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Usa-Cina, dietro i muscoli di Trump c'è il timore di perdere la leadership tecnologica. A cominciare dal 5G

Le accuse della Casa Bianca a Huawei sono mirate: gli States non hanno un campione in grado di dominare le connessioni del futuro. Anche l'Università americana ha perso smalto: mezzo milione di talenti scientifici è rientrato in Cina. E su droni, intelligenza artificiale e riconquista della luna Pechino è in vantaggio

 

di MAURIZIO RICCI

18 Gennaio 2020

 

Dietro le ricorrenti offensive di Donald Trump contro Huawei, il gigante cinese delle tlc, c'è un elemento semplicissimo: non esiste oggi, negli Usa, un protagonista del futuro a 5G. A livello mondiale, il 5G è affare dei cinesi (Huawei, Gte) o degli europei (Ericsson, Nokia). Il buco ha conseguenze a lungo raggio. Per arrivare all'auto senza guidatore, ad esempio, Intel sta lavorando a chip sempre più potenti. In Cina, invece, la strategia è di scaricare il grosso della potenza di computer necessaria sulla infrastruttura urbana, ovvero la rete 5G, alleggerendo il peso sulla singola vettura. Un po' come il confronto fra tecnica del megachip e logica del cloud, i servizi Internet in rete. Altrove, si è visto che il futuro è del cloud. Per l'auto a guida autonoma - quando mai arriverà - vedremo. Quello che è già chiaro, però, è che, in materia di tecnologia, Cina e Usa giocano nello stesso campionato. Anzi, la partita dell'high-tech è un testa a testa. Neanche: forse sta vincendo Pechino.

 

A dirlo sono gli stessi americani. Gli Science and Engineering Indicators sono un rapporto che la massima istituzione scientifica americana, la National Science Foundation, pubblica ogni due anni. "Gli Usa - dice l'edizione appena uscita - sono visti globalmente come un importante leader, ma non un leader incontestato". Follow the money, anzitutto: ancora al 2017, l'America assorbiva il 25 per cento della spesa mondiale in R&S, ricerca e sviluppo. La Cina il 23 per cento. Ma i dati preliminari per il 2019, avverte la Nsf, dicono che, sul limitare di una spesa nazionale intorno ai 600 miliardi di dollari l'anno, Pechino è passata davanti.

 

Non è l'unica spia rossa che fanno scattare i numeri. La storica attrazione che le università americane esercitano su ricercatori e scienziati stranieri si sta indebolendo. Dal 2016 (quando Trump ha cominciato a mettere mano alla politica dell'immigrazione) il numero degli studenti stranieri in America è diminuito del 4 per cento. Soprattutto, si riduce la fascia cruciale, quella più importante: il numero di studiosi che resta negli Usa, anche cinque anni dopo aver conseguito il Ph.D.. I cinesi che rientrano in questa categoria si sono ridotti del 9 per cento. Si calcola che mezzo milione di talenti scientifici sia rientrato, in questi anni, in Cina. E lavora un sacco: l'anno scorso, le riviste scientifiche hanno pubblicato più ricerche dalla Cina che dagli Stati Uniti.

 

La qualità, naturalmente, non si misura all'ingrosso, come il numero di articoli. Ma quando la massa bruta di un mercato - gli smartphone - diventa 4,5 volte quella del concorrente, i risultati si vedono. Siamo abituati a guardare a Facebook, Google, Apple. Ma a gigante risponde gigante: Alibaba, Pinduoduo, Tencent, Baidu, WeChat. E la sensazione del momento, anzi la supernova della rete, è TikTok, il sito dei videoclip da consumare come in un fast food. E TikTok è cinese.

 

Ma qui non contano solo le mode di Internet. Fare una lista dei prodotti a più alto tasso di futuro nell'high-tech è azzardato. Ma limitiamoci a quelli di cui si parla di più: le tlc, i robot, i droni, le auto elettriche, l'intelligenza artificiale, lo spazio. Del 5G abbiamo detto. La Cina è oggi il più grande mercato per i robot industriali (in gran parte, per ora, importati). Ha ben 40 aziende che producono auto elettriche e, infatti, è leader nella produzione delle batterie che li alimentano (e i concorrenti non sono né americani, né europei, ma giapponesi e coreani): il risultato è che metà delle auto elettriche del mondo stanno in Cina. Ha, con Dij, il maggior produttore mondiale di droni industriali e per divertimento. E due terzi dell'investimento mondiale sull'intelligenza artificiale avvengono in Cina. I leader cinesi, poi, non sono i primi a pensare che la ciliegina sulla torta, in queste cose, venga dallo spazio. Se i programmi saranno rispettati, il primo messaggio di un uomo (o una donna) dall'altro lato della Luna sarà in mandarino.

 

(La Repubblica)