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Bankitalia vede segnali di ripresa, ma il Pil quest'anno calerà del 9,5%

La stima con la pandemia sotto controllo, ma in caso di nuove ondate il prodotto scenderebbe di oltre 13 punti percentuali

 

10 Luglio 2020

 

MILANO - Mentre l'Istat dà qualche appiglio di ottimismo sulla ripresa dell'industria italiana, il Bollettino della Banca d'Italia aggiorna i conti sulla prospettiva di caduta del Pil nell'anno del Covid. Pur sottolineando che nelle ultime settimane si sono visti segnali di ripresa nell'attività economica, i dati visti a consuntivo restano molto forti. "In uno scenario di base, in cui si presuppone che la diffusione della pandemia rimanga sotto controllo a livello globale e in Italia, il Pil si contrarrebbe del 9,5 per cento nella media di quest'anno, interamente a causa della riduzione registrata nel primo semestre, e recupererebbe nel prossimo biennio (4,8 per cento nel 2021 e 2,4 nel 2022)". Un numero rivisto ancora leggermente al ribasso rispetto alle previsioni di inizio giugno, quando si parlava di un -9,2% per quest'anno.

 

La ripresa arriverebbe dunque solo a ritmi lenti: "Effetti persistenti sui consumi delle famiglie deriverebbero dal calo dell'occupazione e del reddito disponibile, ancorché mitigato dalle misure di sostegno; il peggioramento delle prospettive di domanda e della fiducia delle imprese inciderebbe sugli investimenti, la cui caduta nel 2020, segnalata anche dai sondaggi della Banca d'Italia, verrebbe in parte recuperata nel biennio 2021-22. L'inflazione sarebbe pressoché nulla sia quest'anno sia il prossimo; i prezzi tornerebbero ad aumentare nel 2022, dell'1,0 per cento".

 

Su tutto questo resta il grande dubbio di un possibile ritorno della pandemia. "Sviluppi più negativi rispetto a quelli delineati nello scenario di base potrebbero manifestarsi se emergessero nuovi rilevanti focolai epidemici a livello nazionale o globale, i cui effetti potrebbero ripercuotersi sulla fiducia e sulle decisioni di spesa di famiglie e imprese e tradursi in un calo più consistente del commercio mondiale, in interruzioni nelle catene globali di produzione o in un deterioramento delle condizioni finanziarie. In uno scenario più severo si valuta che il prodotto potrebbe scendere di oltre il 13 per cento quest'anno e recuperare nel prossimo biennio in misura più moderata rispetto allo scenario di base".

 

In tema di produzione industriale, proprio quel segnale di ottimismo che è arrivato oggi dall'Istat con un forte rimbalzo alle riaperture di maggio, il Bollettino predica implicitamente cautela. Dopo la flessione dell'8,4% del primo trimestre, la produzione industriale ha registrato un'ulteriore brusca caduta in aprile ma "con la graduale rimozione dei provvedimenti di chiusura l'attività industriale sarebbe tornata a crescere in maggio e giugno". Tuttavia, "la produzione rimarrebbe inferiore di quasi il 25% ai livelli precedenti la diffusione dell'epidemia".

 

(La Repubblica)