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Firmato il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro – Comparto Funzioni Centrali periodo 2019/2021

 

In data 09 maggio 2022, concluse le procedure di controllo, l’Aran e le parti sindacali hanno sottoscritto in via definitiva il testo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro – Comparto Funzioni Centrali, periodo 2019/2021.

A seguito di tale firma, dal giorno successivo, il contratto può entrare definitivamente in vigore ed esplicherà i suoi effetti nei confronti di tutti i dipendenti rientranti nel comparto delle Funzioni Centrali.

Gli elementi maggiormente caratterizzanti sono i seguenti:

a) il nuovo sistema di classificazione del personale, articolato su quattro aree, di cui una destinata alle Elevate professionalità. A parità di inquadramento giuridico, il modello prevede avanzamenti retributivi correlati alle competenze professionali progressivamente acquisite, attribuiti mediante procedura selettiva che contempera le esigenze di premialità e di inclusività. Tale modello consentirà un maggiore agio nello sviluppo professionale del personale delle pubbliche amministrazioni centrali al fine di valorizzare i più meritevoli ed incoraggiare percorsi di crescita di maggiore qualità.

b) la regolamentazione del lavoro a distanza, che si articola in lavoro agile, di cui alla Legge n. 81/2017, e lavoro da remoto. Si tratta di un importante riconoscimento di questa tipologia lavorativa, che supera il momento emergenziale e può diventare una modalità ordinaria ed efficace articolazione dell’attività lavorativa.

c) un ulteriore impulso alle relazioni sindacali, a testimonianza della volontà delle parti di mantenere un dialogo costruttivo e collaborativo tra Amministrazioni e Organizzazioni sindacali.

d) una rinnovata attenzione alla formazione del personale, specie in questo particolare momento storico in cui è necessario completare la transizione digitale ed investire – con specifiche risorse già stanziate dal Governo – in processi di sviluppo di competenze e qualificazioni professionali.

e) la rivisitazione di alcuni istituti normo-economici previsti dal precedente CCNL, che ha portato all’ampliamento della tutela nei confronti di chi si deve assentare per curare gravi patologie che richiedono terapie salvavita; l’estensione della copertura assicurativa ai dipendenti che coprano posizioni di lavoro che richiedono l’assunzione di responsabilità diretta verso l’esterno; l’introduzione di tutele volte a consentire alle persone di vivere in modo equilibrato la propria identità di genere.

In materia di trattamento economico, il contratto riconosce - a decorrere dall’1/1/2021 – a ciascun dipendente un incremento stipendiale pari a circa 105 euro medi per 13 mensilità, includendo le ulteriori risorse che sono state da ultimo stanziate nella Legge di bilancio per il 2022. Queste ultime sono indirizzate precipuamente al finanziamento del nuovo ordinamento professionale ed al superamento dei limiti di incremento dei Fondi risorse decentrate, consentendo così un ulteriore beneficio complessivo a regime di circa 20 euro medi al mese a persona. Il contratto collettivo così firmato riconosce anche arretrati contrattuali medi, per il periodo 2019-2021, pari a circa 1.800 euro lordo IVC per dipendente.

(ARAN)

 

Nota: CCNL virtualmente firmato anche da USPPI in ambito FLP – CGS.

 

 

 

Sottoscritto l’Accordo Collettivo Nazionale Quadro in materia di costituzione delle rappresentanze sindacali unitarie per il personale dei comparti delle pubbliche amministrazioni e per la definizione del relativo regolamento elettorale.

In data 12 aprile 2022 è stato sottoscritto l’Accordo Collettivo Nazionale Quadro in materia di costituzione delle rappresentanze sindacali unitarie per il personale dei comparti delle pubbliche amministrazioni e per la definizione del relativo regolamento elettorale.

Il testo contrattuale riordina, in via sistematica, l’intera disciplina vigente in materia di elezioni delle RSU e sostituisce integralmente l’ACQ del 7 agosto 1998 e tutti gli accordi che, successivamente, sono stati definiti a modifica o integrazione del testo negoziale originale. L’accordo, che si articola in due sezioni, disciplina da un lato le modalità di costituzione e funzionamento delle RSU, offrendo soluzioni alle problematiche presentatesi con maggiore frequenza, quali, ad esempio, la composizione della RSU, le cause di decadenza, le modalità di adozione delle decisioni, l’individuazione di un Comitato di coordinamento nell’ipotesi di RSU con oltre 30 componenti; dall’altro, riorganizza ed aggiorna il regolamento elettorale anche alla luce dell’esperienza maturata nelle passate tornate elettorali.

(ARAN)

Nota: ACNQ sottoscritto anche da USSPI, in ambito CSE.

 

Sottoscritta l’Ipotesi di Contratto collettivo nazionale quadro per la definizione della composizione delle aree di contrattazione collettiva nazionale di cui all’art. 7 del CCNQ 3 agosto 2021

Allegati:

Scarica questo file (ipotesi CCNQ aree 29 dicembre 2021.pdf) ipotesi CCNQ aree 29 dicembre 2021.pdf

 

136 Kb

 

In data 29 dicembre 2021 è stata sottoscritta l’Ipotesi di Contratto collettivo nazionale quadro per la definizione della composizione delle aree di contrattazione collettiva nazionale di cui all’art. 7 del CCNQ 3 agosto 2021.

Il testo contrattuale – che integra il CCNQ 3 agosto 2021 e con il quale si chiude la definizione degli ambiti contrattuali per il triennio 2019-2021 – conferma l’attuale composizione delle Aree di contrattazione della dirigenza. L’ipotesi diverrà operativa a seguito della sottoscrizione definitiva del CCNQ che avverrà a conclusione della fase di controllo prevista dal d.lgs. n. 165/2001

 

(ARAN)

 

Nota: L’Ipotesi di CCNQ, sottoscritta anche da USPPI in ambito CSE, è accessibile anche nella sezione “documenti riservati”, categoria “contrattazione”.

 

 

Sottoscritta la Preintesa di Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro – Comparto Funzioni Centrali periodo 2019/2021

 

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Allegati:

Scarica questo file (Preintesa e frontespizio CCNL Comparto FC 2019_2021.pdf) Preintesa e frontespizio CCNL Comparto FC 2019_2021.pdf   663 Kb

 

E’ stata siglata in data odierna (21 dicembre 2021) la Preintesa di  Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro – Comparto Funzioni Centrali, periodo 2019/2021 (la prima relativa del triennio contrattuale di riferimento).
Tra le diverse novità, la principale riguarda il nuovo sistema di classificazione del personale, con il quale sono stati ricondotti ad unità i diversi modelli presenti negli ex comparti Ministeri, Agenzie fiscali, EPNE, CNEL confluiti nel comparto Funzioni Centrali. Si è trattato di un’operazione particolarmente complessa poiché dalle precedenti diverse discipline si è giunti ad un sistema che ha consentito una notevole razionalizzazione e semplificazione del quadro regolativo di riferimento.
Tale modello consentirà un maggiore agio nello sviluppo professionale del personale delle pubbliche amministrazioni centrali al fine di valorizzare i più meritevoli e incoraggiare percorsi di crescita di maggiore qualità. Il nuovo ordinamento vede infatti, tra gli altri elementi caratterizzanti, l’introduzione di una quarta area, denominata “area delle elevate professionalità” nella quale potrà essere inquadrato personale di livello e preparazione ragguardevole nonché rappresentare un futuro sbocco professionale per i migliori funzionari già presenti nell’amministrazione
Un altro importante aspetto di novità, che risponde alle differenti esigenze organizzative delle Amministrazioni e dei lavoratori - ferma restando la qualità e la quantità dei servizi prestati e delle attività svolte - è la regolamentazione contrattuale del lavoro a distanza, che si articola in lavoro agile, di cui alla Legge 81/2017, e lavoro da remoto. Si tratta di un importante riconoscimento di questa tipologia lavorativa, che supera il momento emergenziale e può diventare una modalità ordinaria ed efficace di articolare l’attività di servizio.
Nell’ambito delle relazioni sindacali, a testimonianza della volontà delle parti di mantenere un dialogo costruttivo e collaborativo, il testo contiene una rivisitazione delle materie di confronto e contrattazione integrativa al fine di potenziare il livello di partecipazione e di collaborazione tra Amministrazioni e Organizzazioni sindacali.
Una rinnovata attenzione è stata posta sulla formazione del personale, specie in questo particolare momento storico, in cui è necessario completare la transizione digitale ed investire – con specifiche risorse già stanziate dal Governo – in processi di sviluppo di competenze e qualificazioni professionali.
Inoltre, si è ritenuto opportuno rivisitare alcuni istituti normo-economici previsti dal precedente CCNL: ampliando la tutela nei confronti di chi si deve assentare per curare gravi patologie che richiedono terapie salvavita; estendendo la copertura assicurativa ai dipendenti che coprano posizioni di lavoro che richiedono l’assunzione di responsabilità diretta verso l’esterno; introducendo tutele volte a consentire alle persone di vivere in modo equilibrato la propria identità di genere.  
In materia di trattamento economico, l’accordo riconosce - a decorrere dall’1/1/2021 – a ciascun dipendente un incremento stipendiale pari a circa 105 euro medi per 13 mesi e prevede altresì l’utilizzo delle ulteriori risorse che saranno stanziate nella legge di bilancio per il 2022, a decorrere dal 1° gennaio di tale anno, per finanziare il nuovo ordinamento professionale ed il superamento dei limiti all’incremento dei Fondi risorse decentrate, consentendo un ulteriore beneficio complessivo a regime di circa 20 euro medi al mese a persona. L’intesa sottoscritta riconosce anche arretrati contrattuali medi, per il periodo 2019-2021, pari a circa 1.800 Euro lordo IVC per dipendente.
Il Presidente dell’Aran, cons. Antonio Naddeo, ha dichiarato: “Sono molto soddisfatto della firma della preintesa sul CCNL delle funzioni centrali. Ringrazio i sindacati, anche chi non ha firmato il contratto, per la grande collaborazione in un confronto che è stato anche aspro, ma alla fine ha portato ad un risultato molto positivo. Dopo venti anni abbiamo rivisto l’ordinamento professionale, istituito una nuova area per le elevate professionalità e, per la prima volta in un CCNL, regolamentato il lavoro agile. Ora ci concentriamo sugli altri contratti Sanità e Funzioni locali per arrivare al più presto alla firma.”

 

(ARAN)

 

 

CONTROVERSIE NEL CARCINOMA DELLA MAMMELLA NELLA DONNA  

 

 

IFHE 2020 Italy, from the 24 to the 28 January

 

 

 

The Italian Society for Healthcare Architecture and Engineering (SIAIS) in partneship with the Federazione Nazionale Tecnici Ospedalieri (FENATO) are pleased to invite you to the 26th Congress of the International Federation of Healthcare Engineering that will be held online from the 24th to the 28th of January 2021.

 

The event is an occasion to celebrate the 50th anniversary of the foundation of IFHE, created in Rome in May 1970.

 

The congress will provide a unique opportunity to present and compare our experiences as experts in national healthcare systems, having a common framework for discussion in the most current and important issue of our times: “Global climate action in pandemic times”.

 

Our experiences, lessons learnt and exchanges will underpin the significance of our technical knowhow in tackling this global issue. With the active involvement of all participants, our congress will offer a platform for launching ideas and projects to enable a collective and coordinated approach to tackle the crisis.

 

This represents an important commitment involving the collaboration of all countries and a milestone as we celebrate the 50th anniversary of IFHE.

 

https://www.ifhe2020.com/

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CONTROVERSIE NEL CARCINOMA DELLA MAMMELLA NELLA DONNA

 

 

Fe.Na.T.O.

Federazione Nazionale Tecnici Ospedalieri

È stata tra i fondatori nel 1970 della  IFHE

 (INTERNATIONAL FEDERATION of HOSPITAL ENGEENERING)

Sempre attiva nell’organizzazione dei tecnici ospedalieri italiani, quest’anno è tra gli organizzatori del 26° Congresso Internazionale che si terrà on line, a causa della pandemia, dal 24 al 28 Gennaio 2021 ed è gratuito per tutti coloro che si registreranno al sito

https://www.ifhe2020.com

Il Congresso avrebbe dovuto tenersi a Roma nel 2020 per celebrare il 50° anniversario della fondazione avvenuta proprio a Roma nel 1970, ma purtroppo, a causa della pandemia, è stato rinviato e convertito in edizione digitale.

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COMUNICATO STAMPA ALIASS / S.I.A.I.S. / Fe.Na.T.O.

Dalla fine di febbraio, quando ancora l’OMS non aveva dichiarato la pandemia per Corona Virus 19, gli Ospedali italiani hanno cominciato a trasformare molti dei loro reparti in Terapie Intensive per ospitare il numero sempre crescente di pazienti che si stavano infettando.

In un solo mese in Lombardia, regione con oltre 10 milioni di abitanti, Emilia Romagna, Veneto, Marche e Piemonte il numero di posti letto in terapia intensiva è passato da 5.579 ad oltre 9.000 e ancora oggi si sta lavorando per modificare aree ospedaliere ed implementare posti letto per la post acuzie.

Tutto questo è stato possibile e continua ad esserlo grazie ad una moltitudine di Tecnici Ospedalieri, Ingegneri, Architetti, Geometri, Periti e Manutentori altamente specializzati e sempre pronti ad intervenire senza sosta per allestire nuovi reparti e rendere possibile a medici ed infermieri la cura delle migliaia di pazienti Covid che si sono presentati negli Ospedali dal 21 febbraio 2020, ormai oltre 139.000 contagiati in tutta Italia.

Vogliamo dare il giusto riconoscimento a tutti questi Eroi delle retrovie che hanno affrontato in silenzio, ma con abnegazione e spirito di solidarietà turni instancabili di lavoro notturno e festivo spesso anche in condizioni critiche fianco a fianco di medici e infermieri per garantire loro la continuità delle cure attraverso interventi di manutenzione degli impianti così vitali per poter portare le cure a tutti i ricoverati.

A voi va il nostro GRAZIE per il grande contributo che avete dato e che continuate a dare ogni giorno per garantire la cura dei pazienti e con l’occasione auguriamo a tutti una Pasqua di serenità e salute.

 

 

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Sottoscritto in via definitiva il Contratto collettivo nazionale quadro per la ripartizione dei distacchi e permessi tra le associazioni sindacali rappresentative nei comparti e nelle aree di contrattazione nel triennio 2019-2021

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In data 19 novembre 2019 è stato sottoscritto (virtualmente anche da USPPI in ambito CSE - ndr)in Aran il CCNQ di ripartizione delle prerogative sindacali per il triennio 2019-2021. Il contratto definisce, tra l’altro, il nuovo riparto dei distacchi e dei permessi tra i sindacati rappresentativi, sulla base dei dati di rappresentatività provvisoria del nuovo triennio contrattuale. Fino a quando non saranno definiti i nuovi comparti ed aree per il triennio 2019-2021, il riparto è basato sugli attuali comparti ed aree di contrattazione. Il contratto non ha invece apportato rilevanti modifiche alla disciplina generale dei permessi e distacchi sindacali contenuta nel precedente CCNQ del 4 dicembre 2017, che è stata sostanzialmente confermata.

