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Def, il governo lavora alle nuove stime: dal 2021 debito in calo e rimbalzo del Pil tra il 4 e il 6 per cento

Ultime limature alla Nota di aggiornamento attesa entro il 27 settembre. Il prossimo anno deficit tra 5 e 6 per cento. Per l'anno in corso lieve aumento del debito rispetto alle stime di aprile. E per la Manovra di autunno si punta a un intervento da 25-30 miliardi, la metà garantito dalle risorse del Recovery Fund

 

di ROBERTO PETRINI

19 Settembre 2020

 

ROMA - Riduzione del debito, deficit contenuto intorno al 5-6 per cento del Pil, rimbalzo del Pil intorno al 4-6 per cento. Sono queste le prime cifre del 2021, ancora sotto stretta valutazione, che il Tesoro si avvia a presentare nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza attesa per il 27 settembre. Il debito di quest’anno, fissato dal Def di aprile scorso in pieno Covid a quota 155,7 dovrebbe crescere in modo contenuto, nonostante la crisi, a quota 158-159 per cento del Pil. Mentre la caduta del prodotto interno lordo di quest’anno dovrebbe fermarsi intorno all’ 8-9 per cento (rispetto al -8 previsto nella primavera scorsa). Una sostanziale tenuta resa possibile anche dall’ingente quantità di risorse, pari a circa 100 miliardi erogate all’economia con i tre decreti anti-Covid.

 

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Recovery Fund, la Commissione presenta le linee guida: focus su sette aree di intervento

dal nostro corrispondente ALBERTO D'ARGENIO

 

L’operazione Nadef, che fissa le linee guida per la presentazione della legge di Bilancio, quest’anno è segnata dall’accesso alle risorse per il Recovery Fund europeo cui dovrà essere legata a doppio filo. Come lo saranno anche i controlli da parte della Commissione previsti per i prossimi anni che considereranno insieme budget e avanzamenti dei progetti.

 

Le prime indicazioni sono di mettere in campo una “manovra”, ma sarebbe meglio dire un intervento a favore dell’economia, di 25-30 miliardi. Di questi circa 10-15 miliardi sarebbero “caricati” sul Recovery fund: soprattutto investimenti del ministero dei Trasporti e dello Sviluppo, partite di spesa da finanziare o già previste (sostituendo la copertura attuale con i fondi europei). Operazione che si potrà fare solo su una serie di misure compatibili con la dottrina della Commissione che impone le “condizioni” di digitale e green. Secondo quanto si apprende al Recovery potranno essere attribuite Industria 4.0 (3 miliardi); superbonus ecologico al 110 per cento (2 miliardi), decontribuzione per il Sud (5 miliardi). Il tutto, insieme ad altre partite minori, per 10 miliardi cui andranno aggiunti i 5 miliardi che serviranno per un primo taglio delle aliquote Irpef che aprirà la strada alla riforma fiscale insieme alla semplificazione. I restanti 15 miliardi serviranno per spese incomprimibili e misure sociali non rinviabili: pensioni (Ape sociale), Università, scuola, cultura.

 

Il quadro del prossimo anno non si presenterebbe, almeno per ora, con grandi differenze rispetto alle cifre (che allora non furono definite “programmatiche” ma attribuite semplicemente a “nuove politiche”). Il debito fu indicato al 152,7 per cento del Pil e dovrebbe comunque scendere dai livelli del 158-159 per cento del Pil rivisto per quest’anno, mentre il deficit (fissato allora al 5,7 per cento del Pil) non dovrebbe superare il 6 per cento.

 

A contribuire a moderare la crescita dei conti pubblici potrebbero essere determinanti i 44,7 miliardi (per 2021 e 2022) a fondo perduto (i cosiddetti “grant”) che transiteranno direttamente nella tesoreria dello Stato senza gonfiare il debito pubblico (come invece farà la parte dei cosiddetti “loan”).

 

(La Repubblica)