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Dazi, la firma dell'accordo tra Usa e Cina. Trump: "Storico, andrò in visita in futuro non lontano"

Alla Casa Bianca la cerimonia per sancire l'intesa di fase 1 in tema commerciale. Ma non mancano i dubbi degli osservatori: le tariffe restano in gran parte in vigore, i veri nodi sono solo rimandati

 

15 Gennaio 2020

 

MILANO - "Facciamo un passo mai fatto prima con la Cina", un "passo avanti verso scambi commerciali corretti" che "riscrive gli errori del passato" e garantisce "un futuro di giustizia agli agricoltori, ai lavoratori e alle famiglie americani". Il presidente Usa, Donald Trump, ha ringraziato il presidente cinese Xi Jinping ("un mio grande amico, che ci sta seguendo") nel discorso che, alla Casa Bianca, ha introdotto la firma sull'accordo di fase 1 tra le due superpotenze economiche in tema commerciale. Il presidente americano - in un discurso di tre quarti d'ora - l'ha definito un passaggio "storico" e ha assicurato che visiterà la superpotenza asiatica in un "futuro non lontano".

 

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E' stato, dopo un lungo ascolto silenzioso dei discorsi americani, il vice premier cinese Liu He a leggere una lettera del presidente Xi indirizzata al leader americano. "L'accordo commericale dimostra che Cina e Usa possono appianare le differenze e trovare soluzioni ai problemi basate sul dialogo", uno dei passaggi della missiva nella quale si auspica che gli States trattino le compagnie asiatiche in modo equo e supportino la collaborazione a tutti i livelli tra le due parti.

 

La cerimonia alla Casa Bianca ha sancito l'intesa che comprende trasferimenti di tecnologia, proprietà intellettuale, prodotti alimentari e agricoli, servizi finanziari ed espansione del commercio. La Cina aumenterà significativamente le importazioni di prodotti agricoli dagli Usa, come carne di maiale, pollame, fagioli di soia, grano, mais e riso, uno dei punti a cui teneva maggiormente Trump. Il presidente ha rimarcato che gli investimenti cinesi (nell'ordine dei 50 miliardi per ciascuno) riguarderanno anche il settore dell'energia e i servizi finanziari, così come ci sarà collaborazione in tema di svalutazioni monetarie competitive e stretti paletti sul tema. Gli Usa dal canto loro revocheranno il rischio di nuove tariffe al 15% che sarebbero scattate il 15 dicembre scorso su quasi 160 miliardi di dollari di prodotti made in China, a cui Pechino avrebbe risposto con tariffe su 3.300 prodotti statunitensi.

 

Ma non è stata una vigilia euforica, dopo giornate positive sui mercati nonostante le tensioni con l'Iran. Nelle ore che hanno preceduto la conferenza della Casa Bianca è emerso che Washington non eliminerà i dazi al 25% su 250 miliardi di dollari di importazioni cinesi, mentre verranno ridotte al 7,5% (dal 15% attuale) le tariffe su 120 miliardi di dollari di prodotti cinesi. Per toglierle sarà verosimilmente necessario attendere il voto del prossimo novembre. Anzi, il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, ha approfittato di una intervista a Cnbc per chiarire che gli Stati Uniti sono pronti ad aumentare i dazi sui prodotti cinesi, se la controparte non rispetterà gli impegni presi. Di nuovo Trump ha spiegato che i dazi verranno rimossi con la definizione della fase 2 dell'accordo, per la quale le discussioni inizieranno a breve: gli Usa si sono voluti tenere in mano carte da giocare sul secondo tavolo. "Non ci aspettiamo sia necessario un accordo di fase 3", ha detto.

 

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Questo e altre riflessioni hanno fatto propendere i mercati per un approccio cauto, soprattutto in Europa, mentre Wall Street è stata capace di aggiornare i suoi record. Ha rimarcato ad esempio Intesa Sanpaolo nel suo report mattutino che l'accordo "al di là della stabilizzazione temporanea dell'incertezza, non va sopravvalutato. Infatti, le questioni più controverse nelle trattative sono rimaste fuori e saranno discusse nella fase 2, con potenziali ricadute sull'incertezza nel 2021". Inoltre, "anche l'accordo della fase 1 mantiene meccanismi di controllo da parte degli Usa di adempimento degli impegni da parte della Cina (con possibili rialzi dei dazi in caso di inadempienza), in occasione degli aggiornamenti periodici, almeno semestrali, che faranno parte dell'intesa".

 

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Bloomberg ha messo in evidenza come la struttura stessa dell'intesa sia atipica per i trattati commerciali americani, in quanto permeata di un 'dirigismo socialista' che arriva ad indicare per filo e per segno come Pechino utilizzerà i soldi messi sul tavolo per acquistare prodotti Usa, invece di definire la cornice regolatoria e poi lasciare al mercato la libertà d'azione. Ci si chiede, soprattutto, se al di là delle imposizioni reciproche e degli ultimatum i legami economici e tecnologici tra le due superpotenze in lotta potranno mai essere un po' più distesi e collaborativi.

 

(La Repubblica)