 

(ARAN)

 

Nota: Il documento è consultabile anche in questo sito sezione "documenti riservati agli iscritti" > categoria "contrattazione".

 

 

Sottoscritta l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale dell'AREA Funzioni Centrali per il triennio 2016-2018

Allegati:



E’ stata firmata oggi (9/10/2019) dall’Aran e dalle organizzazioni e confederazioni sindacali rappresentative (in collegamento con CIDA virtualmente anche da USPPI - ndr) l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro dell’Area dirigenziale delle Funzioni centrali, per il triennio normativo 2016-2018.

L’accordo riguarda i circa 6.700 dirigenti pubblici e professionisti delle amministrazioni centrali (ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici), che vedono rinnovato il proprio contratto dopo un lungo periodo di sospensione dell’attività negoziale. Nel campo di applicazione del contratto, sono compresi anche i dirigenti sanitari del Ministero della Salute e dell’Aifa e i professionisti medici degli enti previdenziali.

Il negoziato ha scontato le difficoltà derivanti dalla confluenza, in un’unica area contrattuale, di ambiti e realtà diversificate. Vi è stata quindi la necessità di omogeneizzare storie contrattuali diverse, avendo comunque l’obiettivo di razionalizzare e semplificare le precedenti regole contrattuali. In tale ottica, è stata infatti definita una disciplina comune degli istituti del rapporto di lavoro quali le ferie, la malattia, la responsabilità disciplinare.

Il contratto definisce un nuovo e più funzionale sistema delle relazioni sindacali, introduce misure a tutela dei dirigenti con gravi patologie che necessitano di terapie salvavita, misure a tutela delle donne vittime di violenza, ferie e riposi solidali in favore di dirigenti e professionisti che debbano assistere figli minori bisognosi di cure. E’ stato, inoltre, rivisto e aggiornato il codice disciplinare. Sono infine stati previsti alcuni meccanismi di tutela economica, limitati ai soli casi in cui il dirigente abbia conseguito una valutazione positiva, quando l’incarico sia stato revocato a seguito di riorganizzazioni o quando sia affidato un incarico di valore inferiore rispetto al precedente.

Il nuovo contratto consentirà di riconoscere aumenti medi mensili di circa 260 Euro, diversificati tra le varie categorie di dirigenti e di professionisti. Una parte degli incrementi retributivi è stata finalizzata alla retribuzione di risultato, al fine di premiare i dirigenti e professionisti con le valutazioni più elevate.

L’accordo sottoscritto oggi diventerà efficace dopo la sua sottoscrizione definitiva, a conclusione dell’iter di verifica e controllo della sua compatibilità economica, come previsto dalle norme vigenti.

 

(ARAN)

Nota: Il documento è consultabile anche in questo sito sezione "documenti riservati agli iscritti" > categoria "contrattazione".

 

 

 

Firmata l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 dell’Area dirigenziale Istruzione e ricerca

 

Allegati:

IPOTESI CCNL Area Istruzione e ricerca triennio 2016-2018_FIRMATO.pdf

 

Aran e sindacati rappresentativi hanno sottoscritto l’Ipotesi di accordo relativa al nuovo contratto collettivo nazionale dei circa 7.800 dirigenti dell’Area Istruzione e ricerca (Scuola, Università e aziende ospedaliero-universitarie, Enti di ricerca) di cui 7.448 dirigenti scolastici (ex Presidi). L’arco temporale di riferimento è il triennio 2016- 2018. L’intesa è stata firmata da tutte le organizzazioni e confederazioni sindacali presenti al tavolo negoziale.

E’ il primo contratto della dirigenza siglato dopo un lungo periodo di sospensione dei rinnovi contrattuali. Il lungo lasso temporale intercorso dall’ultimo contratto 2008-2009 ha reso necessaria l’attualizzazione di molte clausole contrattuali per tener conto delle novità legislative intervenute nel tempo.

E’ stato, infatti, definito un nuovo e più funzionale sistema delle relazioni sindacali, sono state introdotte misure a tutela dei dirigenti con gravi patologie che necessitano di terapie salvavita, misure a tutela delle donne vittime di violenza, ferie e riposi solidali in favore di dirigenti che debbano assistere figli minori bisognosi di cure. E’ stato attualizzato e rinnovato il codice disciplinare.

Sotto il profilo economico, attraverso ulteriori risorse stanziate ad hoc, si completa l’allineamento della retribuzione di posizione parte fissa della dirigenza scolastica ai valori riconosciuti alle altre figure dirigenziali. L’incremento del 3,48% previsto per la generalità dei dipendenti pubblici per il l’intero triennio pari a 160,00 euro/mese è stato proporzionalmente distribuito tra una rivalutazione dello stipendio in misura pari a 125,00 euro/mese a regime, un incremento di 10,00 euro/mese per la retribuzione di posizione e un incremento di 25,00 euro/mese dei fondi destinati alla retribuzione di risultato, finalizzati a remunerare i risultati conseguiti da ciascun dirigente. Sono state previste, inoltre, soglie percentuali sia con riferimento all’entità del premio sia con riferimento al numero massimo di coloro che riceveranno il premio più elevato.

Il contratto diventerà efficace, a seguito della sottoscrizione definitiva, una volta concluso l’iter di verifica e controllo della sua compatibilità economica, come previsto dalle norme vigenti.

 

(ARAN)

 

Nota: L'Ipotesi di CCNL è accessibile, oltre che dal sito dell'ARAN, anche da questo nella sezione “documenti riservati agli iscritti” categoria “contrattazione”.

 

 

Firmata l’Ipotesi di CCNL relativo al personale del Comparto Sanità, sezione del personale del ruolo della ricerca sanitaria e delle attività di supporto alla ricerca sanitaria, triennio 2016-2018

Allegati:

CCNL Ricercatori sanitari - Ipotesi firmata        27-12-2018. pdf

 

Aran e Organizzazioni sindacali hanno sottoscritto l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del comparto Sanità, sezione del personale del ruolo della ricerca sanitaria e delle attività di supporto alla ricerca sanitaria per il triennio 2016-2018.

La firma di tale Ipotesi costituisce un risultato importante poiché consente agli Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico ed agli Istituti Zooprofilatici Sperimentali di dare piena attuazione alla riforma prevista dall’art. 1, commi da 422 a 434, della legge n. 205/2017 (legge di bilancio per il 2018), la quale si realizzerà, in primo luogo, attraverso l’assunzione del suddetto personale, secondo le modalità predefinite nella medesima legge.

A tal fine, con il presente CCNL, nell’ambito del relativo ruolo istituito dalla legge citata, sono definiti, i due nuovi profili professionali di ricercatore sanitario, collocato nella categoria D, livello D-super e di collaboratore professionale di ricerca sanitaria, collocato nella categoria D.

Sono inoltre disciplinati alcuni aspetti del rapporto di lavoro del personale appartenente ai due profili sopra detti, tenendo conto delle sue specificità, quali ad esempio la tipologia e la costituzione del rapporto di lavoro, l’orario di lavoro e la valutazione.

Per quanto attiene al trattamento economico, sono infine definite, per ciascuno dei due profili, tre posizioni retributive: una iniziale, una intermedia ed una elevata.

Il contratto diverrà efficace, a seguito della sua sottoscrizione definitiva, una volta concluso l’iter di verifica e controllo della compatibilità economico-finanziaria, come previsto dalle norme vigenti.

 

(ARAN)

 

Nota: L'Ipotesi di CCNL, firmata anche dall'USPPI in ambito CSE, è accessibile, oltre che dal sito dell'ARAN, anche da questo nella sezione “documenti riservati agli iscritti” categoria “contrattazione”.

 

 

 

Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato in via definitiva il contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 del comparto Funzioni Locali

In data 21 maggio 2018 Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato in via definitiva il contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 per i circa 467.000 pubblici dipendenti appartenenti al comparto Funzioni locali, che comprende regioni, enti locali, camere di commercio e altri enti territoriali.

La firma è intervenuta dopo i prescritti pareri di legge e la positiva certificazione della Corte dei Conti.

Con la sottoscrizione definitiva, il contratto è dunque pienamente applicabile

Il contratto riconosce aumenti tabellari a regime, compresi tra 52 e 92 Euro al mese ed un elemento perequativo della retribuzione, corrisposto mensilmente fino al 31/12/2018, con valori più elevati per le categorie e posizioni economiche collocate nelle fasce più basse della scala parametrale, fino a 30 euro/mese. Sono riconosciuti anche gli arretrati contrattuali per il periodo 2016-2017.

Dalla fine del 2018, con decorrenza 2019, è previsto, infine, un incremento dei Fondi destinati alla contrattazione integrativa.

L’accordo interviene sulle relazioni sindacali e su molti aspetti normativi (assenze, permessi e congedi, orario di lavoro ore, ferie, codici disciplinari, rapporti di lavoro flessibile). C’era infatti la necessità di riscrivere alcune parti del contratto superate dalle norme di legge vigenti o non più attuali.

Tra i nuovi istituti si segnalano: i permessi per l’effettuazione di terapie, visite specialistiche ed esami diagnostici; la disciplina delle ferie solidali, che consente ai dipendenti con figli minori in gravi condizioni di salute, che necessitino di una particolare assistenza, di poter utilizzare le ferie cedute da altri lavoratori

Altre novità rilevanti riguardano le tutele introdotte per le donne vittime di violenza le quali, oltre al riconoscimento di appositi congedi retribuiti, potranno avvalersi anche di una speciale aspettativa.

Per le stesse, viene altresì prevista la possibilità di ottenere il trasferimento ad altra sede in tempi rapidi e con procedure agevolate.

Sono state anche ampliate le tutele riconosciute in caso di malattie gravi che richiedano terapie salvavita (quali chemioterapia ed emodialisi): infatti, le condizioni di miglior favore, prima circoscritte ai soli giorni di assenza nei quali si effettuano le terapie, sono estese anche al periodo successivo nel quale sia impossibile tornare al lavoro, per gli effetti invalidanti dovuti alle terapie effettuate. Il contratto ha inoltre recepito le nuove disposizioni sulle Unioni civili, prevedendo che tutte le tutele del contratto riferite al matrimonio riguardino anche ciascuna delle parti dell'unione civile.

In materia di relazioni sindacali, il contratto definisce regole semplificate che valorizzano gli istituti della partecipazione sindacale, nel rispetto dei distinti ruoli dei datori di lavoro e delle organizzazioni sindacali. In questo ambito, è stato previsto un nuovo Organismo paritetico, per gli enti con più di 300 dipendenti, che ha il compito di instaurare un dialogo costruttivo e collaborativo con le organizzazioni sindacali. Sono state anche riviste ed aggiornate le materie attribuite alla contrattazione integrativa, con l’obiettivo di chiarirne il contenuto e la portata.

Si è provveduto, inoltre, ad aggiornare le tipologie di rapporto di lavoro flessibile con particolare riguardo ai contratti di lavoro a tempo determinato, in coerenza con i principi di non discriminazione più volte affermati anche a livello europeo e con le modifiche normative recentemente introdotte. A tal fine, sono state estese ai dipendenti con contratto a termine alcune tutele (ad esempio, in materia di ferie e di diritto allo studio). Presso ciascuna amministrazione, è stato inoltre previsto un tetto complessivo per i rapporti di lavoro flessibile.

Il nuovo contratto collettivo ha operato anche una revisione del codice disciplinare dei dipendenti pubblici, prevedendo specifiche sanzioni in caso di assenze ingiustificate in prossimità dei giorni festivi o per assenze collettive.

Alla luce delle recenti modifiche legislative, è stato individuato, un nuovo meccanismo per l’attribuzione degli incentivi economici al personale, che ha l’obiettivo di riconoscere premi aggiuntivi a coloro che abbiano ottenuto le valutazioni più elevate.

In questo ambito, si è provveduto anche ad un riassetto organico delle disposizioni che regolano la costituzione e l’utilizzo dei fondi destinati alla contrattazione integrativa per l’erogazione dei trattamenti economici accessori.

E’ stata prevista una specifica sezione per la polizia locale, che riconosce e valorizza le peculiarità di questa tipologia di personale, attraverso la previsione di specifici trattamenti economici.

Il contratto è intervenuto, infine, sul sistema di classificazione professionale, con alcune modifiche della previgente disciplina, pur confermandone l’assetto complessivo e rinviando molte tematiche all’approfondimento di una Commissione paritetica, in vista di una più complessiva revisione dei suoi contenuti.

Il presente comunicato viene pubblicato sul sito dell’Agenzia anche ai sensi e per gli effetti di quanto previsto dall’art. 2, comma 2 del contratto sottoscritto.

Il contratto diviene efficace dalla giornata del 22/5/2018.

(ARAN)

Nota:Il CCNL è stato firmato anche da USPPI-CUSPEL nell'ambito di CSA; è accessibile, oltre che dal sito ARAN, anche da questo nella sezione “documenti” riservati agli iscritti, categoria “contrattazione”.



Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato in via definitiva il contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 del comparto Sanità

Aran e Organizzazioni sindacali, a seguito dell’esito positivo della verifica e del controllo della sua compatibilità economica, hanno firmato oggi, 21 maggio 2018, ilcontratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 per i circa 543.400 pubblici dipendenti appartenenti al comparto Sanità, che comprende Aziende sanitarie e ospedaliere del SSN, policlinici universitari, ARPA, istituti zooprofilattici sperimentali e altri istituti di cura.

Con la sottoscrizione definitiva, il contratto è dunque pienamente applicabile

Si tratta del quarto contratto sottoscritto in via definitiva, dopo i contratti di Funzioni centrali, Istruzione e ricerca e Funzioni locali.

Il contratto riconosce aumenti tabellari a regime, compresi tra 50,50 e 90,80 Euro al mese ed un elemento perequativo della retribuzione, corrisposto mensilmente fino al 31/12/2018, con valori più elevati per le categorie e posizioni economiche collocate nelle fasce più basse della scala parametrale, fino a 30 euro/mese. Sono riconosciuti anche gli arretrati contrattuali per il periodo 2016-2017.

Dalla fine del 2018, con decorrenza 2019, è previsto, infine, un incremento dei Fondi destinati alla contrattazione integrativa.

Il contratto interviene su molti aspetti normativi quali le assenze, i permessi e congedi, le ferie, i rapporti di lavoro flessibile, l’ampliamento di alcune tutele (malattie gravi, permessi per visite).

In materia di orario di lavoro, il contratto raggiunge un buon equilibrio tra tutele e garanzie per i lavoratori ed esigenze organizzative delle aziende sanitarie.

