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I professionisti fanno muro sulla certificazione del 110%

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Rivendicano che deve essere il committente e non l’impresa di costruzioni o l’istituto bancario finanziatore a scegliere il professionista. Per la sua funzione di terzietà nel certificare la validità dell’intervento realizzato

 

di Simona D'Alessio

 

I professionisti puntano i piedi sulla certificazione per la validità degli interventi effettuati usufruendo del Superbonus con lo sconto fiscale del 110%: spetta al committente, infatti, e non all'impresa di costruzioni (né all'istituto bancario finanziatore), decidere chi eseguirà i lavori, che soltanto così potrà «svolgere la sua funzione di terzietà», attestando la validità di quanto realizzato. E, nel contempo, gli Ordini professionali potrebbero scender (ulteriormente) in campo, accendendo i riflettori sulla «congruità» delle prestazioni e delle parcelle presentate alla clientela, assicurando una copertura «capillare» (del 100%) e scongiurando quanto avviene spesso, ad esempio con «gli attestati ape redatti con il ciclostile al prezzo di 30~40 euro». È il presidente degli architetti italiani Giuseppe Cappochin a ventilare un nuovo, più centrale ruolo della sua categoria, e delle altre appartenenti all'area tecnica, alle prese con l'opportunità di corposi sostegni per le ristrutturazioni edilizie e, in generale, orientati all'efficientamento energetico degli edifici; le sue proposte sono giunte ieri pomeriggio, in apertura di un convegno promosso dal suo Consiglio nazionale, a Roma, incentrato sul Superbonus definito un'«intelligente idea» del sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Riccardo Fraccaro (presente all'iniziativa), che auspica «si trasformi in tanti progetti di qualità anche architettonica, quella qualità che genera plusvalore non solo all'edificio oggetto di intervento, ma anche all'ambiente circostante», in uno scenario nel quale, ha scandito, il Coronavirus «ha dimostrato che c'è bisogno di architettura e, quindi, degli architetti» nel nostro Paese, per favorire la miglior (ri)partenza possibile, dopo il «lockdown».

 

La vantaggiosa misura governativa, però, necessita, come accennato, di qualche correzione: oltre alla valorizzazione della imparzialità del professionista, ha proseguito il vertice dell'Ordine, «consideriamo fondamentale che venga definito un protocollo con i principali enti erogatori relativamente alla necessità di non superare il 10% eccedente il 100%, il corrispettivo per le loro prestazioni». Fraccaro, riferendo che l'intuizione del Superbonus precedeva l'avvento del Covid-19 («nel 2019 cercavano lo strumento per intervenire nella crisi dell'edilizia», un «settore economicamente strategico» che, ha rammentato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, «ha pagato senza dubbio il tributo più alto, registrando tra aprile e giugno una perdita del valore aggiunto pari a -22%»), ha raccontato che, «per risolver il problema delle ingenti coperture, abbiamo cercato di spalmare il costo in più anni con le detrazioni fiscali», però «cedendo il credito d'imposta a chi avesse più liquidità. Ma, se cedi, hai una perdita, non è più gratuito, perché qualcuno ci deve guadagnare. E, allora, è scattata la scelta del 110%. Superare la soglia del 100% è stato molto complicato», ma paradossalmente, «proprio un periodo critico come quello della pandemia, ha fatto sì che si buttasse il cuore oltre l'ostacolo» in ambito governativo, ha sottolineato Fraccaro, e «la proposta è stata considerata l'unica in grado di rilanciare l'economia reale».

 

L'intenzione, ha annunciato il numero due di palazzo Chigi, è «utilizzare le risorse del «Recovery fund» per prorogare ulteriormente la misura. E dare così modo a cittadini e imprese, di tutte le fasce reddituali, di usufruire maggiormente». Alle obiezioni degli architetti sulla troppa «carta» che accompagna il Superbonus (dalla norma stessa alla circolare dell'Agenzia delle entrate) e su alcuni dubbi interpretativi che permangono, Fraccaro ha ribattuto, sollecitando le professioni ad assumersi un onere di vigilanza più stringente: «Piuttosto che chiedere una norma in più», ha ammonito, occorre far sì che questi interventi, «pagati coi soldi delle nostre tasse, non creino speculazioni». E, pertanto, ha suggerito siano gli Ordini a «controllare, a monitorare», affinché l'incentivo fiscale venga usato correttamente.

 

15/09/2020

(Italia Oggi)