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Voli cancellati, Ue avverte le compagnie aeree: "I viaggiatori hanno diritto al rimborso"

Il portavoce della Commissione, Stefan de Keersmaecker, ribadisce qual è il diritto comunitario in caso di voli cancellati. Molti vettori stanno iniziando a non rispondere più alle legittime richieste dei clienti rimasti a terra

 

di FEDERICO FORMICA

06 Aprile 2020

 

Il momento è difficile, ma questo non è un buon motivo per mettere in secondo piano i diritti dei viaggiatori. In estrema sintesi è il senso delle parole di Stefan de Keersmaecker, portavoce della Commissione europea. Il riferimento è alle compagnie aeree che, con il dilagare del Coronavirus, hanno dovuto cancellare in massa i voli. Società che, in diversi casi, non stanno rimborsando i passeggeri.

 

“Siamo consapevoli delle difficoltà senza precedenti delle compagnie aeree", ma "i diritti dei passeggeri sono protetti dalla legge nell'Ue", ha spiegato il portavoce. "Le compagnie devono offrire ai passeggeri la scelta tra un rimborso e un cambio di biglietto. Dato che il cambio di biglietto non è sempre disponibile in queste circostanze, i passeggeri devono essere rimborsati". La restituzione dei soldi spesi per un biglietto non fruibile è stabilita dal regolamento 261 del 2004 una “bibbia” europea in materia dei diritti dei passeggeri. Se il volo viene cancellato, il rimborso non può essere negato per alcun motivo. Durante i primi giorni di marzo, quando l’Italia era praticamente l’unico Paese - Cina a parte - ad aver applicato restrizioni alla mobilità, la maggior parte dei passeggeri ha ricevuto regolarmente i rimborsi.

 

Dalla seconda metà del mese, anche a giudicare dalle lettere che arrivano all’esperto trasporti di Repubblica, le compagnie aeree stanno iniziando a fare “melina”. Nella maggior parte dei casi la strategia è quella di non rispondere alla richiesta. Il riferimento di de Keersmaecker alle “difficoltà senza precedenti” non è casuale: già a metà marzo le perdite per il settore erano state stimate a 133 miliardi di dollari. Una situazione che, senza interventi muscolari, potrebbe portare diversi vettori al fallimento e i maggiori a licenziamenti di massa.

 

Proprio in considerazione di questa crisi senza precedenti, la Commissione Europea ha pubblicato alcuni giorni fa delle linee guida in cui - pur ribadendo che i rimborsi sono sacrosanti - chiude la porta ai risarcimenti sia in caso di rinuncia volontaria a un volo che viene operato, sia in caso di scarso preavviso (l’Europa prevede che ci sia diritto all’indennizzo se non si viene avvisati almeno due settimane prima della cancellazione). In generale, l’emergenza Coronavirus è considerata “circostanza eccezionale” e questo, in teoria, chiude la porta a qualsiasi risarcimento. Ci si dovrà accontentare del rimborso. E su questo la Ue non pare propensa a scendere a patti con le compagnie aeree.

 

(La Repubblica)