Il nuovo contratto collettivo, in attuazione di recenti disposizioni di legge, ha operato anche una revisione del codice disciplinare dei dipendenti pubblici, prevedendo anche specifiche sanzioni in caso di assenze ingiustificate in prossimità dei giorni festivi o per assenze collettive.

Il contratto, a seguito della sottoscrizione definitiva, diverrà efficace da domani, 22 maggio 2018.

(ARAN)

 

Nota:Il CCNL non è stato firmato da USPPI e FENATO nell'ambito di CSE, in quanto non ne accoglie le richieste economiche e normative; è accessibile, oltre che dal sito ARAN, anche da questo nella sezione “documenti” riservati agli iscritti, categoria “contrattazione”.

 

Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato in via definitiva il contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 del comparto Istruzione e Ricerca 

Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato in data odierna il primo contratto collettivo nazionale di lavoro per il nuovo comparto Istruzione e ricerca, nel quale sono confluiti i precedenti comparti  Scuola, Enti di ricerca, Università, Accademie e conservatori.

Il contratto si riferisce agli anni 2016, 2017 e 2018 e riconosce aumenti da 84 a 111 euro mensili in coerenza con l’Intesa del 30 novembre 2016 tra Governo e Organizzazioni sindacali, anche grazie alla previsione di un apposito elemento perequativo, che interessa soprattutto le qualifiche iniziali.

Il CCNL è destinato a circa 1.200.000 dipendenti, cui saranno corrisposti in busta paga gli arretrati e gli incrementi stipendiali.  Il testo contrattuale è costituito da una “parte comune” contenente le disposizioni applicabili a tutto il personale del comparto e da “specifiche sezioni” riferite ai singoli settori.

La nuova disciplina interviene su molti aspetti del rapporto di lavoro (relazioni sindacali, assenze, permessi, codici disciplinari, rapporti di lavoro flessibile), anche al fine di aggiornare alcune parti della precedente regolamentazione,  superata dalle norme di legge vigenti e, comunque, non più attuale.

In materia di relazioni sindacali, il contratto definisce nuove regole semplificate che,  nel rispetto dei distinti ruoli dei datori di lavoro e delle organizzazioni sindacali, valorizzano gli istituti della partecipazione sindacale. Vengono anche aggiornate le materie attribuite alla contrattazione integrativa, con l’obiettivo di chiarirne il contenuto e la portata.

Sotto il profilo normativo, sono stati regolati alcuni istituti del rapporto di lavoro  tra cui quelli, del tutto nuovi, previsti per l’effettuazione di  visite specialistiche ed esami diagnostici. Di particolare rilevanza, è, inoltre,  la disciplina delle ferie solidali, che consente ai dipendenti con figli minori in gravi condizioni di salute, che necessitino di una particolare assistenza, di poter utilizzare le ferie cedute da altri lavoratori. Altre importanti novità riguardano le tutele introdotte per le donne vittime di violenza le quali, oltre al riconoscimento di appositi congedi retribuiti, potranno avvalersi anche di una speciale aspettativa.

Il nuovo CCNL, in attuazione della Riforma Madia, ha operato una revisione del codice disciplinare dei dipendenti pubblici. Inoltre, alla luce delle recenti modifiche legislative, ha individuato un nuovo meccanismo per l’attribuzione degli incentivi economici al personale, che ha l’obiettivo di riconoscere premi aggiuntivi a coloro che abbiano ottenuto le valutazioni più elevate.

Riguardo alle specifiche discipline di settore, nella sezione Scuola è stata data molta importanza all’esigenza di  garantire il principio della continuità didattica. Infatti viene prevista la permanenza dei docenti per almeno tre anni nella istituzione scolastica di titolarità, come stabilito dalla legge n. 107 del 2015. Ciò andrà a vantaggio delle studentesse e degli studenti, che potranno contare sulla presenza, per più anni, dello stesso insegnante.

Per le Università, sono previste alcune misure per i dipendenti in servizio nelle Aziende ospedaliere ed una nuova disciplina organica in materia di Fondi destinati al salario accessorio.

Per gli Enti di ricerca si confermano le forti specificità già riconosciute dal decreto legislativo n. 218 del 2016 per il ruolo e per l’importanza che rivestono i ricercatori e tecnologi per la crescita e l’evoluzione del sistema Paese. Vengono, inoltre,  introdotti meccanismi per conseguire una maggiore flessibilità del Fondo per le progressioni economiche del personale.

Per il personale delle Accademie e dei conservatori, viene stabilito che il ruolo di professore di seconda fascia divenga ad esaurimento, traguardando un modello che dovrà realizzare un graduale passaggio verso la prima fascia.

 

Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 del comparto Sanità

  

Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 per i circa 543.400 pubblici dipendenti appartenenti al comparto Sanità, che comprende Aziende sanitarie e ospedaliere del SSN, policlinici universitari, ARPA, istituti zooprofilattici sperimentali e altri istituti di cura.

Si tratta del quarto contratto firmato in circa due mesi - dopo i contratti di Funzioni centrali, Istruzione e ricerca, Funzioni locali - a seguito dell’accordo del novembre 2016 tra il Ministro Madia e le organizzazione sindacali, che ha fissato le coordinate generali dei rinnovi contrattuali nel settore pubblico.

Con l’accordo siglato oggi, i circa 2.400.000 dipendenti pubblici, che applicano contratti stipulati dall’Aran, hanno visto rinnovato il loro contratto collettivo nazionale, per il triennio 2016-2018, dopo un lungo periodo di blocco della contrattazione nazionale.

Il contratto riconosce aumenti economici, pari a circa 86 Euro medi, con una forbice che va da circa 80 Euro poco meno di 95 al mese ed incrementi percentuali a regime del 3,48%. Tali valori sono raggiunti anche attraverso un elemento perequativo della retribuzione, che presenta valori più elevati per le categorie e posizioni economiche collocate nelle fasce più basse della scala parametrale. Per il periodo 2016-2017, sono riconosciuti anche gli arretrati contrattuali. Dalla fine del 2018, con decorrenza 2019, è previsto, infine, un incremento dei Fondi destinati alla contrattazione integrativa.

L’accordo interviene su molti aspetti normativi quali le assenze, i permessi e congedi, le ferie, i rapporti di lavoro flessibile, l’ampliamento di alcune tutele (malattie gravi, permessi per visite).

In materia di orario di lavoro, l’accordo raggiunge un buon equilibrio tra tutele e garanzie per i lavoratori ed esigenze organizzative delle aziende sanitarie.

E’ stato ridefinito un quadro organico di regole sulle relazioni sindacali presso le aziende, valorizzando gli istituti della partecipazione e la contrattazione integrativa.

Il nuovo contratto collettivo, in attuazione della Riforma Madia, ha operato anche una revisione del codice disciplinare dei dipendenti pubblici, prevedendo anche specifiche sanzioni in caso di assenze ingiustificate in prossimità dei giorni festivi o per assenze collettive.

Il contratto diventerà efficace, a seguito della sottoscrizione definitiva, una volta concluso l’iter di verifica e controllo della sua compatibilità economica, come previsto dalle norme vigenti.

 

 

 

Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 del comparto Funzioni Locali

 

Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 del comparto Funzioni Locali

Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 per i circa 467.000 pubblici dipendenti appartenenti al comparto Funzioni locali, che comprende regioni, enti locali, camere di commercio e altri enti territoriali.

Il contratto riconosce aumenti economici, pari a circa 85 Euro medi e prevede altresì, per il 2018, un elemento perequativo della retribuzione con valori più elevati per le categorie e posizioni economiche collocate nelle fasce più basse della scala parametrale. Sono riconosciuti anche gli arretrati contrattuali per il periodo 2016-2017. Dalla fine del 2018, con decorrenza 2019, è previsto, infine, un incremento dei Fondi destinati alla contrattazione integrativa.

L’accordo interviene sulle relazioni sindacali e su molti aspetti normativi (assenze, permessi e congedi, orario di lavoro ore, ferie, codici disciplinari, rapporti di lavoro flessibile). C’era infatti la necessità di riscrivere alcune parti del contratto superate dalle norme di legge vigenti o non più attuali. Tra i nuovi istituti si segnalano: i permessi per l’effettuazione di terapie, visite specialistiche ed esami diagnostici; la disciplina delle ferie solidali, che consente ai dipendenti con figli minori in gravi condizioni di salute, che necessitino di una particolare assistenza, di poter utilizzare le ferie cedute da altri lavoratori; alcune tutele per le donne vittime di violenza le quali, oltre al riconoscimento di appositi congedi retribuiti, potranno avvalersi anche di una speciale aspettativa.

Sono state anche ampliate le tutele riconosciute in caso di malattie gravi che richiedano terapie salvavita (quali chemioterapia ed emodialisi): infatti, le condizioni di miglior favore, prima circoscritte ai soli giorni di assenza nei quali si effettuano le terapie, sono estese anche al periodo successivo nel quale sia impossibile tornare al lavoro, per gli effetti invalidanti dovuti alle terapie effettuate. Il contratto ha inoltre recepito le nuove disposizioni sulle Unioni civili, prevedendo che tutte le tutele del contratto riferite al matrimonio riguardino anche ciascuna delle parti dell'unione civile.

In materia di relazioni sindacali, il contratto definisce regole semplificate che valorizzano gli istituti della partecipazione sindacale, nel rispetto dei distinti ruoli dei datori di lavoro e delle organizzazioni sindacali. In questo ambito, è stato previsto un nuovo Organismo paritetico, per gli enti con più di 300 dipendenti, che ha il compito di instaurare un dialogo costruttivo e collaborativo con le organizzazioni sindacali. Sono state anche riviste ed aggiornate le materie attribuite alla contrattazione integrativa, con l’obiettivo di chiarirne il contenuto e la portata.

Si è provveduto, inoltre, ad aggiornare le tipologie di rapporto di lavoro flessibile con particolare riguardo ai contratti di lavoro a tempo determinato, in coerenza con i principi di non discriminazione più volte affermati anche a livello europeo e con le modifiche normative recentemente introdotte. A tal fine, sono state estese ai dipendenti con contratto a termine alcune tutele (ad esempio, in materia di ferie e di diritto allo studio) Presso ciascuna amministrazione, è stato inoltre previsto un tetto complessivo per i rapporti di lavoro flessibile.

Il nuovo contratto collettivo, in attuazione della Riforma Madia, ha operato anche una revisione del codice disciplinare dei dipendenti pubblici, prevedendo specifiche sanzioni in caso di assenze ingiustificate in prossimità dei giorni festivi o per assenze collettive.

Alla luce delle recenti modifiche legislative, è stato individuato, un nuovo meccanismo per l’attribuzione degli incentivi economici al personale, che ha l’obiettivo di riconoscere premi aggiuntivi a coloro che abbiano ottenuto le valutazioni più elevate. In questo ambito, si è provveduto anche ad un riassetto organico delle disposizioni che regolano la costituzione e l’utilizzo dei fondi destinati alla contrattazione integrativa per l’erogazione dei trattamenti economici accessori.

E’ stata prevista una specifica sezione per la polizia locale, che riconosce e valorizza le peculiarità di questa tipologia di personale, attraverso la previsione di specifici trattamenti economici.

Il contratto è intervenuto, infine, sul sistema di classificazione professionale, con alcune modifiche della previgente disciplina, pur confermandone l’assetto complessivo e rinviando molte tematiche all’approfondimento di una Commissione paritetica, in vista di una più complessiva revisione dei suoi contenuti.

Il contratto diventerà efficace, a seguito della sottoscrizione definitiva, una volta concluso l’iter di verifica e controllo della sua compatibilità economica, come previsto dalle norme vigenti.

 

 

 

 

Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato in via definitiva il contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 del comparto Funzioni Centrali

 

Questo pomeriggio, Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato in via definitiva il contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 per i circa 240.000 pubblici dipendenti appartenenti alle Funzioni Centrali, il nuovo comparto nel quale sono confluiti i precedenti comparti di Ministeri, Agenzie Fiscali, Enti Pubblici non Economici, Agid, Cnel ed Enac.

La firma è intervenuta dopo i prescritti pareri di legge e la positiva certificazione della Corte dei Conti.

Con l’odierna sottoscrizione definitiva, il contratto è dunque pienamente applicabile.

Il contratto riconosce aumenti economici a regime, pari a circa 85 Euro medi e prevede altresì, per il 2018, un elemento perequativo della retribuzione destinato solo alle categorie collocate nelle fasce più basse della scala parametrale. Sono riconosciuti anche gli arretrati contrattuali per il periodo 2016-2017.

L’accordo interviene anche sulle relazioni sindacali e su molti aspetti normativi (assenze, permessi e congedi, orario di lavoro e banca delle ore, ferie, codici disciplinari, rapporti di lavoro flessibile). C’era infatti la necessità di riscrivere alcune parti del contratto superate dalle norme di legge vigenti e, comunque, non più attuali. Inoltre, si è reso necessario armonizzare, in un unico quadro regolativo, le discipline contrattuali dei diversi comparti di provenienza.

In materia di relazioni sindacali, il nuovo contratto definisce nuove regole semplificate che valorizzano gli istituti della partecipazione sindacale, nel rispetto dei distinti ruoli dei datori di lavoro e delle organizzazioni sindacali. In questo ambito, è stato previsto un nuovo Organismo paritetico (“Organismo paritetico per l’innovazione”) che ha il compito di instaurare un dialogo costruttivo e collaborativo con le organizzazioni sindacali. Sono state anche riviste ed aggiornate le materie attribuite alla contrattazione integrativa, con l’obiettivo di chiarirne il contenuto e la portata.

Sotto il profilo normativo, è stata elaborata una disciplina comune degli istituti del rapporto di lavoro quali l’orario, le ferie, i permessi, tra cui quelli, del tutto nuovi, previsti per l’effettuazione di terapie, visite specialistiche ed esami diagnostici. Il quadro generale degli istituti è stato rivisitato e aggiornato alla luce dei più recenti interventi legislativi. Di particolare rilevanza, è l’introduzione della disciplina delle ferie solidali, che consente ai dipendenti con figli minori in gravi condizioni di salute, che necessitino di una particolare assistenza, di poter utilizzare le ferie cedute da altri lavoratori. Altre novità rilevanti riguardano le tutele introdotte per le donne vittime di violenza le quali, oltre al riconoscimento di appositi congedi retribuiti, potranno avvalersi anche di una speciale aspettativa. Per le stesse, viene altresì prevista la possibilità di ottenere il trasferimento ad altra sede in tempi rapidi e con procedure agevolate.

Sono state anche ampliate le tutele riconosciute in caso di malattie gravi che richiedano terapie salvavita (quali chemioterapia ed emodialisi): infatti, le condizioni di miglior favore, prima circoscritte ai soli giorni di assenza nei quali si effettuano le terapie, sono estese anche al periodo successivo nel quale sia impossibile tornare al lavoro, per gli effetti invalidanti dovuti alle terapie effettuate. Il contratto ha inoltre recepito le nuove disposizioni sulle Unioni civili, prevedendo che tutte le tutele del contratto riferite al matrimonio riguardino anche ciascuna delle parti dell'unione civile.

