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Borse in rosso, preoccupano le tensioni tra gli Usa e la Cina

La questione di Hong Kong torna ad agitare i mercati: attesa per le misure di Trump. Si indebolisce lo yuan. Produzione industriale del Giappone in calo come non accadeva da Fukushima. Crollano le vendite al dettaglio tedesche, ma meno delle attese. Pieno all'asta del Tesoro, ma lo spread risale oltre 190 punti

 

di RAFFAELE RICCIARDI

29 Maggio 2020

 

MILANO - I listini azionari mettono da parte la soddisfazione per la presentazione del piano europeo contro il Covid 19 da 750 miliardi: l'annunciata conferenza stampa di Donald Trump sulla questione Cina-Hong Kong agita gli animi. I listini europei si confermano in ribasso, dopo i forti guadagni della vigilia. Milano a fine giornata cede lo 0,84%, con il comparto del lusso e automobilistico in maggior sofferenza. Bene Mps dopo il via libera ufficioso Ue al piano per la vendita di crediti deteriorati.

 

Fanno ancor peggio le altre: Francoforte perde l'1,67%, Parigi cede l'1,59% e Londra il 2,47%. Senza dare ulteriori dettagli, il presidente Usa ha solo detto di non esser contento di quel che accade intorno alla seconda economia mondiale. Anche Wall Street si presenta debole: alla chiusura delle Borse europee il Dow Jones arretra dello 0,8%, lo S&P500cede lo 0,6% e il Nasdaq è praticamente invariato. Su tutto continua ad aleggiare l'incertezza dell'uscita dall'emergenza Covid: per il numero uno della Fed, Jerome Powell, una seconda ondata avrebbe effetto negativo su fiducia e ripresa. Per la Banca centrale americana non si profila un passaggio in negativo dei tassi, situazione che sarebbe "incompatibile" con la struttura finanziaria Usa.

 

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Per le stesse ragioni geopolitiche, dopo quattro sedute in rialzo ha sofferto anche la Borsa di Tokyo appesantita inoltre dal crollo della produzione industriale scesa del 9,1% ad aprile, ai minimi dallo tsunami e l'incidente di Fukushima a marzo 2011. L'indice Nikkei dei titoli guida è sceso dello 0,18% fermandosi a 21.877 punti mentre il più ampio indice Topix nel finale perde lo 0,87%.

 

Rep:

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Sempre rimanendo sui dati macro e sempre in Giappone, le venite al dettaglio sono scese ad aprile del 13,7% annuale, la discesa più forte dal 1998. Particolarmente forte il crollo nei settori auto e dell'abbigliamento. Il tasso di disoccupazione è salito nello stesso mese dal 2,5% al 2,6%, il livello più alto dal 2017. In Germania, invece, le vendite al dettaglio sono scese del 5,3%: contrazione considerevole ma nettamente inferiore alle attese che si attestavano al -12 per cento. E la contrazione del Pil francese passa a -5,3% nel primo trimestre, contro il -5,8% stimato ad aprile. Peggiora invece quella segnalata da Istat per l'Italia, anche se il ministro Gualtieri sottolinea che sono numeri "leggermente migliori" di quelli del governo e annuncia che il piano dell'Italia per la ripresa - per sfruttare i fondi europei - arriverà a settembre.

 

Negli Stati Uniti, infine, le spese delle famiglie sono crollate del 13,6% ad aprile, variazione che non si vedeva dagli anni Cinquanta, mentre i redditi sono saliti del 10,5% ma per effetto degli esborsi del Cares act che ha indennizzato i lavoratori.

 

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Lo spread tra Btp decennali e omologhi Bund tedeschi sale sul finire di seduta di nuovo oltre 190 punti base. Sfuma l'effetto-benefico dall'asta dei Btp che è andata bene. Il Tesoro fa il pieno, collocandone 7,5 miliardi di cui i 4 a 10 anni al tasso dell'1,42%, in calo di 36 punti base. Sul secondario il rendimento dei decennali scende all'1,425%.

 

L'euro apre in rialzo, dopo aver toccato quota 1,11 dollari, e lo yuan cede: la moneta europea passa di mano a 1,1094 dollari e a 118,93 yen. Dollaro/yen cala 107,02. La Pboc, la Banca centrale cinese, ha svalutato lo yuan nei confronti del dollaro, fissando il cambio tra il biglietto verde e la valuta di Pechino a 7,1335, contro il precedente 7,1277.

 

Quotazioni dell'oro poco mosse sui mercati asiatici con gli investitori cauti con le rinnovate tensioni tra Pechino e Washington. Il lingotto con consegna immediata avanza leggermente a 1.720,8 dollari l'oncia (+0,1%). Continua invece a soffrire il petrolio, i cui prezzi sono in calo per il rialzo delle scorte settimanali Usa e l'indebolimento della domanda. A New York il greggio è scambiato a 33,04 dollari al barile (-1,99%). Intanto L'Arabia Saudita e gli altri paesi Opec+ puntano a estendere gli attuali tagli di 9,7 milioni di barili al giorno fino a dicembre.

 

(La Repubblica)