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“Il coronavirus avrà effetti devastanti sul lavoro, a rischio 25 milioni di posti”

L'agenzia per il lavoro delle Nazioni Unite: impatto su 195 milioni di lavoratori

 

Pubblicato il

07 Aprile 2020

Ultima modifica

07 Aprile 2020 17:04

 

L'effetto "catastrofico" del coronavirus comporterà la cancellazione del 6,7% delle ore lavorate a livello globale nel secondo trimestre: l'equivalente di 195 milioni lavoratori a tempo pieno. Il calcolo è dell'Ilo, secondo cui circa 1,25 miliardi di lavoratori, impiegati nei settori più colpiti dal lockdown, vedono il proprio tenore di vita minacciato dalla pandemia, in quella che l'agenzia delle Nazioni unite definisce la "peggior crisi globale dai tempi della Seconda guerra mondiale".

 

Più di 4 persone su 5 (81%) nella forza lavoro globale, che ammonta a 3,3 miliardi di lavoratori, sono attualmente interessate dalla chiusura totale o parziale delle attività produttive. I settori più a rischio sono quelli degli alloggi, della ristorazione, delle manifatture, della vendita al dettaglio e delle attività commerciali e amministrative. "I lavoratori e le imprese si trovano di fronte a una catastrofe, sia nei Paesi con un'economia avanzata che in quelli in via di sviluppo", ha detto il direttore generale dell'Ilo, Guy Ryder. "Dobbiamo muoverci velocemente, in modo deciso e congiunto. L'adozione tempestiva di misure efficace potrebbe fare la differenza tra la sopravvivenza e il collasso", ha sottolineato. L'Ilo definisce la crisi innescata dal Covid-19 come "la peggiore crisi globale dopo la Seconda guerra mondiale", e sono circa 1,25 miliardi i lavoratori impegnati nei settori identificati come ad alto rischio di incremento "drastico e devastante" dei licenziamenti e delle riduzioni dei salari e dell'orario di lavoro. "Molti svolgono lavori poco retribuiti e poco qualificati, dove un'improvvisa perdita di reddito può rilevarsi devastante", sottolinea l'Ilo, spiegando che occorre adottare misure integrate e su larga scala, incentrate su quattro pilastri: sostenere le imprese, l'occupazione e il reddito; stimolare l'economia e l'occupazione; proteggere i lavoratori; e instaurare un dialogo sociale tra governi datori di lavoro e lavoratori per trovare soluzioni a questa crisi.

 

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"Questa è la più grande prova per la cooperazione multilaterale da oltre 75 anni", spiega Ryder. "Se un Paese fallisce, allora falliamo tutti. Dobbiamo trovare soluzioni a livello globale che aiutino tutti i segmenti della nostra società, in particolare quelli che sono maggiormente vulnerabili o meno in grado di aiutare se stessi". Per cui "le scelte che facciamo oggi avranno un impatto su come questa crisi evolverà e sulle vite di miliardi di persone", ha aggiunto Ryder, sottolineando quindi che "adottando misure efficaci possiamo limitare l'impatto di questa crisi e attenuare le cicatrici che lascerà".

 

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Sono a rischio oltre 25 milioni di posti di lavoro nel mondo per le conseguenze economiche legate all'emergenza coronavirus. L'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) rivede quindi le stime pubblicate solo lo scorso 18 marzo quando la forchetta era compresa tra 5,3 e 24,7 milioni di posti di lavoro a rischio nel mondo a causa dell'emergenza Covid-19.

 

(La Stampa)