Si è provveduto, inoltre, ad aggiornare le tipologie di rapporto di lavoro flessibile con particolare riguardo ai contratti di lavoro a tempo determinato, in coerenza con i principi di non discriminazione più volte affermati anche a livello europeo e con le modifiche normative recentemente introdotte. A tal fine, sono state estese ai dipendenti con contratto a termine alcune tutele (ad esempio, in materia di ferie e di diritto allo studio) Presso ciascuna amministrazione, è stato inoltre previsto un tetto complessivo per i rapporti di lavoro flessibile.

Il nuovo contratto collettivo, in attuazione della Riforma Madia, ha operato anche una revisione del codice disciplinare dei dipendenti pubblici, prevedendo specifiche sanzioni in caso di assenze ingiustificate in prossimità dei giorni festivi o per assenze collettive.

Alla luce delle recenti modifiche legislative, è stato individuato un nuovo meccanismo per l’attribuzione degli incentivi economici al personale, che ha l’obiettivo di riconoscere premi aggiuntivi a coloro che abbiano ottenuto le valutazioni più elevate.

Il contratto ha infine creato le basi per promuovere un nuovo modello di “welfare contrattuale”, che consenta di sviluppare e diffondere sistemi analoghi a quelli già presenti nel settore privato. E’ stata prevista la possibilità di riconoscere ai dipendenti prestazioni integrative nei seguenti ambiti: sostegno al reddito della famiglia (aiuti economici e sussidi), supporto all’istruzione e promozione del merito dei figli (ad esempio borse di studio), contributi a favore di attività culturali, ricreative e con finalità sociale; prestiti a favore di dipendenti in difficoltà ad accedere ai canali ordinari del credito bancario o che si trovino nella necessità di affrontare spese non differibili; polizze sanitarie integrative delle prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale.

Il presente comunicato viene pubblicato sul sito dell’Agenzia anche ai sensi e per gli effetti di quanto previsto dall’art. 2, comma 2 del contratto sottoscritto.

 

 

 

COMUNICATO STAMPA - SIGLATA L’IPOTESI DI ACCORDO RELATIVA AL COMPARTO ISTRUZIONE E RICERCA

 

 

 

Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato questa mattina l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro per quasi 1.200.000 dipendenti appartenenti al comparto Istruzione e ricerca, nel quale sono confluiti i precedenti comparti  Scuola, Enti di ricerca, Università, Accademie e Conservatori.

 

Il nuovo contratto si riferisce agli anni 2016, 2017 e 2018 e riconosce aumenti da 84 a 111 euro mensili in coerenza con l’Intesa del 30 novembre 2016 tra Governo e Organizzazioni sindacali, anche grazie alla previsione di un apposito elemento perequativo, che interessa soprattutto le qualifiche iniziali.

 

Il personale interessato riceverà in busta paga gli arretrati e gli incrementi stipendiali al termine dell’iter procedurale di controllo del testo contrattuale.

 

L’intesa siglata è costituita da una “parte comune” contenente le disposizioni applicabili a tutto il personale del comparto e da “specifiche sezioni” riferite ai singoli settori. L’ Ipotesi in esame interviene su molti aspetti del rapporto di lavoro (relazioni sindacali, assenze, permessi, codici disciplinari, rapporti di lavoro flessibile), anche al fine di aggiornare alcune parti della precedente disciplina, superata dalle norme di legge vigenti e, comunque, non più attuale.

 

In materia di relazioni sindacali, il contratto definisce nuove regole semplificate che,  nel rispetto dei distinti ruoli dei datori di lavoro e delle organizzazioni sindacali, valorizzano gli istituti della partecipazione sindacale. Vengono anche aggiornate le materie attribuite alla contrattazione integrativa, con l’obiettivo di chiarirne il contenuto e la portata.

 

Sotto il profilo normativo, è stata elaborata una nuova disciplina per alcuni istituti del rapporto di lavoro  tra cui quelli, del tutto nuovi, previsti per l’effettuazione di  visite specialistiche ed esami diagnostici. Di particolare rilevanza, è, inoltre,  l’introduzione della disciplina delle ferie solidali, che consente ai dipendenti con figli minori in gravi condizioni di salute, che necessitino di una particolare assistenza, di poter utilizzare le ferie cedute da altri lavoratori. Altre novità rilevanti riguardano le tutele introdotte per le donne vittime di violenza le quali, oltre al riconoscimento di appositi congedi retribuiti, potranno avvalersi anche di una speciale aspettativa.

 

Il nuovo contratto collettivo, in attuazione della Riforma Madia, ha operato una revisione del codice disciplinare dei dipendenti pubblici. Alla luce delle recenti modifiche legislative, è stato individuato un nuovo meccanismo per l’attribuzione degli incentivi economici al personale, che ha l’obiettivo di riconoscere premi aggiuntivi a coloro che abbiano ottenuto le valutazioni più elevate.

 

Riguardo alle specifiche discipline di settore, nel settore Scuola è stata data molta importanza all’esigenza di  garantire il principio della continuità didattica. Infatti viene prevista la permanenza dei docenti per almeno tre anni nella istituzione scolastica di titolarità, come previsto dalla legge n. 107 del 2015. Ciò andrà a vantaggio delle studentesse e degli studenti, che potranno contare sulla presenza, per più anni, dello stesso insegnante.

 

Per gli Enti di ricerca si confermano le forti specificità già riconosciute dal decreto legislativo n. 218 del 2016 per il ruolo e per l’importanza che rivestono i ricercatori e tecnologi per la crescita e l’evoluzione del sistema Paese. Sono introdotti meccanismi per conseguire una maggiore flessibilità del Fondo per le progressioni economiche del personale.

 

Per le Università, sono previste alcune misure per i dipendenti in servizio nelle Aziende ospedaliere ed una nuova disciplina organica in materia di Fondi destinati al salario accessorio.

 

Per il personale delle Accademie e dei conservatori, viene stabilito che il ruolo di professore di seconda fascia divenga ad esaurimento, traguardando un modello che dovrà realizzare un graduale passaggio verso la prima fascia.

 

 

 

 

 

Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 del nuovo comparto Funzioni Centrali, nel quale sono confluiti i precedenti comparti di Ministeri, Agenzie Fiscali, EPNE, Agid, Cnel ed Enac.

Allegati:
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Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato l’Ipotesi di contratto collettivo nazionale di lavoro 2016-2018 per i pubblici dipendenti appartenenti alle Funzioni Centrali, nuovo comparto nel quale sono confluiti i precedenti comparti di Ministeri, Agenzie Fiscali, Enti Pubblici non Economici, Agid, Cnel ed Enac.

E’ il primo contratto di lavoro del settore pubblico ad essere rinnovato dopo gli anni di blocco della contrattazione nazionale. I lavoratori interessati sono circa 240.000.

Il contratto riconosce aumenti economici a regime, pari a circa 85 Euro medi e prevede altresì, per il 2018, un elemento perequativo della retribuzione destinato solo alle categorie collocate nelle fasce più basse della scala parametrale. Sono riconosciuti anche gli arretrati contrattuali per il periodo 2016-2017.

L’intesa siglata interviene anche sulle relazioni sindacali e su molti aspetti normativi (assenze, permessi e congedi, orario di lavoro e banca delle ore, ferie, codici disciplinari, rapporti di lavoro flessibile). C’era infatti la necessità di riscrivere alcune parti del contratto superate dalle norme di legge vigenti e, comunque, non più attuali. Inoltre, si è reso necessario armonizzare, in un unico quadro regolativo, le discipline contrattuali dei diversi comparti di provenienza.

In materia di relazioni sindacali, il nuovo contratto definisce nuove regole semplificate che valorizzano gli istituti della partecipazione sindacale, nel rispetto dei distinti ruoli dei datori di lavoro e delle organizzazioni sindacali. In questo ambito, è stato previsto un nuovo Organismo paritetico (“Organismo paritetico per l’innovazione”) che avrà il compito di instaurare un dialogo costruttivo e collaborativo con le organizzazioni sindacali. Sono state anche riviste ed aggiornate le materie attribuite alla contrattazione integrativa, con l’obiettivo di chiarine il contenuto e la portata.

Sotto il profilo normativo, è stata elaborata una disciplina comune degli istituti del rapporto di lavoro quali l’orario, le ferie, i permessi, tra cui quelli, del tutto nuovi, previsti per l’effettuazione di terapie, visite specialistiche ed esami diagnostici. Il quadro generale degli istituti è stato rivisitato e aggiornato alla luce dei più recenti interventi legislativi. Di particolare rilevanza, è l’introduzione della disciplina delle ferie solidali, che consente ai dipendenti con figli minori in gravi condizioni di salute, che necessitino di una particolare assistenza, di poter utilizzare le ferie cedute da altri lavoratori. Altre novità rilevanti riguardano le tutele introdotte per le donne vittime di violenza le quali, oltre al riconoscimento di appositi congedi retribuiti, potranno avvalersi anche di una speciale aspettativa. Per le stesse, viene altresì prevista la possibilità di ottenere il trasferimento ad altra sede in tempi rapidi e con procedure agevolate.

Ampliate le tutele riconosciute in caso di malattie gravi che richiedano terapie salvavita (quali chemioterapia ed emodialisi): infatti, le condizioni di miglior favore, prima previste per i soli giorni di assenza nei quali si effettuano le terapie, sono estese anche al periodo successivo nel quale sia impossibile tornare al lavoro, per gli effetti invalidanti dovuti alle terapie effettuate. Il contratto ha inoltre recepito le nuove disposizioni sulle Unioni civili, prevedendo che tutte le tutele del contratto riferite al matrimonio riguardino anche ciascuna delle parti dell'unione civile.

Sono state aggiornate le tipologie di rapporto di lavoro flessibile con particolare riguardo ai contratti di lavoro a tempo determinato, in coerenza con i principi di non discriminazione più volte affermati anche a livello europeo e con le modifiche normative recentemente introdotte. A tal fine, sono state estese ai dipendenti a tempo determinato alcune tutele (ad esempio, in materia di ferie e di diritto allo studio) Presso ciascuna amministrazione, è stato inoltre previsto un tetto complessivo per i rapporti di lavoro flessibile.

Il nuovo contratto collettivo, in attuazione della Riforma Madia, ha operato una revisione del codice disciplinare dei dipendenti pubblici, prevedendo specifiche sanzioni in caso di assenze ingiustificate in prossimità dei giorni festivi o per assenze collettive.

Alla luce delle recenti modifiche legislative, è stato individuato un nuovo meccanismo per l’attribuzione degli incentivi economici al personale, che ha l’obiettivo di riconoscere premi aggiuntivi a coloro che abbiano ottenuto le valutazioni più elevate.

Il contratto ha infine creato le basi per promuovere un nuovo modello di “welfare contrattuale”, che consenta di sviluppare e diffondere sistemi analoghi a quelli già presenti nel settore privato. E’ stata prevista la possibilità di riconoscere ai dipendenti prestazioni integrative nei seguenti ambiti: sostegno al reddito della famiglia (aiuti economici e sussidi), supporto all’istruzione e promozione del merito dei figli (ad esempio borse di studio), contributi a favore di attività culturali, ricreative e con finalità sociale; prestiti a favore di dipendenti in difficoltà ad accedere ai canali ordinari del credito bancario o che si trovino nella necessità di affrontare spese non differibili; polizze sanitarie integrative delle prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale.

(ARAN)

Nota: L'ipotesi di CCNL non è stata firmata neanche da USPPI, con le relative federazioni interessate, nell'ambito CSE-CGS, in quanto nessun provvedimento, e neppure un riferimento è stato inserito riguardo alla questione dei professionisti e all'ordinamento professionale.

Il testo è riportato, oltre che nel sito ARAN, anche in questo nella sezione documenti riservati agli iscritti, categoria contrattazione.

 

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Firmato in via definitiva l’accordo sui nuovi comparti ed aree di contrattazione del pubblico impiego

Aran e Sindacati hanno firmato in via definitiva l’accordo quadro nazionale che ridefinisce i nuovi comparti e le nuove aree di contrattazione del pubblico impiego.

L’accordo sottoscritto oggi, dopo una delicata ed impegnativa trattativa iniziata a fine 2015, definisce la nuova cornice entro la quale avranno luogo i rinnovi contrattuali del triennio 2016-2018.

E’ un accordo importante che consente di riaprire la stagione negoziale, dopo molti anni di blocco della contrattazione, e che cambia in profondità l’assetto del sistema contrattuale pubblico.

I comparti di contrattazione passano da 11 a 4, in linea con la norma di legge che pone un tetto massimo di quattro al numero dei comparti (art. 40, comma 2 del decreto legislativo n. 165 del 2001). L’effetto più immediato sarà quello di una notevole semplificazione dell’attività negoziale: in passato, per gli 11 comparti e le 8 aree dirigenziali era necessario concludere 38 accordi per ogni quadriennio; oggi, gli accordi da fare scenderanno ad 8 per triennio contrattuale.

L’accordo ha inteso semplificare, ma non annullando completamente le differenze (di funzioni, di professionalità) che caratterizzano il sistema amministrativo italiano. In questa ottica, è stata mantenuta la distinzione tra PA centrale e PA regionale e locale e si è tenuto conto, in special modo con riferimento alle aree dirigenziali, del nuovo profilo dell’organizzazione amministrativa, disegnato nell’ambito della riforma della pubblica amministrazione, recentemente varata dal Governo.

I nuovi comparti sono:

- Funzioni centrali, nel quale confluiscono gli attuali comparti Ministeri, Agenzie fiscali, Enti pubblici non economici ed altri enti;

- Funzioni Locali, che conserva il perimetro dell’attuale comparto Regioni-autonomie locali;

- Istruzione e ricerca, nel quale sono compresi gli attuali comparti Scuola, Accademie e conservatori, Università, Enti pubblici di ricerca ed altri enti;

- Sanità, che non muta sostanzialmente la sua fisionomia, ricomprendendo gli enti ed aziende dell’attuale comparto Sanità.

Il comparto Funzioni centrali conterà circa 247.000 occupati; il comparto Funzioni locali, 457.000; il comparto Istruzione e ricerca, 1.111.000; il comparto Sanità, 531.000 (dati riferiti al 2014, Elaborazione Aran su dati conto annuale RGS).

In stretto collegamento con i quattro comparti, l’Accordo ha anche operato una ridefinizione delle aree dirigenziali, cioè degli ambiti sui quali saranno negoziati gli specifici accordi riguardanti la dirigenza pubblica.

