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Quanto durerà? Dopo il picco ce ne sarà un altro, e poi un altro, e un altro… e la ‘normalità’ non tornerà più. Tanto vale prepararsi

Mariella Bussolati 24/3/2020 9:10:51 AM 498346

 

Stiamo tutti aspettando il picco. Riteniamo che sarà un momento liberatorio, quello che segna l’uscita dal coronavirus. Eppure una volta raggiunto, la malattia non cesserà, non è detto neppure che inizi una rassicurante discesa. L’andamento infatti, più probabilmente procederà per picchi successivi, magari di volta in volta più bassi, ma anche la fase di discesa prevederà misure di prevenzione, perché la sensazione di essere fuori potrebbe provocare nuovi contagi.

 

Finirà solo quando non ci saranno casi per un lungo periodo di tempo, quando la maggior parte delle persone saranno diventate immuni, forse, ma non è ancora confermato, se dovessero cambiare le condizioni climatiche. Eppure Boris Johnson ha dichiarato che basteranno 12 settimane per uscirne. Il governo statunitense parla di 18 mesi.

 

La normalità invece non tornerà così rapidamente e per certi aspetti forse non tornerà affatto. Ed è difficile indicare un termine.

 

Una ricerca dell’Imperial College di Londra ha però analizzato l’andamento e ha simulato come potrebbe procedere. Il modo più efficace di debellare il coronavirus è che andranno adottati interventi multipli che agiscano sulla trasmissione.

Secondo i ricercatori ci sono due possibili modi di agire:

 

- la mitigazione, che punta a rallentare il contagio, riducendo il numero dei ricoveri in ospedale e proteggendo chi è più a rischio;

- oppure la soppressione, che dovrebbe ridurre i casi al minimo, mantenendo poi questa situazione per sempre.

 

La mitigazione, che si potrebbe limitare all’isolamento dei casi sospetti, la quarantena per chi è stato vicino a loro, una protezione speciale per gli anziani e le persone a rischio, potrebbe ridurre il picco di 2/3 e le morti della metà. Ma il virus rimarrebbe comunque in circolazione.

 

In uno studio sulle misure di mitigazione applicate in Italia, ricercatori dell’Istituto Interscambio Scientifico, Università di Torino e Cuebic srl, hanno visto che dal blocco totale del 9 marzo la mobilità è scesa del 50 per cento. Sarebbe meglio dunque puntare a una soppressione, che prevede che non ci sia più nessuna trasmissione.

 

In questo caso tutte le misure, e in particolare la richiesta di stare a casa e la chiusura delle scuole, vanno prese contemporaneamente e vanno mantenute in via continuativa almeno per cinque mesi, con primi risultati visibili in tre mesi.

 

Le misure severe potrebbero essere poi assumere forma intermittente, o essere adottate in modo parziale, per esempio chiudendo le scuole o chiedendo alla gente di restare a casa, intervenendo in modo immediato appena il numero dei malati dà segni di aumento. Questo comportamento andrebbe seguito per due anni o fino a quando il virus sarà scomparso. E dovrebbe avvenire a livello globale, perché ormai siamo tutti interconnessi, altrimenti tutto ricomincerebbe.

 

Le analisi dei dati cinesi rivelano che il 50 per cento dei portatori non sono stati riconosciuti in tempo.

 

I calcoli sono stati fatti partendo dalla considerazione che la contagiosità sembra essere valida da 12 ore prima della comparsa dei primi sintomi e per 4,6 giorni dopo che se ne sono andati. Si pensa anche che chi prende la forma asintomatica sia pericoloso: ha una infettività pari al 50 per cento di quella sintomatica.

 

Se le misure stringenti continuassero, l’andamento potrebbe essere quello indicato dal grafico qui sotto, dove la linea arancione indica le ammissioni in terapia intensiva.

 

 

 Imperial College COVID-19 Response Team

 

Tutte le volte che il picco viene di nuovo raggiunto, per esempio con 100 casi per settimana, è indispensabile chiudere di nuovo scuole e attività e proporre la distanza sociale.

 

Ma le misure possono essere interrotte quando i casi scendono sotto i 50. Questo permetterebbe di affrontare situazioni che sono già al limite, come quelle che riguardano chi ha problemi di depressione o ansia, gli anziani che rischiano di essere ancora più soli, le vittime di volenza domestica.

 

I ricercatori identificano anche il grado di isolamento: quello efficace deve portare a una riduzione del 75 per cento dei contatti.

 

Secondo il modello dell’Imperial College il contenimento dovrà essere in forza per almeno i due terzi del tempo, vala dire dovrà per esempio valere per due mesi seguiti da un mese di apertura. E questo viene ribadito, fino a quando non sarà disponibile un vaccino che si ritene non possa arrivare prima di un anno e mezzo, ammesso che sia efficace e che sia possibile fornirlo in massa.

 

Si potrebbe pensare che un modo di risolvere la situazione è quello di lasciar correre i contagi ma aumentare le postazioni di terapia intensiva per curare più persone. I ricercatori però non ritengono che questo possa risolvere il problema. Senza il distanziamento si ammalerebbe l’80 per cento della popolazione e ci sarebbe un picco di mortalità in tre mesi. Hanno anche calcolato che potrebbero diventare 510 mila in Inghilterra e 2,2 milioni negli Stati Uniti.

 

In poche parole ci troviamo di fronte a una situazione di lungo periodo, che sarebbe meglio considerare come l’inizio di un modo di vivere completamente diverso.

 

Sarebbe dunque più opportuno, invece che aspettare che tutto si risolva, iniziare a organizzarsi diversamente.

 

(Business Insider Italia)