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Tutti pazzi per il debito pubblico: caccia ai bond a lunga scadenza

Le prime aste di titoli di Stato dell'anno hanno registrato domanda record in Italia, Spagna, Belgio, Cipro e Irlanda. Gli investitori vanno in cerca di rendimenti, premiando la periferia dell'Eurozona e le lunghe scadenze. Sui Btp, però, pesa l'incognita della tenuta della maggioranza: occhi sul voto in Emilia Romagna

 

di RAFFAELE RICCIARDI

18 Gennaio 2020

 

MILANO - Con secchi dribbling alle incertezze di governo, tanto a Madrid quanto a Roma, è stato un inizio anno ad alto gradimento per le emissioni di titoli di Stato. Complice il rinnovato interventismo della Bce sul mercato - con la ripresa del piano d'acquisto del Quantitative easing, incardinato prima della transizione Draghi-Lagarde - sembra che gli investitori facciano a sportellate per prestare denaro ai governi dell'Eurozona.

 

Con le tensioni geopolitiche latenti sui mercati e una mole di titoli a tasso negativo che resta in circolazione, ogni spiraglio per raccogliere un po' di rendimento senza grandi rischi è buono. E per cercare di guadagnare qualcosa di più, gli operatori sono particolarmente attratti dalle emissioni che hanno scadenze più lunghe e - proprio per questo - gratificano maggiormente i prestatori di denaro.

 

Nei giorni scorsi la Spagna ha alzato l'asticella dei record a 53 miliardi: a tanto sono arrivate le domande per sottoscrivere il suo ultimo titolo decennale, assegnato per 10 miliardi. Ma l'Italia non è stata a guardare: sul Tesoro sono piovuti poco meno di 48 miliardi di euro di ordini per il nuovo Btp trentennale da 7 miliardi, con rendimento del 2,5 per cento. Un titolo che ha attratto investitori di 35 Paesi e per due terzi è stato assegnato all'estero. Tra gli operatori si sono così confermate le buone impressioni delle prime uscite sul mercato, con scadenze tra i tre e venti anni, che avevano già registrato una domanda sostenuta. D'altra parte, lo spread tra il nostro titolo decennale e quello tedesco (che in questi giorni staziona tra 155 e 160 punti base) resta tra il più elevato dell'area Euro, Grecia (di poco) a parte.

 

Ma il movimento è esteso: Belgio, Cipro e Irlanda - nota il Financial Times - hanno tutte stabilito i nuovi primati di richieste nelle loro aste più recenti. "Le emissioni di gennaio sono state finora in linea con l'anno scorso, ma senz'altro la domanda è stata sostenuta", commenta Luca Cazzulani, specialista del reddito fisso in Unicredit. Il gennaio 2019 si era chiuso infatti con aste per 104 miliardi, a questo punto del mese siamo già a quota 71. Ma quel che colpisce è soprattutto l'interesse degli investitori. Come si spiega? "La curva dei rendimenti tedeschi è interamente negativa, quella francese quasi. I Paesi che sono un po' più indietro nella scala dei rating offrono condizioni interessanti per gli invesititori". Significativo a questo proposito quanto avvenuto la scorsa settimana: Berlino ha messo in asta un decennale al -0,25%, ricevendo 'solo' 4,2 miliardi di domanda per 5 miliardi offerti. "Non è un evento clamoroso - spiega Cazzulani - ma dimostra a quali difficoltà va incontro chi si presenta sul mercato a queste condizioni".

La fotografia del debito italiano quotato: le colonne indicano la vita media, la linea rossa il costo all'emissione e quella tenue il costo medio

 

 

La fotografia del debito italiano quotato: le colonne indicano la vita media, la linea rossa il costo all'emissione e quella tenue il costo medio

 

L'anno, visto con l'occhio di chi deve chiedere denaro a prestito per far quadrare i conti, è dunque iniziato sotto i migliori auspici. Dalla banca si attendono che l'Italia ricorra al mercato per raccogliere 240-245 miliardi, in linea con quel che si è visto nel 2019 (che è andato in archivio con un calo del costo del debito dal 2,71 al 2,58 per cento). Una cifra frutto di circa 203 miliardi di titoli in scadenza e di un bisogno di cassa aggiuntivo poco sotto i 45 miliardi. Dopo la sbornia di gennaio, che ha solitamente un'agenda ricca di aste, gli analisti di JP Morgan mettono in conto che nell'Eurozona ci saranno emissioni nette di 188 miliardi nel corso del 2020: mai, dalla crisi finanziaria, si era visto un livello così basso. Anche se i governi sembrano più propensi ad allargare i cordoni delle loro borse per investire (soprattutto nel contrasto al cambiamento climatico), sui mercati non si dovrebbero dunque riversare quantità di obbligazioni tali da non incontrare acquirenti pronti a mettersele in portafoglio.

 

Per quel che ci riguarda più da vicino, il legaccio che correla l'andamento dei Btp con la tenuta della maggioranza resta ben stretto. Passato lo scoglio della Consulta sul referendum elettorale, che sarebbe stato foriero di incertezze, "tutti gli occhi si posano sulle elezioni regionali in Emilia Romagna", hanno scritto di recente gli analisti di Unicredit. Una sconfitta di Pd e M5s riscalderebbe il clima: ad oggi l'Italia paga un "premio politico" di 30-40 punti base sui suoi Btp decennali, a livelli storicamente bassi. C'è spazio dunque per una risalita dello spread in area 200 punti, con fughe ulteriori in alto se le urne emiliane dovessero generare nella maggioranza una tensione tale da mettere a repentaglio la tenuta del governo.

 

(La Repubblica)