Le nuove aree dirigenziali sono:

- Area delle Funzioni centrali, comprendente i dirigenti delle amministrazioni che confluiscono nel comparto Funzione centrali, cui si aggiungono i professionisti e i medici degli enti pubblici non economici;

- Area delle Funzioni locali, nel quale trovano collocazione i dirigenti degli enti del comparto Funzioni locali; i dirigenti amministrativi, tecnici e professionali degli enti ed aziende del comparto Sanità; i segretari comunali e provinciali;

- Area dell’Istruzione e della ricerca, comprendente i dirigenti del comparto Istruzione e ricerca;

- Area della Sanità, all’interno del quale sono collocati i dirigenti degli enti ed aziende del comparto Sanità, ad eccezione dei dirigenti amministrativi, tecnici e professionali.

Le nuove aree dirigenziali avranno queste dimensioni: circa 6.800 occupati nell’area delle Funzioni centrali; 15.300 nell’area delle Funzioni locali; 7.700 nell’area Istruzione e ricerca; 126.800 nell’area della Sanità (dati riferiti al 2014, Elaborazione Aran su dati conto annuale RGS).

Per accompagnare la transizione al nuovo assetto contrattuale, le parti hanno stabilito una breve finestra temporale all’interno della quale i sindacati potranno realizzare processi di aggregazione o fusione. Si tratta di una previsione che intende agevolare il percorso verso il nuovo assetto della rappresentatività sindacale del pubblico impiego.

Roma, 13 luglio 2016

(ARAN)

 

 Nota: Il CNQ è accessibile, oltre che nel sito ARAN, anche qui nella sezione “documenti”. categoria “contrattazione”.

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ACCERTAMENTO DELLA RAPPRESENTATIVITA' TRIENNIO 2016-2018

PREMESSA

L'articolo 9 del CCNQ per la definizione dei comparti di contrattazione e delle relative aree dirigenziali sottoscritto il 13 luglio 2016 prevede che, entro trenta giorni dalla firma dello stesso, le Organizzazioni sindacali del Comparto Funzioni Centrali, del Comparto Istruzione e ricerca, dell'Area Funzioni centrali e dell'Area Istruzione e ricerca possono dare vita a nuove aggregazioni associative cui imputare le deleghe delle quali risultino titolari, purchè il nuovo soggetto succeda effettivamente nella titolarità delle deleghe che ad esso vengono imputate. Inoltre, l'art. 11 del medesimo contratto consente alle organizzazioni sindacali che si avvalgano della suddetta facoltà di modificare la Confederazione di riferimento. Pertanto, il presente accertamento della rappresentatività relativo al triennio 2016-2018 ha carattere provvisorio per i suddetti comparti ed aree, nonchè per l'individuazione delle Confederazioni sindacali rappresentative ai sensi dell'art. 43, comma 4, del d.lgs. n. 165 del 2001.

L'accertamento definitivo sarà effettuato a seguito della verifica degli eventuali mutamenti associativi posti in essere dalle OO.SS. che si avvarranno delle citate facoltà di cui agli articoli 9 e 11 del CCNQ 13 luglio 2016.

(ARAN)

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Corruzione, Davigo: "Non tutti rubano, ma la pratica è molto diffusa. Ecco come combatterla 

Piercamillo Davigo, ex magistrato del pool Mani Pulite oggi presidente dell'Anm

Il presidente dell'Anm a Taranto per un seminario: "Vanno comprese le cause e studiati i possibili rimedi. Lo stipendio non può concorrere con le mazzette, ma è fondamentale liberare i dipendenti della P.A. dal bisogno. Premiare il merito e creare l'orgoglio dell'appartenenza"

 11 maggio 2016

 TARANTO - Dopo il "costruttivo" incontro con il ministro della Giustizia Andrea Orlando, Piercamillo Davigo aggiusta ulteriormente il tiro rispetto al durissimo attacco portato a una classe politica che continua a rubare con la differenza che ha smesso di vergognarsi. Adesso il discorso sulla corruzione riguarda non direttamente i politici ma chiunque abbia un ruolo nella pubblica amministrazione. E anche in questo caso "non tutti rubano, non lo penso. Ma la corruzione è una pratica molto diffusa. Quindi, bisogna comprenderne le cause e studiare i possibili rimedi".

 Il fresco presidente dell'Associazione nazionale magistrati lo ha puntualizzato a Taranto, relazionando al seminario organizzato dalla locale Asl, dall'Università degli studi "Aldo Moro" di Bari e dall'Ordine dei giornalisti della Puglia su "Trasparenza e Anticorruzione nella Pubblica Amministrazione". La repressione, ha aggiunto Davigo, "serve, ma la legislazione dovrebbe essere più efficace. E bisognerebbe parlare di corruzioni e non di corruzione, perchè ce ne sono di diversi tipi".

 Una delle chiavi per battere la corruzione nella pubblica amministrazione, secondo Davigo, è liberare il dipendente dalla dittatura del "bisogno". "E' illusorio pensare di fare concorrenza alle mazzette con lo stipendio, però dobbiamo tenere la gente che lavora nella pubblica amministrazione libera dal bisogno". Altro aspetto fondamentale, premiare il merito. "Occorre creare l'orgoglio dell'appartenza, motivarlo. A chi ha detto, con senso di fastidio, 'cosa vogliono questi magistrati?', rispondo che i magistrati occupano il posto che occupano perché quantomeno hanno vinto il concorso. In un Paese dove purtroppo il merito non conta nulla, ripristinarlo e valorizzarlo sarebbe sicuramente un grande passo avanti".

 Davigo porta ad esempio i consulenti. "La pubblica amministrazione spesso ricorre ai consulenti solo per sapere di cosa ha bisogno. Ma i consulenti sono persone. E non sto dicendo affatto che rubano. Ma sono persone che nelle loro attività lavorative e professionali hanno anche rapporti col mondo delle imprese. Ed è un po' difficile che entrino in conflitto con questo mondo. E allora i collaudi delle opere non facciamoli fare ai consulenti, perché può accadere che non siano così rigorosi come sarebbe necessario, ma mettiamo gli ingegneri e i tecnici della pubblica amministrazione nelle condizioni di farli effettivamente".

 Nel discorso torna il riferimento alla giusta retribuzione. "Se vediamo che un ingegnere del pubblico prende poco più di una dattilografa o di un'impiegata, è chiaro che se ne va dalla pubblica amministrazione". Quanto al senso di appartenza, Davigo ha rievocato due casi esemplari risalenti agli anni in cui era sostituto procuratore a Milano. Il primo attiene a un colloquio riservato che gli chiese un ufficiale della Finanza che destinava gran parte del suo stipendio al pagamento dell'alloggio di servizio e aveva moglie e due figli a carico e l'arresto da parte di un maresciallo delle Fiamme Gialle di un imprenditore che gli aveva promesso 200 milioni di lire per evitare una verifica fiscale.

 L'altro episodio citato da Davigo è quello di un alto manager francese, formato alla Scuola superiore della pubblica amministrazione di Parigi, il quale, finito il suo compito alla guida di un'importante azienda del suo Paese, tornò al ministero delle Finanze. A parlamentari italiani che evidenziavano al manager come, tornando al ministero delle Finanze francese, avrebbe "guadagnato molto meno" lui rispose "io sono al servizio dello Stato". "Ciò che distingue la pubblica amministrazione italiana da quella francese o britannica è l'orgoglio di appartenenza, che qui manca - ha osservato Davigo -. Per decenni si è raccontato che i nostri dipendenti pubblici sono fannulloni o nella migliore delle ipotesi inefficienti. Non ci vuole molto a distruggere l'orgoglio di appartenenza, ma per ricostruirlo ci vogliono generazioni".

 Davigo ha quindi ricordato che in Italia il numero delle denunce di corruzione è più basso di quello della Finlandia e che è necessario agire, sotto il profilo legislativo e normativo, su due aspetti. Il primo è la serialità della corruzione, perchè per il presidente dell'Anm chi compie atti del genere, spesso è portato a ripeterli. "Il secondo aspetto su cui intervenire - ha sottolineato - è il contesto perchè non bisogna tenere conto solo del corrotto e del corruttore, ovvero di chi fa o riceve corruzione attiva, ma anche di quella passiva, cioè - ha concluso - di tutti quelli che ricevono benefici e vantaggi da quest'azione. E a questa platea bisogna poi aggiungere un nocciolo di intermediari che a volte sono persone già espulse dalla pubblica amministrazione".

 

(La Repubblica) 

 

Nota: Sono concetti che, inascoltati, abbiamo sempre sostenuto e continuiamo a sostenere.

Ma il legislatore (Parlamento e Governo) è sordo e cieco anche riguardo ai suoi stessi atti (evidentemente un motivo c'è: quello che contesta il Presidente della ANM dott. Davigo).

 Il rapporto del Comitato di studio sulla prevenzione della corruzione, presieduto dal prof. Sabino Cassese, presentato alla Camera dei Deputati il 23 ottobre 1996 invitava il Parlamento, tra l’altro, a rafforzare i corpi tecnici, considerato che una delle ragioni principali della corruzione è la debolezza delle amministrazioni, data dall’assenza o dalla insufficienza delle categorie professionali.

 Affermava quel rapporto:

"Essa costringe le amministrazioni ad affidarsi a soggetti esterni per tutte le attività che richiedano l’opera di specialisti”, per cui veniva ritenuto necessario che il Parlamento ponesse rimedio a questo stato di degrado, organizzando il personale in questione “in corpi separati, con uno stato giuridico ed un trattamento economico che consentano di attrarre personale di preparazione adeguata”.

Concludeva il rapporto “Non ci si deve illudere di poter acquisire le professionalità necessarie, se non si è disposti a pagare il loro prezzo, né che la corruzione abbia termine, finché le amministrazioni non abbiano superato la loro debolezza”.

 Purtroppo l’immobilismo politico e la rinuncia a positivi interventi strutturali di risanamento gestionale dell’apparato pubblico hanno attivato gli appetiti di una vasta pluralità di soggetti lobbistici privati e imprenditoriali che, avendo individuato nella posizione di rendita attiva delle attività professionali dipendenti unconsistente margine di profitto, stanno inducendo il sistema politico-amministrativoverso una situazione, che recenti ricerche condotte in Italia sulfenomeno hanno messo in evidenza e che potrebbe chiamarsi dellacorruzione della politica non corrotta (Atti Camera, doc. CXI del 23.10.1996).

 Al largo margine di discrezionalità, tradotto nella scelta arbitraria delle norme da applicare, ricorrono spesso non solo gli Enti pubblici, ma anche le istituzioni governative aggirando i vincoli imposti dalle leggi, anche se il legislatore ha imposto al potere discrezionale di emanare provvedimenti non difformi dalle norme e dai disposti di legge. Così, ad esempio, l’ARAN ha disapplicato, nella gran parte dei comparti, l’art. 1, comma 3 del Decreto Legislativo n. 396/97, che prevede in ciascun comparto, un’area contrattuale per gli iscritti agli albi distinta da quella di contrattazione degli altri lavoratori di comparto.

Altrettanto inapplicati sono tuttora l’articolo 11 comma 4 lettera d) della Legge n. 59/1997 e l’articolo 40 ultimo periodo del Decreto Legislativo n. 165/2001.

E’ opportuno, a tal proposito, ricordare che, per evitare sorprese in sede di decreti attuativi e di stesura dei contratti collettivi di comparto, il Parlamento in sede di discussione della Legge 59/1997 approvò uno specifico ordine del giorno (A.C. 2699), con il quale impegnava il Governo “ad adottare, nell’ambito delle direttive all’ARAN per i rinnovi contrattuali, disposizioni volte alla istituzione:

A) di un autonomo comparto di contrattazione per il personale della Presidenza del Consiglio dei Ministri;

B) di comparti autonomi di contrattazione, preordinati alla costituzione dei ruoli unici professionali per le categorie dei dirigenti e dei dipendenti, laureati e diplomati, iscritti in albi professionali, o che comunque svolgono attività tecnico-scientifiche e di ricerca; prevedere altresì autonome aree di contrattazione volte alla istituzione di un comparto quadri;

C) di un autonomo comparto di contrattazione per la dirigenza medica e veterinaria del SSN.

 I Decreti Legislativi di attuazione e la successiva nuova legislazione, in particolare il D.Lgs. 30 marzo 2001 n° 165 e la Legge 19.06.2002 n° 145, mentre hanno dato piena attuazione ai punti 1 e 3 nonché alla prima parte del punto 2 del suddetto ordine del giorno, per i soli enti pubblici, non hanno dato quella ulteriore chiarezza che forse sarebbe stata necessaria per superare le ultime resistenze per l’estensione della prima parte del punto 2 in tutta la P.A. e per l’attuazione della seconda parte di questo punto 2 che interessa le categorie dei professionisti diplomati.

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 Raggiunto l’accordo per i nuovi comparti ed aree di contrattazione del pubblico impiego

Aran e Sindacati hanno firmato l’Ipotesi di accordo quadro nazionale che ridefinisce i nuovi comparti e le nuove aree di contrattazione del pubblico impiego.

L’accordo - che è stato firmato dalla gran parte delle confederazioni sindacali presenti al tavolo - conclude la trattativa avviata qualche mese fa, a seguito degli indirizzi impartiti all’Aran dal Governo e dai Comitati di settore delle Regioni e delle Autonomie locali.

E’ un accordo importante che introduce cambiamenti rilevanti nell’assetto del sistema contrattuale pubblico.

I comparti di contrattazione passano da 11 a 4, in linea con la norma di legge che pone un tetto massimo di quattro al numero dei comparti (art. 40, comma 2 del decreto legislativo n. 165 del 2001).

Si realizza pertanto un significativo accorpamento degli ambiti sui quali si svolgeranno le trattative per i rinnovi contrattuali nazionali.

I nuovi comparti sono:

- Funzioni centrali, nel quale confluiscono gli attuali comparti Ministeri, Agenzie fiscali, Enti pubblici non economici, Enti di cui all’art. 70 del d.lgs. n. 165/2001 (in particolare: Enac, Cnel);

- Funzioni Locali, che conserva il perimetro dell’attuale comparto Regioni-autonomie locali; 

- Istruzione e ricerca, nel quale sono compresi gli attuali comparti Scuola, Accademie e conservatori, Università, Enti pubblici di ricerca, Enti di cui all’art. 70 del d.lgs. n. 165/2001 (in particolare, Agenzia spaziale italiana); 

- Sanità, che non muta sostanzialmente la sua fisionomia, ricomprendendo gli enti ed aziende dell’attuale comparto Sanità.

Il comparto Funzioni centrali conterà circa 247.000 occupati; il comparto Funzioni locali, 457.000; il comparto Istruzione e ricerca, 1.111.000; il comparto Sanità, 531.000 (dati riferiti al 2014, Elaborazione Aran su dati conto annuale RGS).

In stretto collegamento con i quattro comparti, l’Accordo ha anche operato una ridefinizione delle aree dirigenziali, cioè degli ambiti sui quali saranno negoziati gli specifici accordi riguardanti la dirigenza pubblica.

