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L’elusione internazionale costa 8 miliardi all’Italia

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Nuovi numeri e nuovi dati, ma il risultato rimane sempre lo stesso: l’elusione delle multinazionali rimane miliardaria e fa perdere all’Italia almeno 8 miliardi di dollari di gettito fiscale all’anno. Sotto accusa Regno Unito, Svizzera, Lussemburgo e Paesi Bassi

 

di Matteo Rizzi

 

Nuovi numeri e nuovi dati, ma il risultato rimane sempre lo stesso: l'elusione delle multinazionali rimane miliardaria e fa perdere all'Italia almeno 8 miliardi di dollari di gettito fiscale all'anno. A livello globale, le perdite superano i 117 miliardi. E i soliti noti - Regno Unito, Svizzera, Lussemburgo e Paesi Bassi - sono responsabili del 72% delle perdite fiscali in tutto il mondo.

 

L'Ocse ha pubblicato nuovi dati inediti in cui vengono fornite le informazioni aggregate sulle attività fiscali ed economiche di quasi 4.000 gruppi multinazionali con sede in 26 paesi e operanti in più di 100. I dati inseriti nella pubblicazione annuale dell'Ocse «Corporate Tax Statistics»(statistiche sulle imposte societarie) sono un risultato raggiunto grazie all'obbligo di reporting paese per paese, nell'ambito del progetto Ocse/G20 contro il trasferimento di profitti e l'erosione della base imponibile (Beps).

 

I nuovi dati Ocse sono stati quindi elaborati dal gruppo Tax Justice Network che messo in evidenza il valore dei ricavi societari trasferiti dalle multinazionali nei paradisi fiscali delle imprese: 467 miliardi di dollari, con relative perdite fiscali totali, come detto, per 117 miliardi di dollari.

 

La novità. Numerosi studi sull'elusione fsicale delle multinazionali pubblicati in precedenza (tra cui il più celebre, Missing Profits of Nations, di Tørsløv, Wier and Zucman dell'Università di Copenhagen e Berkley) non potevano basarsi sui dati fiscali direttamente pubblicati dalle società, ma erano sviluppati grazie ai dati aggregati legati allo studio degli investimenti esteri diretti (Ide) dai quali era possibile notare proporzioni anomale di investimenti esteri rispetto all'economia reale dei paesi.

 

Il Progetto Beps ha visto più di 135 paesi collaborare per affrontare le strategie di elusione fiscale delle imprese multinazionali che sfruttano le lacune e le discrepanze delle norme fiscali internazionali per eludere le tasse. Nell'ambito di Country-by-Country Reporting (Cbcr), le grandi imprese multinazionali sono tenute a divulgare informazioni sui loro profitti, beni materiali, dipendenti e sul luogo in cui pagano le tasse. I report forniscono quindi alle autorità fiscali le informazioni necessarie per analizzare il comportamento delle multinazionali ai fini della valutazione del rischio, e con il rilascio dei nuovi dati aggregati sarà possibile monitorare l'evoluzione delle problematiche Beps.

 

Sebbene i dati contengano alcune limitazioni e non sia possibile rilevare tendenze nel comportamento di erosione senza un paragone con dati degli anni precedenti, le nuove statistiche, secondo l'Ocse, suggeriscono che «esiste un disallineamento tra il luogo in cui vengono dichiarati i profitti e il luogo in cui si svolgono le attività economiche», in cui «le imprese multinazionali registrano nei centri di investimento una quota elevata di profitti rispetto al numero dipendenti e alle attività materiali svolte nel paese».

 

Inoltre, sottolinea l'Ocse, «i ricavi medi per dipendente tendono a essere più alti quando l'aliquota fiscale prevista dalla legge del paese è pari a zero». E la composizione dell'attività commerciale varia da un tipo di paesi all'altro: «l'attività commerciale predominante nei centri di investimento è detenere azioni e altri strumenti azionari».

 

Prendendo atto dei limiti dei dati e del fatto che queste osservazioni potrebbero anche riflettere alcune considerazioni commerciali, sollinea l'Ocse, questi comportamenti sono indicativi dell'esistenza di «un comportamento Beps e rafforzano la necessità di continuare ad affrontare le rimanenti questioni» anche nell'ambito «degli sforzi internazionali in corso per affrontare le sfide fiscali derivanti dalla digitalizzazione».

 

Il problema persiste. Fino ad ora, solo Stati Uniti la primavera scorsa avevano pubblicato i dati fiscali aggregati delle multinazionali. In aprile, il Tax Justice Network aveva quindi analizzato i dati di reporting degli Stati Uniti per rivelare che le sole imprese statunitensi trasferiscono ogni anno almeno 115 miliardi di dollari di utili nel Regno Unito, in Svizzera, in Lussemburgo e nei Paesi Bassi, con un costo per l'Ue di oltre 27 miliardi di dollari di gettito fiscale perso. L'analisi, secondo il Tax Justice Network, svela quindi come siano inefficaci le misure adottate dai paesi Ue per impedire che gli aiuti di stato nell'emergenza Covid-19 finiscano nei paradisi fiscali. Il divieto infatti è stato esteso solo ai paesi inclusi nella blacklist fiscale dell'Ue, il che esclude quasi tutti i paradisi fiscali più pericolosi del mondo.

 

10/07/2020

(Italia Oggi)