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Pil, le stime nel Def: l’Italia chiuderà il 2020 a -9%

La nota di aggiornamento del Def migliora le stime internazionali. Il valore è in linea con quanto anticipato dal ministro Gualtieri che aveva parlato di ripresa incoraggiante nel terzo trimestre

Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri

 

Pubblicato il

19 Settembre 2020

 

L'Italia riuscirà a chiudere il 2020 con un calo del Pil contenuto sotto le due cifre. A dispetto di quanto previsto dai principali organismi internazionali, che nella migliore delle ipotesi, quella dell'Ocse, stimano quest'anno una contrazione di oltre il 10% dell'economia italiana, nella Nota di aggiornamento del Def il governo si appresta a mettere nero su bianco un calo nell'ordine del 9%. Un valore in linea con quanto anticipato da Roberto Gualtieri, che ha parlato più volte di una incoraggiante ripresa nel terzo trimestre, corroborata dall'andamento della produzione industriale e da una stagione estiva che dal punto di vista dei consumi e della fiducia ha mostrato segnali di progressivo ritorno alla normalità dopo il lockdown.

 

Il -9% che, secondo fonti attendibili, dovrebbe comparire nel documento atteso a fine mese rappresenta un minimo ritocco al ribasso rispetto al -8% calcolato ad aprile, in piena emergenza sanitaria e con di fronte innumerevoli incognite, sia sull'andamento e sui tempi dell'epidemia che sull'impatto delle chiusure sulle attività produttive. Le misure messe in campo dal governo da allora, con gli enormi stanziamenti del Cura Italia prima e del dl rilancio e del decreto agosto poi, pari in tutto a 100 miliardi, hanno contribuito a limitare i danni quest'anno ma spingeranno di certo il deficit ben oltre il 10,4% del Pil inserito nel Def in primavera e probabilmente il debito a ridosso del 160% (dal precedente 155,7%). Nel 2021 sarà invece il Recovery Fund che, nelle intenzioni dell'esecutivo, permetterà all'economia di crescere anche più del previsto, con un rimbalzo non più puramente fisiologico. Se tutto il processo per ottenere i fondi seguirà i passaggi e la tempistica stabiliti, in primavera dovrebbe infatti arrivare il primo anticipo del 10% delle risorse, che Gualtieri vorrebbe destinare interamente agli investimenti. Si tratterebbe di 19-20 miliardi, pari ad oltre un punto di Pil, che verrebbe riversato nell'economia e che spingerebbe al rialzo il Prodotto interno lordo. Dal +4,7% previsto nel Def si potrebbe dunque passare nel quadro programmatico della NaDef ad una crescita più sostenuta, compresa tra il 5 e il 6%, in questo caso in linea con le previsioni dell'Ocse. Più complicato invece delineare il quadro di finanza pubblica. I fondi che arriveranno all'Italia in forma di sussidi a fondo perduto non avranno infatti alcun impatto sul deficit e presumibilmente nemmeno sul debito, anche se l'ultima parola al riguardo spetterà ad Eurostat.

 

I prestiti invece peseranno su entrambe le grandezze, che il governo punta tuttavia a ridimensionare gradualmente mostrando ai mercati la capacità dell'Italia di imboccare un sentiero nuovamente virtuoso. Dopo l'inevitabile impennata di quest'anno, la NaDef indicherà quindi un progressivo percorso di rientro per il prossimo triennio, già visibile a partire dal 2021. Resta però ancora da capire se l'anticipo del 10% potrà essere costituito solo da grants o se una parte sarà invece di loans, con ricadute dunque anche sui conti pubblici che renderebbero la definizione dei numeri e delle politiche di bilancio molto più complessa.

 

(La Stampa)