Le nuove aree dirigenziali sono: 

- Area delle Funzioni centrali, comprendente i dirigenti delle amministrazioni che confluiscono nel comparto Funzione centrali, cui si aggiungono i professionisti e i medici degli enti pubblici non economici;

- Area delle Funzioni locali, nel quale trovano collocazione i dirigenti degli enti del comparto Funzioni locali; i dirigenti amministrativi, tecnici e professionali degli enti ed aziende del comparto Sanità; i segretari comunali e provinciali;

- Area dell’Istruzione e della ricerca, comprendente i dirigenti del comparto Istruzione e ricerca;

- Area della Sanità, all’interno del quale sono collocati i dirigenti degli enti ed aziende del comparto Sanità, ad eccezione dei dirigenti amministrativi, tecnici e professionali.

Le nuove aree dirigenziali avranno queste dimensioni: circa 6.800 occupati nell’area delle Funzioni centrali; 15.300 nell’area delle Funzioni locali; 7.700 nell’area Istruzione e ricerca; 126.800 nell’area della Sanità (dati riferiti al 2014, Elaborazione Aran su dati conto annuale RGS).

L’accordo ha inteso semplificare l’assetto attuale, ma salvaguardando talune differenze che caratterizzano il sistema amministrativo italiano. In tale ottica, è stata mantenuta la distinzione tra PA centrale e PA regionale e locale e si è tenuto conto, in special modo con riferimento alle aree dirigenziali, del nuovo profilo dell’organizzazione amministrativa, disegnato nell’ambito della riforma della pubblica amministrazione, recentemente varata dal Governo.

Per accompagnare la transizione al nuovo assetto contrattuale, le parti hanno stabilito una breve finestra temporale all’interno della quale i sindacati potranno realizzare processi di aggregazione o fusione. Si tratta di una previsione che intende agevolare il percorso verso il nuovo assetto della rappresentatività sindacale del pubblico impiego.

Roma, 5 aprile 2016

(ARAN)

 

Nota:L'Ipotesi di CCNQ è accessibile, oltre che nel sito ARAN, anche qui nella sezione “documenti”. categoria “contrattazione”.

 

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ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI NAPOLI

Giovedì 29 gennaio 2015 – Conversazioni - Dibattito sull'INARCASSA

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U.S.P.P.I. - Unione Sindacati Professionisti Pubblico-privato Impiego –

                  Intervento  Segreteria Generale

 

Professioni: identità e valori

1- Contesto economico e sociale italiano

Nella situazione di crisi economica e sociale dell'Eurozona, l'Italia, con il più alto debito pubblico d'Europa, con un PIL pro capite presto superato da quello della Spagna, con una economia avvitata in una fase di recessione, si avvia a diventare il fanalino di coda dell'Europa dei primi dodici, un paese in via di completa deindustrializzazione e di sottosviluppo: la grande industria praticamente distrutta da una casta imprenditoriale incolta, egoista e provinciale, incapace di affrontare la concorrenza mondiale, orfana dell’assistenzialismo dello Stato, allergica ad investire nella riconversione tecnologica organizzativa e produttiva e invece impegnata nella rendita e speculazione finanziaria, e nella quale proliferano i cosiddetti “furbetti del quartierino”.

Un’Italia che emargina la cultura, la professionalità, l’eccellenza, che sono d’ostacolo alla mediocrità, al degrado etico e al malaffare.

Sul piano etico-morale, la caduta delle ideologie politiche è stata seguita dalla caduta dei valori etici e dalla svalutazione dei principi morali. Si sono affermati il culto dell'impresa, il mito dell'imprenditorialità, la religione del profitto.

In estrema sintesi, il baricentro socio-economico viene spostato: alla centralità dell’uomo viene sostituita la centralità dell’impresa, al mercato per la società, una società per il mercato.

Il valore concreto, ma effimero al fine, del denaro ha soppiantato ogni valore etico ed ogni principio morale, divenendo al tempo stesso fine e mezzo di affermazione dell’ego individuale, dell’egolatria; il tumultuoso e disordinato sviluppo, insofferente alle regole ed ai controlli, portatore di interessi particolari e di istanze individuali a detrimento degli interessi della collettività, ha condotto alla diffusione dell’affarismo e della corruzione.

L’individualismo, e la competizione di mercato e di accesso al lavoro e nel lavoro, per altro verso, generano insicurezza e senso di vulnerabilità, di spaesamento e di solitudine.

Ma il non governato e distorto sviluppo selvaggio ha incredibilmente aggravato le differenze sociali, tra ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri e ceto medio tosato e impoverito; analogo processo si è verificato nel contesto mondiale tra i vari paesi.

In campo politico, è enormemente cresciuto il distacco tra paese e classe politica, peraltro in generale inadeguata, incolta, incompetente, provinciale ed incapace di una visione olistica e strategica del futuro del Paese, ma arrogante, che, sempre più autoreferenziale e autocratica, divenuta vera e propria casta, insofferente al giudizio ed al controllo democratico di legalità e tesa in sostanza esclusivamente alla gestione del potere, delle risorse, degli affari: la peggiore classe politica d'Europa,

L’arroganza della casta politica è giunta al punto di espropriare ai cittadini il diritto costituzionale di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, attribuendosi per legge un vero e proprio diritto di nomina, e di approvare provvedimenti legislativi che limitano il potere investigativo e giudiziario e depenalizzano reati, per sottrarre quel centinaio ed oltre di parlamentari pregiudicati, condannati o indagati, all’applicazione delle leggi cui invece sono soggetti tutti i cittadini.

La casta politica ha emarginato la cultura, la conoscenza, l’intelligenza, le professioni e i professionisti, insofferente al contropotere tecnico-professionale, limitativo o pericoloso per il suo strapotere, ma valorizzato, proliferato e premiato la supercategoria dei boiardi e grand commis di Stato, moltiplicando e creando nuove strutture burocratiche come ad esempio le “agenzie, con la conseguenza del continuo aumento della spesa corrente e del debito e del definitivo degrado dell'organizzazione burocratica dello Stato.

La politica si è così mostrata incapace a governare sistemi e processi complessi e il fenomeno della globalizzazione; a risolvere i problemi complessi di una società sempre più complessa.

L'affarismo politico ha consentito sempre più ampi spazi alla finanza malavitosa e truffaldina.

Le privatizzazioni di imprese produttive e di aziende di servizi, e le cartolarizzazioni del patrimonio pubblico si sono rivelate un grande affare per gli “amici degli amici” ed un disastro finanziario per lo Stato.

Le pseudo-privatizzazioni, le trasformazioni in SpA, di imprese di servizi pubblici, soprattutto locali, poi, sono state finalizzate ad aggirare leggi e normative di governo e controllo delle pubbliche amministrazioni, in particolare la legislazione dei lavori pubblici e delle pubbliche forniture, la normativa sulle assunzioni esclusivamente per concorso pubblico - per poter assumere i clienti di partito a chiamata anche telefonica indifferentemente dalle loro capacità, cultura e professionalità, considerate anzi tutte caratteristiche negative, in breve secondo un criterio che si può definire di “incompetenza” - e il sistema contrattualistico pubblico - per poter assegnare ad libitum a clienti, boiardi e “maggiordomi” politici assegni e prebende - conseguendo per tal via non miglioramenti di efficienza e di efficacia, ma enorme aumento di costi per la collettività, servizi sempre più scadenti e situazioni finanziarie fallimentari continuamente alimentate e ripianate dalla pubblica finanza.

La corruzione dilagante e diffusa, le infiltrazioni mafiose nelle istituzioni,infine, caratterizzano un quadro deprimente e senza speranza, più grave e diffuso di quello di tangentopoli.

2- Situazione e prospettive delle professioni

I professionisti e i ricercatori sono i principali detentori ed operatori della conoscenza; la valorizzazione del ruolo e delle funzioni professionali è il principale strumento che pùò consentire all'Italia di operare il salto di qualità necessario a riportarla tra i paesi leader d'Europa e del mondo.

Riguardo alle professioni intellettuali, le funzioni di pubblico interesse attribuite dallo Stato Italiano all’esercizio dell’attività professionale sono riaffermate non solo dalla copiosa e costante giurisprudenza italiana; anche la Corte di Giustizia europea è chiara e costante su questo principio, come, ad esempio, con la sentenza C-79/01, nella quale riconferma un principio fondamentale: l’attività professionale intellettuale è strumento principe per la tutela degli interessi generali che giustificano le limitazioni alle regole fondamentali del Trattato europeo, come la libertà di stabilimento.

Inoltre, l'U.E. ha emanato due direttive, vigenti quindi anche in Italia, che affermano regole caratterizzanti la specificità delle professioni intellettuali e delle loro organizzazioni, nel nuovo tempo dell'economia della conoscenza.

Sul piano delle relazioni industriali, le differenziate ed articolate esigenze emerse nei rapporti socio-economici, poi, non sopportano più l’omologazione di massa, con la conseguenza della crescente crisi di rappresentanza e dell’anacronismo della tradizionale architettura contrattuale d'impronta fordista, tutelata e dalle organizzazioni datoriali e dalle organizzazioni sindacali tradizionali, attestate sulla mera difesa dell’esistente, in una logica conservativa incoerente con l’evoluzione della società e dell’economia.

         In Italia, a carico dei professionisti è stato posto un vero e proprio “deficit” di equità, che è conseguenza delle modalità con cui è organizzata la rappresentanza degli interessi delle forze sociali: le entità associative consultate dal Governo, ai fini delle decisioni in materia di economia, sono tradizionalmente solo e sempre due: la Confindustria in rappresentanza dei ceti imprenditoriali, e i grandi sindacati in rappresentanza dei ceti del lavoro non qualificato, secondo l’anacronistica tradizione fordista ed un criterio che è stato autorevolmente definito “corporativismo duale”.

         Nella P.A. e nelle aziende pubbliche o a capitale pubblico, la necessità di identificare gli interessi e i valori specialistici dei professionisti dipendenti iscritti agli albi, garantendo loro uno “status” professionale incardinato nel ruolo professionale autonomo, è stata ripetutamente riconosciuta dal Parlamento, sin dalla IX legislatura, con la presentazione alla Camera dei Deputati, anche nelle successive legislature, di più disegni e proposte di legge sul Ruolo Unico Professionale. 

         Il rapporto del “Comitato di studio sulla prevenzione della corruzione”, presieduto dal prof. Sabino Cassese, presentato alla Camera dei Deputati il 23 ottobre 1996 invitava il Parlamento, tra l’altro, a rafforzare i corpi tecnici, considerato che una delle ragioni principali della corruzione è la debolezza delle amministrazioni, data dall’assenza o dalla insufficiente presenza delle categorie professionali.

Affermava quel rapporto, integralmente valido tuttora:

Essa costringe le amministrazioni ad affidarsi a soggetti esterni per tutte le attività che richiedano l’opera di specialisti”, per cui veniva ritenuto necessario che il Parlamento ponesse rimedio a questo stato di degrado, organizzando il personale in questione “in corpi separati, con uno stato giuridico ed un trattamento economico che consentano di attrarre personale di preparazione adeguata”.

         Concludeva il rapporto “Non ci si deve illudere di poter acquisire le professionalità necessarie, se non si è disposti a pagare il loro prezzo, né che la corruzione abbia termine, finchè le amministrazioni non abbiano superato la loro debolezza”.

         I professionisti italiani possono e vogliono rilanciare, allora, i valori professionali di competenza, di coscienza, di iniziativa e di responsabilità personale, morali, di etica e di deontologia, e quei valori umanistici e costituzionali, oggi più che mai concretamente realizzabili, grazie soprattutto alle grandi conquiste della scienza e della tecnologia: la solidarietà, il diritto al lavoro, alla salute, alla difesa, all’assistenza e previdenza sociale, e la tutela della sicurezza, del paesaggio, del patrimonio artistico, della libertà di stampa, del risparmio, della maternità, dell’infanzia, della gioventù, e così via, i valori della centralità dell'uomo nella società, dell'impresa al servizio dell'uomo, del mercato a servizio della società, del mercato sociale, dell’economa sociale di mercato.

2 - Identità e valori  

I professionisti, vale a dire i soggetti cui lo Stato ha conferito, con l’abilitazione all’esercizio della professione, la capacità giuridica e negoziale ad operare con la garanzia del buon fine dell’obbligazione di risultato contratta con il committente, ma nella contemporanea tutela degli interessi della Società, di diritti e di valori garantiti dalla Costituzione, operano nel rispetto del sistema di regole e di leggi, sotto la propria personale responsabilità civile e penale, portatori di valori etici e della deontologia professionale. Il corpo legislativo dello Stato riconosce dunque all’esercizio dell’attività professionale le funzioni di pubblico interesse; perciò, sotto il profilo negoziale, l’obbligo dell’iscrizione all’albo professionale costituisce un requisito soggettivo del contratto d’opera professionale, la cui carenza produce l’invalidità del medesimo. Essi soggetti costituiscono i nuclei fondali, sui quali si costruisce una società ispirata ai valori etici ed ai principi morali di una civiltà evoluta.

Tra le categorie dei "knowledge workers", rileva l'essenziale diversità ontologica, giuridica, culturale e "politica" tra professionista, quadro e dirigente.

Per il profilo ontologico e giuridico, mentre il “professionista” ha capacità giuridica e negoziale, attribuita per legge, in tutto l’ambito sociale ed il suo rapporto negoziale con il committente è configurato come “mandato d’opera professionale”, il “quadro professionale” o il “dirigente” non ha capacità giuridica né negoziale, la sua attività è per così dire "legittimata" all’interno dell’ambito aziendale, ed il suo rapporto con il “datore di lavoro” è configurato come “locatio operarum”.

Sotto l’aspetto culturale, l’abilitazione ad operare nello specifico campo professionale, è al professionista rilasciata dallo Stato, secondo una prassi regolata da apposite leggi, a seguito dell’accertamento del possesso dei requisiti, richiesti per legge, di scienza e di esperienza specialistiche e della verifica delle capacità ed attitudini specifiche individuali necessari sia all’espletamento dei compiti connessi con l’attività professionale stessa, sia al perseguimento delle finalità esistenziali dello Stato. E’ lo Stato che riconosce al singolo professionista la capacità giuridica e negoziale nell’ambito specialistico di attività, che comprende, tra l’altro, la “delega” dello Stato ad operare per il bene comune. Abilitazione all’esercizio della professione è quindi un complesso di peculiari caratteristiche personali, attribuite e riconosciute per legge, al di fuori ed a priori di qualsiasi rapporto negoziale e di lavoro.

Professionalità è invece, nell’accezione sindacale, quella capacità di operare secondo le particolari finalità aziendali, acquisita dal singolo lavoratore a seguito della sua esperienza in corso di rapporto di lavoro nell’azienda, nell’impresa o nell’ente.

Sotto il profilo "politico", poi, il quadro o il dirigente dell’azienda, dell’impresa (o dell’ente) è vincolato ad un complesso di relazioni, norme e regole interne, finalizzato esclusivamente agli interessi di questa, e quindi legato, anche nei riflessi esterni del suo operare, ad una visione aziendalistica dei rapporti dell’impresa (o dell’ente) con il sistema sociale.

