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Allarme Istat: choc senza precedenti, con chiusure fino a giugno consumi giù del 10%

Sono 2,2 milioni le imprese ferme, boom di vendite di alimentari. Bankitalia sui problemi di rilevazione statistica: il tasso di disoccupazione a marzo potrebbe essere alterato

Allarme Istat: choc senza precedenti, con chiusure fino a giugno consumi giù del 10%

 

LUCA MONTICELLI

Pubblicato il

07 Aprile 2020

Ultima modifica

07 Aprile 2020 15:04

 

ROMA. Le misure di contenimento del Covid-19 stanno causando «uno shock rilevante, generalizzato, senza precedenti storici, che coinvolge sia l'offerta sia la domanda» e l’intero sistema produttivo. La rapida evoluzione della pandemia rende difficile anche rilevare «l'intensità degli effetti sull'economia reale». E’ la fotografia scattata dall’Istat nella nota mensile.

 

L’Istituto di statistica illustra due scenari di crisi legati al lockdown del Paese: «Il primo in cui la chiusura delle attività riguarderebbe solo i mesi di marzo e aprile; l'altro in cui la chiusura si estenderebbe fino a giugno. Nel primo caso la riduzione dei consumi sarebbe pari al 4,1% su base annua mentre nel secondo al 9,9%. La riduzione dei consumi determinerebbe una contrazione del valore aggiunto dell'1,9% nel primo scenario e del 4,5% nel secondo», sottolinea il rapporto.

 

In questo momento di blocco, la limitazione delle attività produttive coinvolge il 34% della produzione e il 27,1% del valore aggiunto. Sono 2,2 milioni le imprese ferme (il 49% del totale, il 65% nel caso delle imprese  esportatrici), con un'occupazione di 7,4 milioni di addetti (44,3%) di cui 4,9 milioni di dipendenti (il 42,1%).

 

Il lockdown, rileva l’Istat, ha amplificato le preoccupazioni e i disagi che si riverberano dall'emergenza sanitaria, generando un crollo della fiducia di famiglie e imprese.

 

Chi uscirà prima dalla crisi economica dovuta al Covid-19, le stime pubblicate dalla Bbc

 

Dando un’occhiata ai dati del commercio si capisce come stiano cambiando le abitudini degli italiani. Già a febbraio, all’inizio della diffusione della pandemia, c’è stato un boom degli acquisti di alimentari nei supermercati e del commercio online. L'aumento più significativo a livello tendenziale delle vendite è stato registrato dalla grande distribuzione, in crescita dell'8,4%, e il segmento degli alimentari è salito del +9,9% rispetto a un anno prima. Quanto invece alle imprese operanti su piccole dimensioni, il valore delle vendite è aumentato del 3,3%.

 

Non solo l’Istat è in difficoltà nel rilevare l'intensità degli effetti del virus sull'economia reale perché gli indicatori congiunturali sono ovviamente diffusi con un ritardo fisiologico rispetto al mese di riferimento. Anche la Banca d’Italia ha lanciato l’allarme sui problemi di misurazione statistica. In uno studio, i ricercatori Francesco D'Amuri e Eliana Viviano mettono in evidenza come «le norme di distanziamento sociale potrebbero avere un impatto significativo sulle modalità di raccolta dei dati» e questo potrebbe «alterare il contenuto informativo del tasso di disoccupazione». Secondo Bankitalia siamo di fronte a un calo senza precedenti della ricerca di lavoro: «La conferma di tale tendenza nei prossimi mesi darebbe un contributo negativo alla variazione del tasso di disoccupazione, mitigandone l'aumento in presenza di un probabile calo marcato dei livelli di occupazione». «Nell'attuale fase ciclica, è molto probabile che i costi connessi alla ricerca di un impiego aumentino notevolmente a causa delle misure di distanziamento sociale. Insieme alla contrazione della domanda di lavoro, potrebbe pertanto verificarsi una forte riduzione dell'offerta di lavoro e un aumento dello scoraggiamento», conclude la ricerca di via Nazionale.

 

(La Stampa)