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Gli hacker diventano la prima minaccia per le aziende. Salgono le paure legate al cambiamento climatico

Il barometro di Allianz sui rischi percepiti dalle società di tutto il mondo. In Italia resta al primo posto la "interruzione di attività"

 

18 Gennaio 2020

 

Gli attacchi hacker e la sicurezza informatica in genere diventano la prima minaccia per le aziende. Lo rileva il barometro pubblicato annualmente da Allianz, che traccia quali sono i maggiori rischi percepiti dagli imprenditori a livello globale. Anche in Italia la paura di intrusioni dalla rete web è molto forte, ma resta al secondo posto; da noi, infatti, in cima si conferma la cosiddetta "interruzione di attività", ovvero la necessità di sospendere il normale ciclo produttivo, anche per problemi alle forniture. Ma il distacco tra i due spauracchi è ormai minimo.

 

"Per la prima volta in assoluto, nella nona edizione dell'Allianz Risk Barometer 2020, i rischi informatici (39% delle risposte) rappresentano il rischio aziendale maggiormente percepito a livello globale, facendo passare al secondo posto l'interruzione di attività (Business interruption, BI) con il 37% delle risposte - spiega Allianz - La consapevolezza della minaccia informatica è cresciuta rapidamente negli ultimi anni, spinta dalle aziende che si affidano sempre più ai dati e ai sistemi IT e da una serie di importanti incidenti. Sette anni fa si era classificata solo al 15° posto con appena il 6% delle risposte".

 

Tra le paure registrate ancora a livello globale, crescono i cambiamenti nella legislazione e nella regolamentazione (n° 3 con il 27%) e il cambiamento climatico (n° 7 con il 17%). Quest'ultimo, d'altra parte, è il tema del momento e ha conquistato anche la platea di Davos: secondo il World economico forum è addirittura il primo spauracchio finanziario globale. Al di là del clima sono soprattutto la guerra commerciale USA-Cina, nonostante l'accordo di fase 1, la Brexit e il riscaldamento globale le preoccupazioni crescenti per aziende e nazioni.

 

Per quanto riguarda i timori sull'ambiente, il settimo posto è il più alto mai raggiunto da questa voce. La percezione di rischio cambia per altro a seconda della mappa geografica: il clima è tra i primi tre rischi percepiti nella regione Asia-Pacifico secondo gli intervistati in Australia, Hong Kong, India e Indonesia. L'aumento delle perdite è il rischio che le aziende temono maggiormente (49% delle risposte). La crescita del livello dei mari, l'aumento della siccità, le tempeste sempre più violente e le inondazioni massicce rappresentano, infatti, una minaccia per le fabbriche e le altre risorse aziendali, nonché per i collegamenti e le infrastrutture di trasporto e di energia che legano tra loro le supply chain. Inoltre, le aziende sono preoccupate per gli impatti operativi (37%), come la delocalizzazione delle strutture, e per i potenziali impatti sul mercato e sulle normative (35% e 33%). Le aziende potrebbero doversi preparare, infine, a un maggior numero di controversie in futuro: contro i colossi del carbone sono già stati presentati molti ricorsi negli Stati Uniti e in altri 30 paesi di tutto il mondo.

 

In Italia, i rischi maggiormente percepiti dalle aziende sono l'interruzione di attività, al primo posto con il 51% delle risposte, seguita dai rischi informatici (49%, in crescita rispetto al 38% del 2019). Al terzo posto il danno reputazionale o d'immagine (29%), che nell'ultimo anno ha scalato ben due posizioni superando le catastrofi naturali, quarte con il 20%.

 

(La Repubblica)