Il professionista è invece avulso da vincoli gerarchici interni, inserito nel sistema sociale ed a quello legato in un quadro organico di parametri esterni, di coerenze giuridiche e di compatibilità socio-economiche globali; la sua opera non è meramente finalizzata quindi, al perseguimento degli obiettivi aziendali, bensì subordinata alle finalità esistenziali dello Stato, al superiore e generale interesse della collettività.

In ordine all'unicità del fatto professionale, il rapporto di lavoro del professionista “dipendente” ed il rapporto con il cliente del professionista “libero” sono entrambi configurati giuridicamente come “mandato d’opera” professionale. E’ chiaro che non vi può essere diversità tra il “mandato d’opera professionale a tempo indeterminato o a carattere continuativo” ed “il mandato d’opera professionale a carattere saltuario o discontinuo o a tempo determinato”: sono forme temporalmente diverse di uno stesso istituto giuridico: il “mandato d’opera” professionale. In breve, le professioni ordinistiche sono le “professioni liberali”, gli atti professionali sono atti di “libera professione”, il comunemente designato “ libero" professionista opera come “plurimandatario”, il professionista comunemente desinato “dipendente”, nel regime di "tempo pieno" delle oggi variegate forme contrattuali, opera come “monomandatario”.

La nuova disciplina del mercato del lavoro induce, anche in Italia, la progressiva affermazione, peraltro già da tempo avviata con le accennate variegate forme contrattuali, della flessibilizzazione dei regimi contrattuali - da noi prevista circa trent'anni orsono in congressi nazionali degli ordini degli ingegneri - con la conseguente caduta del diaframma tra i due suddetti tipi di regimi d'esercizio.

3 - Uno spunto per l'Inarcassa

          Nella prospettiva sopra delineata , all'Inarcassa - con la quale ebbi una incresciosa ma per me vittoriosa questione diversi lustri orsono – suggerisco che potrebbe esaminare ed approfondire la fattibilità e l'opportunità di offrire a ingegneri e architetti, in qualsivoglia regime rapportuale operanti, forme di assicurazione previdenziale alternative a quella dell'INPS e/o complementari, in concorrenza con altri fondi pensione pubblici o privati.

4 - Considerazioni finali

I diritti che assicurano il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese; il diritto al lavoro, la tutela del paesaggio, dell'ambiente e del patrimonio storico e artistico, la libertà di stampa, il diritto alla difesa, la protezione della maternità, dell'infanzia e della gioventù, il diritto alla incolumità e alla salute, il diritto all'assistenza e previdenza sociale, la tutela del risparmio, il rispetto della sicurezza, libertà e dignità umana, riconosciuti e tutelati dalla Costituzione della Repubblica Italiana, sono i valori irrinunciabili la cui tutela è tra i doveri dei professionisti, per effetto dell'abilitazione e della delega ad essi dallo Stato conferita.

La Carta Costituzionale all'art. 4 stabilisce che: "la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto", e precisa che: "ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società".

Questi principi devono oggi tornare ad ispirare quella politica che sembra nutrire una fede cieca nella capacità del mercato di orientare lo sviluppo della collettività. Ma il mercato deve essere lo strumento e non il fine principale dell'azione politica perché la competitività tanto può potenziare sul piano economico, quanto dividere e destabilizzare sul piano sociale.

Nel conflitto tra la competizione e i diritti inviolabili dell'uomo garantiti dalla Costituzione, i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale prescritti dalla Costituzione, l'utilità sociale, la sicurezza, la libertà e la dignità umana espressamente salvaguardate dalla Costituzione, la sfida è quella di far prevalere quei diritti e doveri che in definitiva assicurano la libertà e la dignità dell'uomo.

Le categorie dei professionisti, ricercatori, alte professionalità hanno maturato la consapevolezza del fondamentale ruolo che compete alle professioni intellettuali nella società moderna, per cui hanno diritto ad una partecipazione più diretta e incisiva nella formulazione e gestione dei programmi di sviluppo economico e sociale del Paese.

I professionisti italiani possono e vogliono rilanciare, allora, i valori professionali di competenza, di coscienza, di iniziativa e di responsabilità personale, morali, di etica e di deontologia, e quei valori umanistici e costituzionali, oggi più che mai concretamente realizzabili, grazie soprattutto alle grandi conquiste della scienza e della tecnologia: la solidarietà, il diritto al lavoro, alla salute, alla difesa, all’assistenza e previdenza sociale, e la tutela della sicurezza, del paesaggio, del patrimonio artistico, della libertà di stampa, del risparmio, della maternità, dell’infanzia, della gioventù, e così via, i valori della centralità dell'uomo nella società, dell'impresa al servizio dell'uomo.

 

L'USPPI ha la missione di tutelare i diritti dei professionisti, esercenti cioè professioni regolamentate, ricercatori, esercenti professioni non regolamentate, alte professionalità, nella loro attività e nelle diverse tipologie di rapporto di lavoro: dipendente, atipico e autonomo, e si batte per il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

* rivalutazione della professione, della ricerca, dell'alta professionalità e della loro valenza sociale;

* stato giuridico basato sullo "status" professionale come esclusivo contenuto del rapporto di lavoro dipendente da conseguire tramite una legge quadro che disciplini l'esercizio dell'attività professionale dipendente, eventualmente configurata in un “corpo dei professionisti dello Stato”, e il corrispondente trattamento economico;

* istituzione in tutti i settori di lavoro del ruolo professionale dipendente, in modo da garantire a parità di funzione parità di trattamento economico indipendentemente dall'amministrazione, ente, università o azienda di appartenenza, e l'obbligo dell'iscrizione all'Albo professionale di categoria;

* gestione democratica e autonoma delle attività professionali attraverso Organi rappresentativi dei professionisti, nel rispetto delle leggi professionali e dei principi deontologici, da istituire presso le amministrazioni, enti, università o aziende di appartenenza, a garanzia della indipendenza delle attività professionali, nella formazione della volontà dei soggetti giuridici medesimi, e delle quali si risponde direttamente al legale rappresentante del soggetto datoriale tramite il mandato professionale, anche allo scopo di sottrarre i professionisti alle interferenze ed a condizionamenti politico-burocratici o clientelari;

* riaffermazione della soggettività della attività e degli atti professionali;

* istituzione delle società professionali ed interprofessionali;

* riforma delle società professionali di capitale per la prevalenza decisionale e gestionale dei soci professionisti, con divieto di costituzione di società di mero capitale per le attività professionali;

* ammodernamento e riforma del sistema ordinistico, per la gestione democratica degli ordini, a servizio efficace dei professionisti e a tutela dell'interesse della società;

* riforma del sistema tariffario, per la definizione dei minimi di tariffa professionale, in qualsiasi regime sia esercitata la professione. 

In definitiva, l'USPPI ritiene un disvalore, nocivo per lo stesso sviluppo, il pensiero unico del fondamentalismo monetarista, l'ideologia radical-liberista della centralità dell'impresa nella società, della società di mercato, oggi imperanti, e invece indispensabile, per il progresso economico, civile e sociale del consorzio umano, promuovere un nuovo rinascimento, recuperare i valori della centralità dell'uomo nella società, costruire un’economia sociale di mercato, un mercato per la società. 

Ottavio Mirabelli     

 

 

Strategia Europa 2020
Sintesi

 

L'Europa sta vivendo una fase di trasformazione. La crisi ha vanificato anni di progressi economici e sociali e messo in luce le carenze strutturali dell'economia europea. Nel frattempo il mondo si sta rapidamente trasformando e le sfide a lungo termine (globalizzazione, pressione sulle risorse, invecchiamento) si accentuano. L'UE deve prendere in mano il proprio futuro.

 

Per ottenere buoni risultati l'Europa deve agire in modo collettivo, in quanto Unione. Abbiamo bisogno di una strategia che ci consenta di uscire più forti dalla crisi e di trasformare l'UE in un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. Europa 2020 dà un quadro dell'economia di mercato sociale europea per il XXI secolo.

 

Europa 2020 presenta tre priorità che si rafforzano a vicenda:

 

  • crescita intelligente: sviluppare un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione;

  • crescita sostenibile: promuovere un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva;

  • crescita inclusiva: promuovere un'economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale.

 

L'UE deve decidere qual è l'Europa che vuole nel 2020. A tal fine, la Commissione propone i seguenti obiettivi principali per l'UE:

 

  • il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro;

  • il 3% del PIL dell'UE deve essere investito in R&S;

  • i traguardi "20/20/20" in materia di clima/energia devono essere raggiunti (compreso un incremento del 30% della riduzione delle emissioni se le condizioni lo permettono);

  • il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani deve essere laureato;

  • 20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà.

 

Questi obiettivi sono connessi tra di loro e fondamentali per il nostro successo globale. Per garantire che ciascuno Stato membri adatti la strategia Europa 2020 alla sua situazione specifica, la Commissione propone che gli obiettivi dell'UE siano tradotti in obiettivi e percorsi nazionali.

 

Questi obiettivi sono rappresentativi delle tre priorità (crescita intelligente, sostenibile e inclusiva), ma la loro portata è più ampia: per favorirne la realizzazione occorrerà tutta una serie di azioni a livello nazionale, europeo e mondiale. La Commissione presenta sette iniziative faro per catalizzare i progressi relativi a ciascun tema prioritario:

 

  • "L'Unione dell'innovazione" per migliorare le condizioni generali e l'accesso ai finanziamenti per la ricerca e l'innovazione, facendo in modo che le idee innovative si trasformino in nuovi prodotti e servizi tali da stimolare la crescita e l'occupazione.

  • "Youth on the move" per migliorare l'efficienza dei sistemi di insegnamento e agevolare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.

  • "Un'agenda europea del digitale" per accelerare la diffusione dell'internet ad alta velocità e sfruttare i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie e imprese.

  • "Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse" per contribuire a scindere la crescita economica dall'uso delle risorse, favorire il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio, incrementare l'uso delle fonti di energia rinnovabile, modernizzare il nostro settore dei trasporti e promuovere l'efficienza energetica.

  • "Una politica industriale per l'era della globalizzazione" onde migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le PMI, e favorire lo sviluppo di una base industriale solida e sostenibile in grado di competere su scala mondiale.

  • "Un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro" onde modernizzare i mercati occupazionali e consentire alle persone di migliorare le proprie competenze in tutto l'arco della vita al fine di aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e di conciliare meglio l'offerta e la domanda di manodopera, anche tramite la mobilità dei lavoratori.

  • La "Piattaforma europea contro la povertà" per garantire coesione sociale e territoriale in modo tale che i benefici della crescita e i posti di lavoro siano equamente distribuiti e che le persone vittime di povertà e esclusione sociale possano vivere in condizioni dignitose e partecipare attivamente alla società.

 

Queste sette iniziative faro vedranno impegnati sia l'UE che gli Stati membri. Gli strumenti dell'UE, in particolare il mercato unico, gli strumenti finanziari e gli strumenti della politica esterna, saranno mobilitati integralmente per eliminare le strozzature e conseguire gli obiettivi di Europa 2020. Come priorità immediata, la Commissione individua le misure da adottare per definire una strategia di uscita credibile, portare avanti la riforma del sistema finanziario, garantire il risanamento del bilancio ai fini di una crescita a lungo termine e intensificare il coordinamento con l'Unione economica e monetaria.

 

Per ottenere risultati occorrerà una governance economica più forte. Europa 2020 poggerà su due pilastri: l'approccio tematico sopra descritto, che combina priorità e obiettivi principali, e le relazioni sui singoli paesi, che aiuteranno gli Stati membri a elaborare le proprie strategie per ripristinare la sostenibilità della crescita e delle finanze pubbliche. A livello dell'UE saranno adottati orientamenti integrati che coprano le priorità e i traguardi dell'Unione, mentre agli Stati membri verranno rivolte raccomandazioni specifiche. Una risposta inadeguata potrebbe dar luogo ad avvertimenti strategici. Le relazioni nell'ambito di Europa 2020 e la valutazione del patto di stabilità e crescita saranno contemporanee, ferme restando la separazione degli strumenti e l'integrità del patto.

 

Il Consiglio europeo si assumerà la piena titolarità della nuova strategia, di cui costituirà l'elemento centrale. La Commissione valuterà i progressi verso il conseguimento degli obiettivi, agevolerà gli scambi politici e presenterà le proposte necessarie per orientare gli interventi e far progredire le iniziative faro dell'UE. Il Parlamento europeo avrà un ruolo determinante per mobilitare i cittadini e fungerà da colegislatore per le iniziative principali. Questo approccio di partenariato dovrebbe essere esteso ai comitati dell'UE, ai parlamenti nazionali e alle autorità nazionali, locali e regionali, alle parti sociali, alle parti interessate e alla società civile, affinché tutti partecipino al conseguimento dei traguardi fissati.

 

La Commissione propone che il Consiglio europeo sottoscriva, a marzo, l'impostazione globale della strategia e gli obiettivi principali dell'UE e, a giugno, i parametri dettagliati della strategia, compresi gli orientamenti integrati e i traguardi nazionali. La Commissione è inoltre impaziente di ricevere le osservazioni e l'appoggio del Parlamento europeo per garantire il successo di Europa 2020.

  

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Convention 2012 

Dirigenti Enac  

Strategie e prospettive per il ruolo dell’Ente nel contesto normativo ed economico attuale 

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USPPI UNIONE SINDACATI PROFESSIONISTI PUBBLICO-PRIVATO IMPIEGO

Convention 2012 Dirigenti ENAC - Roma 7 maggio 2012

Intervento Ing. Ottavio Mirabelli – Segretario Generale della Confederazione USPPI

1) La Confederazione USPPI, i professionisti: breve cenno

2) La “missione” dell’ENAC; il modello istituzionale-organizzativo

3) Il ruolo dei professionisti nell’ENAC: compiti, autonomia e responsabilità  

4) Aspettative dei professionisti sulle principali tematiche che interessano la valorizzazione delle risorse umane, il perseguimento dell’efficienza organizzativa, il miglioramento della performance

5) Conclusioni: il futuro dell’Ente  

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1) La Confederazione USPPI, i professionisti: breve  cenno 

L’USPPI, Unione Sindacati Professionisti Pubblico-Privato Impiego, è una Confederazione che ha la missione di rappresentare e tutelare i diritti dei professionisti, esercenti cioè professioni regolamentate, in particolare,  e dei ricercatori, nonché degli esercenti professioni non regolamentate, e delle alte professionalità e quadri, nella loro attività e nelle diverse tipologie di rapporto di lavoro dipendente, atipico e autonomo.

