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Dichiarazione precompilata per quattro milioni di partite Iva

Grazie al passaggio ad un regime di cassa ancorato alle transazioni elettroniche, per i contribuenti che si trovano attualmente in regime semplificato, l’Agenzia potrà precompilare i campi più significativi della dichiarazione dei redditi

 

di Andrea Bongi

 

Una dichiarazione dei redditi precompilata per quattro milioni di partite Iva. È questa la rivoluzione che ha in mente l'Agenzia delle entrate quando, Ernesto Maria Ruffini, per bocca del suo direttore, delinea le linee guida della prossima riforma fiscale della tassazione dei redditi.

 

Grazie al passaggio ad un regime di cassa ancorato alle transazioni elettroniche, i contribuenti che si trovano attualmente in regime semplificato verrebbero proiettati nella nuova dimensione reddituale immaginata dall'Agenzia delle entrate che, a quel punto, grazie alle informazioni che sarebbero disponibili nelle proprie banche dati, potrà precompilare i campi più significativi della dichiarazione dei redditi di tali soggetti.

 

Questo passaggio, ad avviso di chi scrive il più significativo della audizione che Ernesto Maria Ruffini ha tenuto lo scorso 14 settembre 2020 ha tenuto presso la VI Commissione Finanze della Camera (si veda ItaliaOggi del 15 settembre scorso), lascia intravedere scenari di una certa rilevanza.

 

In primo luogo bisogna considerare che i quattro milioni di contribuenti ai quali Ruffini fa riferimento sono, in linea di massima, gli stessi ai quali si rendono attualmente applicabili gli indicatori sintetici di affidabilità fiscale.

 

Qualora questi contribuenti dovessero ricevere una dichiarazione dei redditi precompilata da parte del fisco e ammesso che la stessa venisse dagli stessi accettata senza particolari modifiche, è abbastanza ragionevole supporre che non avrebbe più alcun senso chiedere agli stessi di sottoporsi ad un giudizio di affidabilità fiscale che dir si voglia.

 

Il secondo aspetto da enfatizzare è che l'intera riforma della tassazione dei redditi d'impresa e di lavoro autonomo che ha in mente l'Agenzia delle entrate avrebbe, quale asse centrale, l'utilizzo di strumenti di pagamento elettronici per la regolazione delle transazioni commerciali.

 

Se la totalità, o una percentuale rilevante, delle movimentazioni da e verso i contribuenti in oggetto, transita dai canali bancari il gioco per il fisco diventa semplice. Niente, o quasi dovrebbe più sfuggire per cui anche le attività di accertamento, vero e proprio Tallone d'Achille della nostra amministrazione finanziaria, ne potrebbero beneficiare.

 

Eliminare o ridurre drasticamente di circa quattro milioni, il numero delle partite Iva dalle liste dei controlli fiscali annui potrebbe consentire alla nostra amministrazione finanziaria, di recuperare quell'efficacia e quell'efficienza delle verifiche che da tempo stenta a decollare.

 

18/09/2020

(Italia Oggi)