrazione lo è ancora di più per i professionisti, sempre che la smettano di subire passivamente l'evoluzione tecnologica e comincino a cambiare prospettiva, pensando al digitale come una possibile fonte di reddito e non come un fastidioso obbligo normativo o un costo difficile da ribaltare sui clienti.

 

Anche perché, se fino a qualche anno fa era possibile vivere di rendita per dieci o vent'anni con le conoscenze acquisite, oggi ciò è fuori discussione. Tutto cambia in modo sempre più veloce: le esigenze dei clienti, gli strumenti tecnologici, l'ambiente normativo, le condizioni del mercato. Ogni cinque anni bisogna sapersi reinventare.

 

I professionisti che hanno già adottato questo approccio hanno sperimentato che l'evoluzione tecnologica è in grado di far risparmiare tempo e risorse, e questo consente di proporre alle aziende servizi ad alto valore aggiunto. Quello che non sono più disposte a pagare per la tenuta della contabilità o gli adempimenti fiscali, sono invece disposte a pagare per servizi innovativi in tema di controllo di gestione, audit, consulenza direzionale. Si parla tanto di big data: i commercialisti gestiscono masse enormi di dati aziendali, ma non sempre li sanno utilizzare. Camminano sopra un giacimento di petrolio e non si rendono conto del suo valore.

 

Uno studio che gestisce la contabilità per mille clienti ha in mano un big data di enorme valore, basterebbe saper usare bene excel per cominciare a far fruttare questi dati, trasformandoli in servizi aggiuntivi da offrire alle aziende. L'obbligo di fatturazione elettronica, vissuta da molti professionisti e dai loro clienti come un incubo, è invece stato utilizzato dagli studi più innovativi come uno straordinario volano di business intelligence.

 

La riforma della crisi d'impresa, con tutti i problemi che non mancherà di creare agli imprenditori e ai loro consulenti, può però diventare uno stimolo fondamentale per approfondire la business intelligence: amministratori, soci, sindaci e revisori sono infatti molto più responsabilizzati ed hanno l'esigenza di tenere costantemente sotto controllo la situazione finanziaria dell'azienda con verifiche almeno trimestrali se non vogliono, quando si dovesse presentare una seria crisi di liquidità, pagare di persona. E chi meglio del commercialista può offrire un servizio di questo tipo in grado non solo di tranquillizzare i responsabili aziendali, ma anche di segnalare i possibili fattori di crisi prima che questi diventino difficili da gestire?

 

Di questi temi e di molto altro ancora si discuterà nel forum dei dottori commercialisti organizzato da ItaliaOggi all'hotel Melià di Milano nei giorni 13, 14 e 15 gennaio.

 

13/01/2020

(Italia Oggi)