I professionisti sono i soggetti cui lo Stato ha conferito, con l’abilitazione all’esercizio della professione,       riservata e regolata dall’ordinamento giuridico e dagli ordinamenti professionali a tutela della collettività, la capacità giuridica e negoziale ad operare con la garanzia del buon fine dell’obbligazione di risultato contratta con il committente, ma nella contemporanea tutela degli interessi generalizzati della Società, di diritti e di valori garantiti dalla Costituzione; operano, nell’esercizio della propria attività, di interesse generale, nella configurazione giuridica del "mandato" d’opera professionale, a prescindere da qualsiasi regime rapportuale, che è un “posterius” rispetto alla capacità negoziale (“anterius”), nel rispetto del sistema di regole e di leggi, sotto la propria personale responsabilità civile e penale, portatori di valori etici e della deontologia professionale.  

Il corpo legislativo dello Stato riconosce dunque all’esercizio dell’attività professionale le funzioni di pubblico interesse; perciò, sotto il profilo negoziale, l’obbligo dell’iscrizione all’albo professionale costituisce un requisito soggettivo del contratto d’opera professionale, la cui carenza produce l’invalidità del medesimo. 

2) La “missione” dell’ENAC; il modello istituzionale-organizzativo

La riforma del Codice della Navigazione (Dlgs 9 maggio 2005 n. 96 e Dlgs 15 marzo 2006 n. 151) ha individuato L’ENAC quale “autorità unica di regolazione tecnica, certificazione e vigilanza e controllo nel settore dell’aviazione civile”; l’ENAC si configura, pertanto, quale ente tecnico-professionale.

Le competenze assegnate all’ENAC dal quadro nazionale, quale autorità unica del settore, derivano in gran parte dalla  regolamentazione europea.

In questo quadro legislativo integrato, i criteri e i principi che debbono essere alla base  di un modello di “autorità nazionale”, che  devono definire l’individuazione del modello più adeguato, completo, efficace ed efficiente, e che intendiamo sinteticamente sottolineare, sono:

  1. La rispondenza alle normative comunitarie e agli Standard ICAO (International Civil Aviation Organization) è un obbligo dello Stato assolto attraverso l’opera dell’autorità dell’aviazione civile (ENAC);
  2. Lo Stato deve definire attraverso una Legge le responsabilità istituzionali e legali dell’autorità;
  3. L’autorità designata per Legge deve:
    1. dimostrate assoluta indipendenza strutturale e gestionale sia rispetto al potere politico, sia nei confronti dei soggetti che ricadono sotto la propria sorveglianza (comecompagnie aeree, gestori aeroportuali, prestatori di servizi della navigazione aerea, ditte di manutenzione e progettazione, etc); 
    2. disporre di potere sanzionatorio e coercitivo diretto sui soggetti sorvegliati;
    3. essere posto nelle condizioni di adempiere ai compiti istituzionali attraverso una autonomia economica di gestione delle risorse;
    4. possedere la necessaria ed adeguata capacità tecnica  ed essere in grado di mantenerla, per  avere la possibilità di svolgere i propri compiti istituzionali di certificazione e sorveglianza (si rammentino le visite ispettive di standardizzazione a cui è sottoposto l’ENAC periodicamente da parte dell’ICAO e dell’EASA – European  Aviation Safety  Agency– laddove  è stata rilevata una forte carenza di professionalità tecnico operative adeguate al ruolo da svolgere);
    5. disporre di risorse umane quantitativamente adeguate ai compiti da svolgere e altamente qualificate;
    6. preservare il ruolo professionale istituito ai sensi della Legge 70, a  garanzia dell’Ente e della collettività;
    7. preservare il carattere prettamente tecnico operativo delle strutture dirigenziali a forte connotazione professionale, richiedendo specifiche competenze professionali congruenti con la tipologia di attività,  compiti e responsabilità. 

3) Il ruolo dei professionisti nell’ENAC: compiti, autonomia e responsabilità

I professionisti sono una componente necessaria, il fattore indispensabile, imprescindibile dell'Ente. Consentono all'Ente di svolgere le funzioni istituzionali tecniche, cioè di natura prettamente professionale, conferite loro dalla legge: tutelare la “safety” –  vale a dire l’incolumità pubblica e privata, valore garantito dalla Carta Costituzionale, la cui tutela è affidata e riservata dall’ordinamento precipuamente all’ingegnere e alle altre professioni tecniche nei limiti delle rispettive competenze di queste –  (per quanto attiene all’ENAC, la sicurezza dal punto di vista della progettazione, costruzione, manutenzione ed esercizio degli aeromobili, nonché la valutazione dell'idoneità degli operatori aerei e del personale di volo); i professionisti garantiscono inoltre lo svolgimento del contratto di servizi con l’EASA.

Le funzioni che essi svolgono assumono una particolare connotazione in ragione del duplice profilo di professionisti e di dipendenti, investiti di particolari responsabilità e dotati al contempo di un elevato grado di autonomia, nella tutela degli interessi generali della collettività, e nel rispetto delle norme di legge e del codice deontologico, delle regole e delle procedure stabilite dall'Ente, oltre che della normativa specifica. 

Il valore tecnico-professionale dell'ENAC passa quindi in particolare per le conoscenze scientifiche e tecniche dei professionisti che si onorano di appartenere a questa istituzione. Appare allora elemento di elevata criticità l’incapacità attuale dell’Ente, a causa dei tagli sui  fondi per l'aggiornamento  professionale e per le missioni voluti dalla recente normativa nazionale, continuare a garantire il livello di conoscenze, di formazione e di aggiornamento richiesto dalla normativa europea agli ispettori e al personale dell’autorità nazionale.

Situazione ovviamente non conosciuta dagli omologhi enti europei e a dir poco paradossale, soprattutto se si pensa che dall’attività dei professionisti deriva un rilevante utile economico per l’Ente. Un esempio:    l’esame dei diversi livelli di progettazione, il collaudo tecnico amministrativo e quello di agibilità del nuovo MOLO C dell’Aeroporto di Fiumicino, opera del valore di oltre 150 milioni di euro, consentirà all’ENAC di incassare circa 3 milioni di euro che i professionisti fattureranno in favore dell’Ente.

4)            Aspettative dei professionisti sulle principali tematiche che interessano la valorizzazione delle risorse umane, il perseguimento dell’efficienza organizzativa, il miglioramento della performance:

  1. Snellezza organizzativa.  Nella misura necessaria a deburocratizzare e rendere fluido ed efficiente l’espletamento del mandato d’opera professionale e nei rapporti del mandatario con il mandante.
  2. Indipendenza e terzietà.   Il mandato configura il rapporto diretto del mandatario, il professionista, con il mandante, il  rappresentante legale dell’ente, mentre  il raccordo con la dirigenza e con le funzioni della struttura è pensabile nella mera ottica della efficienza organizzativa complessiva.
  3.  Formazione ed aggiornamento professionale.  I professionisti si aspettano che il patrimonio di conoscenza, scienza e tecnica debba essere valorizzato; che si realizzi una piattaforma di condivisione delle esperienze professionali, affinché la memoria storica non venga  perduta.
  4.  Lavoro per obiettivi e certezza della remunerazione.  Il lavoro per obiettivi ha sempre caratterizzato l’attività dei professionisti. Ma alla puntualità nel raggiungimento degli obiettivi non corrisponde la stessa puntualità dei premi di risultato o la remunerazione della performance.
  5. Esigenze di mobilità connesse all’attività professionale.  Adeguatezza dell’organizzazione inerente la mobilità sulle infrastrutture aeroportuali e presso le imprese. Il professionista svolge compiti ispettivi percorrendo in aereo, in treno, e in auto migliaia di km l’anno per raggiungere sedi disagiate. Tale tipicità di attività deve essere tenuta in debito conto e non può essere assoggettata agli stessi tagli di altre attività, svolte da altri Enti, non finalizzate a compiti ispettivi.
  6. Progressioni economiche e politiche trasparenti per la mobilità intraziendale a domanda. Le progressioni economiche sono bloccate con danno per i più giovani: si è ignorata la strada dei passaggi giuridici.  La mobilità intraziendale a domanda avviene con criteri non sempre trasparenti; non vi è alcuna politica per il ricongiungimento familiare, disattendendo il principio costituzionale che il lavoro deve assicurare un’esistenza dignitosa all’individuo e alla sua famiglia. Non vi è alcuna iniziativa per l’assunzione e la mobilità interaziendale per il reperimento di forze professionali carenti.  

5) Conclusioni: il futuro dell’Ente

Noi non riteniamo siano necessari cambiamenti nella veste giuridica dell’Ente. Il problema non è la “veste”, il problema è la sostanza. L’Ente non può diventare un’autorità indipendente, che dovrebbe limitarsi a fare solo regolazione, e tantomeno un ente pubblico economico; ancor meno una spa ordinaria, che non potrebbe essere sul mercato, ad evitare possibili conflitti d’interesse, e neppure ad esclusivo capitale pubblico, data la generale esperienza a dir poco negativa, da queste dimostrata, esperienza che le ha viste finalizzate a costituire o diventare pascolo franco delle clientele politiche e partitiche. L’ENAC deve restare un ente pubblico non economico perché deve conservare  fondamentali funzioni di garanzia ed imparzialità  per poter svolgere, in maniera esauriente e corretta, le funzioni istituzionali  di autorità unica del settore

Ovviamente nessuna delle forme giuridiche in Italia sintetizza in sé la rispondenza a tutti i principi sopra enunciati di una autorità unica; l’assetto dell’Ente richiede una riflessione da parte del legislatore, al fine di adattare la forma giuridica di ente pubblico non economico tradizionale alle nuove esigenze regolamentari che  vengono dall’Europa.

Una delle più gravi carenze strutturali è proprio la  scarsità di personale professionale adeguato e formato, alla quale si è sommata l’ultima emorragia verificatasi a seguito dell’entrata in vigore della Circolare Patroni-Griffi dello scorso 8 marzo (pensionamento di un gran numero di professionisti, dirigenti e amministrativi). E alle difficoltà di assunzione di nuovo personale, almeno per dare adeguato ricambio al turnover, si aggiungono quelle per reperire fondi per un aggiornamento continuo delle figure professionali ispettive e dei professionisti.

Il paradosso è che l’ENAC è un ente con un bilancio attivo: tutti gli anni trasferisce avanzi di gestione  al Ministero competente (Finanze e Tesoro) e nonostante la capacità economica di poter far fronte a nuove assunzioni di figure indispensabili è assoggettato alle restrizioni della finanza pubblica.

Occorre una forte sensibilizzazione della politica  per derogare l’Ente dall’applicazione di provvedimenti di pura facciata, laddove l’ENAC ha già ampiamente  dimostrato di essere un Ente virtuoso.

Deve essere messa in atto un’azione congiunta tra Ente e Parti sociali. perché in un momento di forte crisi, quale è l’attuale, occorre portare davanti all’opinione pubblica e al governo i problemi veri della spesa pubblica, che non possono e non devono mettere a repentaglio lo svolgimento,  da parte di autorità come l’ENAC, dei compiti di sicurezza, atteso che  il diritto del passeggero alla mobilità in sicurezza  è sancito dalla carta costituzionale.

Questo è il modo migliore,  a parere  dell’USPPI,  per garantire all’ENAC contemporaneamente una piena indipendenza di giudizio, una estesa libertà nelle assunzioni, un aggiornamento costante nella preparazione tecnica dei professionisti, oltre ad una completa autonomia nei processi decisionali.

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XVIII CONVEGNO NAZIONALE U.S.P.P.I. - Unione Sindacati Professionisti Pubblico-Privato Impiego. Giunta Nazionale e Dirigenti sindacali. 

 

“La professione per la società; i rapporti con il mondo politico”  

Presentazione 

Le professioni sono considerate come occupazioni orientate al servizio, che applicano un corpo sistematico di conoscenze a problemi che sono altamente rilevanti per i valori centrali della società, tutelati dalla Carta Costituzionale, come la salute, la sicurezza (safety e security), l’ambiente, il governo del territorio, l’informazione e la giustizia (diritto alla difesa).

E’ stato osservato da Barber che l'elevato grado di competenza scientifica necessario per esercitare le professioni solleva un problema speciale per il funzionamento equilibrato della società: il cliente individuale non è in grado di giudicare la qualità della prestazione del professionista, e spesso non è nemmeno in grado di fissare obiettivi precisi e concreti al lavoro che gli richiede.
Questa asimmetria della relazione produttore-consumatore è particolarmente pericolosa per l'equilibrio complessivo della società, data la natura dei valori e degli interessi in gioco: "poiché la conoscenza generalizzata e sistematica procura un potente controllo sulla natura e sulla società, è importante per la società che tale conoscenza sia usata principalmente nell'interesse della comunità" (v. Barber, 1963; tr. it., p. 96).

La soluzione a questo problema è trovata in un duplice meccanismo: da un lato l'orientamento al servizio (o alla comunità) che anima le professioni, assicurato attraverso un particolare processo di socializzazione al quale sono sottoposti i candidati all'esercizio delle professioni stesse; dall'altro il controllo formale e informale esercitato dalla comunità dei colleghi, soprattutto attraverso i codici etici. In cambio, la società garantisce ai professionisti vantaggi e privilegi, quali un reddito migliore e un prestigio sociale elevato, e protegge l'autonomia delle professioni dalle interferenze dei “laici” (v. Rueschemeyer, 1964).

Le professioni, dunque, rivestono i caratteri di pubblica utilità, tutelano gli interessi generali della società e i fini esistenziali dello Stato.

Tuttavia sempre più difficili e incongrui sono i rapporti con il mondo politico.
E’ enormemente cresciuto il distacco tra paese (e ancor più tra professionisti) e classe politica, peraltro in generale, tranne non numerose eccezioni, inadeguata, incolta, incompetente ed incapace, ma arrogante, che, sempre più autoreferenziale e autocratica, si è andata configurando in una vera e propria casta, insofferente al giudizio ed al controllo democratico, all’autonomia decisionale e alla valutazione discretiva dei professionisti, e tesa in sostanza esclusivamente alla gestione del potere, delle risorse, degli affari.

L’arroganza della casta politica è giunta al punto di espropriare ai cittadini il diritto costituzionale di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, attribuendosi per legge un vero e proprio diritto di nomina, e di approvare provvedimenti legislativi che limitano il potere investigativo e giudiziario e depenalizzano reati, per sottrarre quel centinaio ed oltre di parlamentari pregiudicati, condannati o indagati, all’applicazione delle leggi cui invece sono soggetti tutti i cittadini.

La corruzione dilagante e diffusa, infine, caratterizza un quadro deprimente e senza speranza, molto simile a quello di tangentopoli, se non peggiore.

La casta politica ha emarginato la cultura, la conoscenza, l’intelligenza, le professioni e i professionisti, insofferente al contropotere tecnico-professionale - finalizzato anzitutto agli interessi generali della collettività - limitativo o pericoloso per il suo strapotere.

E così il nostro Paese è progressivamente precipitato, nella fase di generale crisi delle economie dell’Occidente, nel disastro della peggiore sua crisi del dopoguerra, che fa il paio con il dissesto idrogeologico che fa dell’Italia – per dirla con Giustino Fortunato – uno “sfasciume pendulo sul mare”.

 

(Segreteria Generale USPPI) 

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