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Dl Rilancio, il settore eventi: "In fumo 26 miliardi, rischiamo l'estinzione"

Anche Federauto lamenta un azzeramento del mercato e chiede interventi mirati, mentre i commercialisti puntano sul rinvio immediato dei versamenti Irpef-Imu previsti per giugno e luglio

 

29 Maggio 2020

 

MILANO - Nell'ambito delle audizioni sul decreto Rilancio, arriva il grido d'allarme del mondo degli eventi che "rischia l'estinzione", gli ultimi dati mostrano agende vuote fino al 30 agosto, con la perdita di dell'80% del fatturato, rispetto al 2019, 26 miliardi di euro andati in fumo. È il quadro portato dal presidente di Assoeventi (l'associazione di Confindustria dei settori Events, Luxury e Wedding), Michele Boccardi, in un'audizione alla Commissione Bilancio della Camera. Si tratta, sottolinea Boccardi ringraziando i deputati per la convocazione,della "prima audizione per un settore che per cinquant'anni non era mai stato considerato".

 

Eppure questo comparto "aveva portato l'Italia a eccellere nel mondo", in particolare nel settore matrimoni, che nel 2019 ha fatturato 10 miliardi di euro. Nel 2020 si dovevano realizzare in Italia 219 mila matrimoni di cui più di 9 mila stranieri, che pur rappresentando il 4,2% degli eventi fatturava il 30% del totale. "L'unica soluzione possibile, per far sì che questo mondo non si estingua, è un contributo a fondo perduto a tutte le aziende", dice il presidente di Assoeventi, che immagina un indennizzo del 20% sul differenziale dei ricavi rispetto all'anno 2019.

 

Sui contributi sono tornati i rappresentanti degli ordini professionali, in particolare i commercialisti. "Occorre porre immediato rimedio al trattamento discriminatorio che l'articolo 25 del decreto Rilancio applica nei confronti di tutti i professionisti ordinistici (e non solo della categoria che questo Consiglio nazionale rappresenta), rimuovendo l'esclusione dal contributo a fondo perduto prevista per tutti i 'professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza'", è la richiesta avanzata dal Consiglio Nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti Contabili nel corso dell'audizione sul dl rilancio in commissione Bilancio della Camera. "Per i liberi professionisti iscritti alle casse di previdenza autonome di categoria - sottolineano i commercialisti - il meccanismo del contributo a fondo perduto resta invece precluso e per essi, anche in presenza di cali altrettanto significativi del fatturato, l'importo di 1.000 euro che il decreto Rilancio riconosce per il mese di maggio costituisce non già la soglia minima (come per i lavoratori autonomi iscritti all'Ago), bensì la soglia massima di aiuto cui possono aspirare".

 

Un punto sul quale era intervenuto il ministro Gualtieri alla Camera, spiegando che "i professionisti con redditi bassi e medio-bassi ricevono esattamente lo stesso sostegno che avrebbero avuto se fossero passati" dal bonus al nuovo ristoro a fondo perduto erogato dall'Agenzia delle Entrate, mentre "i cosiddetti esclusi sono professionisti con reddito molto alto che effettivamente se fossero passati nel regime delle imprese avrebbero potuto avere dei ristori anche fino a 50mila euro". In audizione, Gualtieri aveva sottolineato nei giorni scorsi: "E' stata fatta una scelta allocativa, naturalmente il Parlamento può decidere di ridurre il contributo per le altre imprese e di sostenere anche i professionisti ad altissimo reddito, sono scelte legittime, sono certo che il Parlamento farà le sue valutazioni".

 

Tornando alle richieste degli esperti contabili, l'accento è stato posto sulla necessità di "un intervento urgente che disponga, con il dovuto anticipo, la proroga dei termini di versamento relativi alle dichiarazioni fiscali e della prima rata di acconto dell'Imu, almeno, fino al 30 settembre 2020" mentre il decreto Rilancio "si limita a prorogare al 16 settembre 2020 la ripresa della riscossione dei versamenti relativi ai mesi di marzo, nonchè aprile e maggio già sospesi", non contenendo "un'analoga proroga dei versamenti relativi alle dichiarazioni fiscali in scadenza nel mese di giugno, ormai alle porte".

 

Di fiscalità ha parlato Confprofessioni - ovviamente contrariata per l'esclusione dei professionisti dal fondo perduto - esprimendo soddisfazione per lo sconto Irap ma sottolineando "profili di iniquità" nella cancellazione del saldo 2019 dell'imposta. Per quanto riguarda la cancellazione del saldo 2019, osserva Confprofessioni, "la misura presenta profili di iniquità: lo sconto effettivo, infatti, si manifesterà soltanto per quei soggetti che hanno incrementato il valore della produzione netta 2019 rispetto a quella del 2018. In altre parole, soggetti con la medesima base imponibile determineranno, per il 2019, una imposta diversa, a seconda della dinamica finanziaria degli acconti. Un effetto 'distorsivo' che favorisce i soggetti con una dinamica crescente del valore della produzione netta".

 

Venendo al mondo dell'edilizia, Confedilizia ha chiesto di "introdurre subito la cedolare secca sugli affitti commerciali per tutti i contratti in essere. In via subordinata, potrebbe essere previsto un regime speciale e temporaneo teso a favorire gli accordi fra locatori e conduttori, ad esempio prevedendo una cedolare del 10% e un abbattimento del 25% dell'Imu in caso di riduzione del canone del 20%". Ance ha spiegato che il testo "appare positivo per la misura relativa al superbonus al 110% e per molte delle altre misure di contenimento degli effetti della crisi che contiene mentre appare molto deludente per quello che non contiene".

 

Pesanti anche i numeri portati da Federauto, che come per il settore eventi ha lamentato un azzeramento del mercato. "Il lockdown ha provocato quasi un azzeramento del mercato auto italiano (-85,4% a marzo e -97,5% ad aprile, lasciando sulle spalle delle concessionarie uno stock di 900.000 veicoli invenduti, per un valore di circa 18 miliardi che in parte generano indebitamento nei confronti del sistema creditizio o verso le finanziarie captive". E' l'allarme lanciato dai rappresentanti di Federauto in occasione dell'audizione sul dl rilancio nella commissione Bilancio della Camera che lamentano "una posizione di marginalità" per il settore dell'automotive. La Federazione italiana dei concessionari mette in guardia: "in assenza di interventi mirati, una chiusura del mercato auto 2020 con 800.000 unità in meno rispetto all'anno precedente determinerà un mancato gettito Iva di circa 3,8 miliardi di euro, con una perdita occupazionale di 40.000 dipendenti al livello delle concessionarie. A questo calo occupazionale si dovrà aggiungere quello delle altre imprese del comparto".

 

(La Repubblica)